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== Contesto storico ==
== Contesto storico ==
[[File:Churchill Roosvelt e Stalin alla conferenza di Jalta.jpg|left|thumb|450px|I vincitori si apprestavano a spartirsi l'Europa, da bravi alleati leali.]]

Alla fine della [[Seconda guerra mondiale]] i vincitori [[conferenza di Jalta|si sedettero attorno a un tavolo nella hall dell'Hotel Miramare di Jalta]] e, armati di compasso, righello e taglierina, si accinsero ad affettare l'Europa per dividersela più o meno equamente. La città di [[Berlino]] fu a sua volta divisa in due zone, che per comodità si possono definire rispettivamente "est" e "ovest". La prima, più estesa e più vicina a [[Mosca (città)|Mosca]], finì sotto il controllo dell'[[Unione Sovietica]]; la seconda, nella quale si concentravano i migliori [[bordelli]] e tutti i [[coffee-shop]] dell'intera città, finì sotto il controllo delle potenze occidentali tra le quali, è bene ricordarlo, non figurava l'[[Italia]]. Per coerenza, anche la Germania fu divisa in due parti, anch'esse definibili rispettivamente "est" e "ovest". Tuttavia, emerse subito un'incongruenza che dapprincipio non era stata considerata: Berlino, divisa in due, era collocata nel bel mezzo della Germania Est: la sua parte occidentale e capitalista, come un grosso brufolo, spiccava sulla liscia superficie della Germania orientale e comunista. Come era potuto accadere? Ma era inutile recriminare: entrambi i blocchi di potere dovevano accaparrarsi Berlino ad ogni costo per questioni di principio, non solo perché era piena di [[figa]].
Alla fine della [[Seconda guerra mondiale]] i vincitori [[conferenza di Jalta|si sedettero attorno a un tavolo nella hall dell'Hotel Miramare di Jalta]] e, armati di compasso, righello e taglierina, si accinsero ad affettare l'Europa per dividersela più o meno equamente. La città di [[Berlino]] fu a sua volta divisa in due zone, che per comodità si possono definire rispettivamente "est" e "ovest". La prima, più estesa e più vicina a [[Mosca (città)|Mosca]], finì sotto il controllo dell'[[Unione Sovietica]]; la seconda, nella quale si concentravano i migliori [[bordelli]] e tutti i [[coffee-shop]] dell'intera città, finì sotto il controllo delle potenze occidentali tra le quali, è bene ricordarlo, non figurava l'[[Italia]]. Per coerenza, anche la Germania fu divisa in due parti, anch'esse definibili rispettivamente "est" e "ovest". Tuttavia, emerse subito un'incongruenza che dapprincipio non era stata considerata: Berlino, divisa in due, era collocata nel bel mezzo della Germania Est: la sua parte occidentale e capitalista, come un grosso brufolo, spiccava sulla liscia superficie della Germania orientale e comunista. Come era potuto accadere? Ma era inutile recriminare: entrambi i blocchi di potere dovevano accaparrarsi Berlino ad ogni costo per questioni di principio, non solo perché era piena di [[figa]].



Versione delle 12:24, 4 ott 2015

Checkpoint nei pressi del muro.
« Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l'unione Sovietica e l'Europa dell'est, signor Gorbaciov venga a questa porta, apra questa porta e abbatta questo muro. »
« Ronnie, oggi non posso. Comunque le chiavi sono sotto lo zerbino. »

Il Muro di Berlino (chiamato Berliner Mauer dagli abitanti della RFT; Antifaschistischer Schutzwall dai compagni della RDT; "Oh cazzo! E ora come ci arrivo al negozio?!" da un calzolaio di Bernauer Straße) era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (filorussa) per impedire che le persone di Berlino Ovest rubassero falci e martelli appartenenti alla Santa Madre Russia.
Questa "Barriera di protezione antifascista" divenne, durante il periodo della la guerra fredda, il simbolo della Cortina di ferro, che impediva ai tedeschi orientali di andare a sciare a Cortina d'Ampezzo.

« Stando agli americani la caduta del muro è dovuta a Reagan, secondo i russi a Gorbaciov, per tanti altri a Karol Wojtyla.
Se non si fa manutenzione poi è facile fare lo scaricabarile. »
(Un manovale di Cosenza.)

Contesto storico

I vincitori si apprestavano a spartirsi l'Europa, da bravi alleati leali.

