Letteratura neocriptica slovacca

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia liberalizzata (ma solo in Olanda).
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


« Questo male mi strugge eppure lo invoco, panacea ed esorcista di altri tormenti angosciosi nel limbo del mio singhiozzìo »
(Dal romanzo di Geronimo Dukakech, "Malattie nefande")
Emir Wolona al raduno degli ubriachi poveri, nel 1953

La letteratura neocriptica slovacca è una corrente letteraria nata nel secondo dopoguerra in Slovacchia e in alcuni paesi polacchi viciniori, come Pralinkwoski, Gommino, Dukakech, Sviwobajenk. Gli scrittori più conosciuti della corrente sono il noto Ermir Wolona (1905-1968), fondatore dei "giardini letterati di Prowonkie" e il suo delfino, Igor Matusik (1934-1994), autore del celebre "Horkana, o della vita in campagna". Fra i più illustri artisti si annoverano anche Mintor Wojzjnich (1932-1963), famoso, oltre che per i suoi libri, anche per aver mangiato 59 gelati in cinque minuti netti e, infine, non va dimenticato Utiens Mirkowo (1944-2001), autore de "l'uomo nel giardino degli ululati" e del libro vincitore del premio "Città di Pankow", "Amputazioni e febbre".

Tematiche ricorrenti

La tematica che la corrente vuole approfondire è il senso di solitudine che attanaglia l'uomo e la donna e che si insinua come una ossessione nei meandri della psiche, lasciandola debilitata e leggermente desiderosa di buttarsi dal quinto piano di un caseggiato scrostato e pericolante.

Il meraviglioso stile degli autori nominati riesce perfettamente a creare questa atmosfera di attonito malessere che sfocia in descrizioni angoscianti e repellenti di interni di condomini sovietici e post-sovietici, il tutto condito da una velata indole ironica e autoironica, che culminò nella famosa festa del pianto, durante il quale gli scrittori di punta della corrente piansero ininterrottamente per dodici ore.
Lo stile criptico dei neo-criptici fu proclamato, durante l'Assemblea degli scrittori della Slovacchia e dei Monti Tatra, "stile critico verso i valori del capitalismo occidentale", e gli scrittori della corrente furono per questo soprannominati i cavalieri forieri del neo-criptico e della rivoluzione depressa. In realtà nei messaggi neo-criptici dei loro libri si potevano leggere chiari desideri consumistici edonistici e decadentistici alla "Baustelle", ma senza musica. Ecco, a titolo di esempio, l'incipit del libro di Mirkowo, "Il cane e il formaggio".

« emoc ebberas olleb ereviv ni Acirema led Dron! »

Questo libro è interessante anche per un altro motivo, che riguarda la trama. Infatti la storia racconta di un cane che amava mangiare il formaggio con i vermi, specialità tipica della città di Kolkatow, nella provincia di Fangovje. Il suo desiderio aumenta a dismisura e nella sua mente le forme rotonde di formaggio diventano una vera ossessione, mentre la sua lingua lecca una immaginaria porzione di delizioso formaggio con i vermi. L'autore descrive, con impareggiabile maestria, il cane che si dimena di fronte alla porta del negozio di mastro Ukikchevje, eccellente formaggiaio della città di Kripnje, o che sbava, completamente fuori di sè, mentre il contadino Remius Volgamick si serve della sua porzione di formaggio con i vermi.
E' interessante l'epilogo del libro, che descrive il giovane canide (che si chiama in realtà Oblomicje Kostanzov) in partenza verso un paese del bengodi, dove il formaggio con i vermi spunta dal suolo al posto dell'erba. in questa visione vi è tutta la profetica visione della società comunista in grado di sfamare anche i cani con del saporito formaggio con i vermi.