Alla fine della Seconda guerra mondiale i vincitori si sedettero attorno a un tavolo nella hall dell'Hotel Miramare di Jalta e, armati di compasso, righello e taglierina, si accinsero ad affettare l'Europa per dividersela più o meno equamente. La città di Berlino fu a sua volta divisa in due zone, che per comodità si possono definire rispettivamente "est" e "ovest". La prima, più estesa e più vicina a Mosca, finì sotto il controllo dell'Unione Sovietica; la seconda, nella quale si concentravano i migliori bordelli e tutti i coffee-shop dell'intera città, finì sotto il controllo delle potenze occidentali tra le quali, è bene ricordarlo, non figurava l'Italia. Per coerenza, anche la Germania fu divisa in due parti, anch'esse definibili rispettivamente "est" e "ovest". Tuttavia, emerse subito un'incongruenza che dapprincipio non era stata considerata: Berlino, divisa in due, era collocata nel bel mezzo della Germania Est: la sua parte occidentale e capitalista, come un grosso brufolo, spiccava sulla liscia superficie della Germania orientale e comunista. Come era potuto accadere? Ma era inutile recriminare: entrambi i blocchi di potere dovevano accaparrarsi Berlino ad ogni costo per questioni di principio, non solo perché era piena di figa.

Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso di circolare liberamente tra tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra Fredda i movimenti vennero limitati; il confine tra Germania Est e Germania Ovest venne chiuso nel 1952 e l'attrazione dei settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumentò. Circa 2,5 milioni di tedeschi dell'est passarono ad ovest tra il 1949 e il 1961. Le autorità sovietiche si resero conto di non avere quasi più nessuno da angariare e decisero di fidelizzare i residui residenti di Berlino Est attraverso apposite campagne di sensibilizzazione. Ma prima dovevano assicurarsi di avere ancora qualcuno da fidelizzare. Per questo motivo fu iniziata la costruzione di un muro attorno ai tre settori occidentali, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, quando tutti i cittadini dormivano pensando all'imminente ponte di ferragosto.

La costruzione

« Nessuno ha intenzione di costruire un muro! »
(15 giugno 1961, Walter Ulbricht capo di Stato della DDR e Segretario del Partito Socialista Unitario della Germania.)
A un certo punto gli ingegneri si resero conto che forse sarebbe stato opportuno srotolare il progetto prima di procedere alla costruzione.























Tentativi di fuga

Durante il periodo di esistenza del muro vi furono molti tentativi di fuga verso Berlino Ovest, circa 5.000 coronati da successo. Il numero di quelli andati falliti non è quantificabile, nella "striscia della morte" hanno piantato le croci in modo disordinato e contarle è praticamente impossibile. Inoltre, i soldati di guardia avevano ordine di recuperare sia i feriti che i morti, e farli sparire.

« Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via ma rimanga con noi. »
(28 aprile 1989, Erich Mielke Ministro per la Sicurezza della DDR.)
Jürgen Mühlbächer, un fabbro di Paulaner Straße, catturato mentre tenta di ingannare la sorveglianza con un diabolico travestimento.

La cosa aveva senso, era imperativo evitare che il mondo sapesse che dal comunismo la gente avrebbe voluto scappare, e un cadavere parla troppo, anche tacendo. La soluzione venne in mente all'ammiraglio Ljubomir Grišin: tutte le postazioni di sorveglianza perimetrale furono dotate di cannoni lancia-arpioni, provenienti dalle baleniere di classe Mobdičkov. Finché il muro non fu completamente edificato e fortificato, le fughe furono messe in atto con tecniche casalinghe, di cui si deve comunque ammirare lo sforzo creativo.

  • 8 gennaio 1961 - Helmut Däbritz scava un tunnel partendo dalla sua abitazione. Per distrazione capovolge la mappa, buca l'argine della Sprea e si ritrova alla deriva nello scantinato. In compenso non dovrà fare il bucato.
  • 22 luglio 1964 - Ernst Blumöschner tenta di passare il confine travestito da alpaca. Una delle guardie si insospettisce perché, durante il controllo, non ha sputato nemmeno una volta.
  • 6 ottobre 1969 - Rudolf Fleßers tenta di scivolare lungo i cavi elettrici dell'illuminazione stradale, da un pilone all'altro. Purtroppo inizia a piovere proprio mentre si stacca uno dei cavi. Nove isolati finiscono al buio e Rudolf viene catturato ancora vivo, mentre recita l'undicesimo canto del Paradiso rivolto ad un gatto.
  • 17 aprile 1971 - Matthias Fahrenhorst sorvola il muro con una mongolfiera fatta in casa. Utilizza una tuta in latex appartenente a Frau Blücher, una sadica dominatrice di cui si serve di tanto in tanto, gonfiata a quattro atmosfere. Dopo due settimane torna indietro, le donne dell'Ovest frustano in modo troppo delicato.

Le uniche fughe al contrario, cioè da Ovest a Est, sono quelle registrate nel tentativo di raggiungere l'abitazione di Ilda Barufka, una prostituta di origini moldave di cui si narrano imprese che sfiorano il mito, come quella che la riterrebbe capace di leccarti l'ano mentre la stai sodomizzando. Rainer Allgöwer, catturato e rispedito indietro settordici volte, scoprirà solo nel 1997, dopo l'apertura dei fascicoli secretati della Stasi, che la Barufka era un'invenzione sovietica, un subdolo trucco per fare pari e patta con i flussi migratori.

Il triangolo di Lenné

Due punk berlinesi intenti a contemplare il triangolo di Lenné, o magari quella "bella topona" di Gertrud.

Proprio in mezzo alla città, a Potsdamerplatz, c'era un terreno di circa 4 ettari che apparteneva a Berlino Est ma che si trovava al di fuori del muro. Questo appezzamento triangolare (compreso tra Lenné, Bellevue e la Ebertstrasse) era rimasto fuori per contenere le spese, giacché: se non avessero tirato dritto col muro, per stare nel budget facendo l'angolo avrebbero dovuto risparmiare sui materiali, ossia utilizzare il cartongesso al posto del cemento. Si venne a creare una situazione paradossale:

  • chi voleva protestare contro il governo di Berlino Est si metteva di poco all'interno del triangolo e faceva il medio alle guardie sul muro, che rosicavano di brutto perché non potevano uccidere cittadini occidentali, e comunque erano fuori tiro;
  • chi era contro il governo di Berlino Ovest entrava nel triangolo, si calava i pantaloni e mostrava le chiappe alla propria polizia, che ovviamente non poteva entrare nei territori Est per manganellarli a dovere;
  • quando si incontravano le due fazioni, i medi dei primi finivano nelle chiappe degli altri, e tutti erano contenti.

Nel marzo del 1988 i due governi si accordarono per uno scambio di terreni, in seguito al quale il triangolo di Lenné sarebbe diventato territorio di Berlino Ovest, in cambio Berlino Est avrebbe ottenuto tre campi pieni di cicoria e due damigiane di olio d'oliva per ripassarla. Per i contestatori la pacchia stava per finire, per altri stava per cominciare (sempre che fossero riusciti a procurarsi l'aglio).
Finché l'accordo non entrò in vigore l'area rimase extraterritoriale e alcuni punk vi eressero un villaggio di baracche, luogo in cui rifugiarsi in caso di sbirri alle calcagna. In quell'angolo di paradiso, putroppo con data di scadenza prossima, ci sarebbero volentieri vissuti per sempre. Si organizzavano continuamente grigliate, la droga circolava liberamente, l'alcol scorreva a fiumi e la birra analcolica veniva usata solo per lucidare gli anfibi. Ogni tanto qualcuno usciva a fare un giro, si procurava mezza quintalata di hashish, la sventolava davanti ai poliziotti e si faceva rincorrere fino all'accampamento. Una volta al sicuro dietro la linea di confine, scattavano le linguacce e la perculata generale di tutta la baraccopoli. Dopo tre mesi di questa "giostra" gli sbirri erano incazzati come faine.
La mattina del 1 luglio, corrispondente all'entrata in vigore dell'accordo, circa 900 poliziotti occidentali si diressero al triangolo Lenné armati di manganelli e gas lacrimogeni, decisi a fargliela pagare. Giunti sul posto lo trovarono però disabitato, gli occupanti avevano scavalcato nottetempo il muro in direzione Est, accolti dalle truppe di frontiera della DDR con cappuccino e maritozzo con la panna. Li videro radunati assieme ai soldati sulle torri di guardia, quei bastardi mentre facevano "la zuppetta" si calarono i pantaloni e gli gridarono contro: "SUKA!"
Dopo il controllo dei documenti i punk furono rimandati a Ovest, di nascosto, attraverso diversi passaggi di frontiera.

La caduta del muro

Risvolti sociali

Aspetti culturali