Il senso di solitudine che attanaglia l'uomo la donna e talvolta anche il bambino, riaffiora in modo evidente nella opera in quindici volumi del meno conosciuto Agon Kalpeforstjen. L'opera, ormai entrata a pieno titolo fra i testi classici del neo-criptico, si intitola "Corridoi e squallore", e tratta la storia di una impiegata di basso rango che coltiva come passatempo quello di passeggiare fra i corridoi delle case popolari, cercando di trarre insegnamento dalla vita dei condomini, ubriaconi, operai, impiegati come lei, untuosi e viscidi. In questo mondo senza speranza, attorno al settimo libro, avviene una alluvione che trascina via tutti i personaggi, che si ritrovano in una caverna, dove vivranno ancora per alcuni anni al limite delle forze. I libri successivi della saga parlano di questa vita chiusa ad ogni cambiamento dove in sostanza ogni pagina ripete quello che c'era scritto nella pagina precedente, creando così un effetto straniante e meccanico, degno dei grandi scrittori slovacchi del passato, come Igmun Sforasky, o l'eccentrico Capel Vitrinkij, famoso per essersi lanciato completamente ubriaco nel Danubio e per essere stato ripescato in pessime condizioni qualche chilometro più a valle da una chiatta per il trasporto del carbone.

I temi trattati dagli autori del neo-criptico slovacco sono la solitudine, il senso di solitudine, l'isolamento mentale e fisico, l'incapacità di comunicare, il mutismo, il silenzio angosciante, l'incomunicabilità, il desiderio di morire il prima possibile, la volontà di stare zitti a qualunque costo, la lontananza gli uni dagli altri, l'incomprensione fra persone che parlano fra di loro senza comunicare realmente, l'alienazione, la disperazione senza nome, l'angosciante assenza di dialogo e come risparmiare sulla bolletta del telefono. Per rendere meglio questi concetti, l'ormai mitizzato Oskar Krapuncich scrisse un libro fatto di 200 pagine bianche, senza titolo e senza alcuna scritta, fatta eccezione quella nella pagina finale "finito di stampare a Brno nel 1955." Alcuni brani di questo libro sono ormai conosciuti a memoria da intere generazioni di studenti slovacchi che amano ripeterne alcuni passi fra di loro, estasiandosi per la profondità dei concetti e l'armonia delle frasi.

Il rinnovato interesse

Dell'ancora più famoso libro, "la grande tristezza di essere slovacco" è stata realizzata una riduzione televisiva in anni recenti. Infatti dopo un periodo di rimozione, dovuto all'avvento di altre correnti letterarie, come il sardonico impiegatizio o il falso gastronomico, il neo-criptico sta vivendo una stagione revivalistica, che accanto ai dibattiti universitari più seri, vede la presenza anche di produzioni per il grande pubblico, curioso di scoprire anche la vita privata di questi scrittori.
Una vita privata, va rimarcato, assolutamente noiosa e grigia. Oswald Dubincew, ad esempio, si svegliava alle 8.00, faceva colazione, scriveva una frase del suo capolavoro "Mi sento male" e tornava a dormire per altre 4-5 ore fino all'ora di pranzo. Nel pomeriggio dormiva ancora un pochino e poi guardava per qualche ora il muro, cercando di trarre ispirazione dalle crepe dello stesso. Alle diciannove, dopo una minestrina fredda si coricava. Questo stile di vita minimalista fu seguito da Dubincew per 48 anni. Compiuti i sessanta, si recò per la prima volta fuori dai confini della Slovacchia per diffondere questo stile di vita anche in Europa Occidentale, ottenendo però scarso successo.

Curiosità

Nella trasmissione omologa slovacca "Un mattino in famiglia" (in slovacco Opgornje familije) del 12 febbraio 2012 è stato invitato l'ormai anziano Olmen Graftinik, il poeta più famoso della corrente, che ha declamato il suo poema più famoso, "Dolore immenso":

dolore immenso
immenso dolor
nell'immensità del dolor m'abbiocco,
felino io, doloroso anatroccolo
e nel fulgor del dolor attonito

tergiverso nel multiverso
e verso a verso mi riverso e mi rincappo
come un fioco lume ausculto
il mio cuore a barbagianni

Declamiamo ora la poesia in lingua originale, possibilmente accompagnati da un tamburello:

ofninje diluwe,
diluwe ofninje,
troj ofninjik ze diluwe kre durmi,
mir kat, diluwin quaqnik,
o lucinki ze diluw alienktin,
spetnik im multiwersy,
un trazy trazy cadej or kre klugje,
met gab lucinky sneotj,
mir hreatik oy barbiyajaenny,

Articoli correlati