« Sono il simbolo, anche fallico, della resistenza dei popoli della periferia del mondo oppressi dai guerrafondai e dal capitalismo »
(Pasolini sugli Inti-Illimani)
« Un fimbolo, un eroe, un mifo »
(Gianni Minà su qualsiasi cosa stia a sud degli USA)
« Ho tutti i loro dischi! »
« El pueblo unido jamàs serà vencido »
(Chiunque alla richiesta di citare un brano degli Inti-Illimani)
« El pueblo unido jamàs serà vencido »
(Walter Veltroni rispondendo alla stessa domanda)
« Lalalalalalalala lalalalalalala »
(Maurizio Gasparri alla stessa domanda)
« Sono solo dei fannulloni »
(Il ministro Renato Brunetta)


Gli Inti-Illimani derivano il loro nome dalla lingua Quechua ma nessuno, nemmeno loro, ne ha mai conosciuto il significato. Uno studio del 2008 di Mario Luzzato Fegiz sull'argomento sostiene che Inti significhi "popolo unito" (infatti si scrive maiuscolo, argomenta Luzzato Fegiz) e Illimani "non sarà mai sconfitto", ma sembra sia stato leggermente tratto in inganno dal trattino che unisce i due lemmi che, si sa, in lingua Quechua non ha alcun senso.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Inti-Illimani
Un picnic con gli Inti-Illimani

Gli esordi

Nascono come gruppo folk nel 1964 a Santiago del Cile, all'insaputa di tutti.
I Faboulous Six, come modestamente si chiamano tra loro, ottengono una certa notorietà negli ambienti polverosi dei venditori di dischi quando, nel 1967, pubblicano il loro primo lavoro. Le bestemmie scarracchiate da quei disgraziati che non riescono a vendere una copia che sia una, riecheggianno ancora oggi nella linda capitale cilena. Negli anni successivi, in un Cile povero e affamato, gli Inti-Illimani continuano a pubblicare dischi su dischi, ma el pueblo, non ancora unido, non ha nè soldi da sprecare, nè voglia di stare ad ascoltare le schitarrate di sei imbecilli.

Il successo

Come fu non si sa, ma lo zio di Isabel Allende (questo è uno scoop perché lei, molto riservata, non parla mai dell'illustre parentela) vince le elezioni e, per la prima volta in Sudamerica, un partito di sinistra ha l'opportunità di governare. Gli Inti-Illimani, ispirati dalle letture rafazzonate dei Quaderni di Gramsci tradotti in Quechuo, celebrano l'inaspettata vittoria con una canzone semplice semplice, ma che parla al cuore della gente: El pueblo unido jamàs serà vencido.

E con il titolo, più qualche lalala disseminato sapientemente, hanno fatto anche il testo.

L'euforia popolare per l'illusione di avere essi stessi preso il potere, fece passare in secondo piano, eufemismo per dire che nessuno se ne accorse, l'ennesima canzonetta degli Inti-Illimani. Fortuna volle che pochi mesi dopo essere entrato alla Moneda, Salvador Allende vi fu ucciso dagli scagnozzi del generale Pinochet che prese il potere mettendo fine al sogno socialista e instaurando il terrore.

« Paura, eh? »
(Carlo Lucarelli a proposito del terrore instaurato da Pinochet)
 
 
Veltroni quando combatteva contro il regime di Pinochet

Sebbene ignorati dal repulisti dei militari, decidono di imbarcarsi verso l'Europa spacciandosi per rifugiati politici. Sbarcati a Liverpool, dopo il primo accordo di chitarra vengono spediti a Parigi che, tempo una mezza strofa, li invita a rivolgersi altrove. Spagna e Portogallo stavano inguaiati peggio del Cile, la Svizzera manco sapevano che esistesse, della Germania avevano sentito parlare male da giovani, non restava che l'Italia. Qui vengono accolti con grida di giubilo dai comunisti di cosa casa nostra che, capeggiati dal giovanissimo ma già deciso Veltroni, equivocano un'ode ruffiana con una cazzutissima canzone di lotta operaia, e li eleggono paladini della Resistenza cilena. Ai sei mammalucchi andini non sembra vera la fortuna che gli è toccata ad incontrare cotanti imbecilli e, dopo aver ringraziato la Madonna in ginocchio per avergli dato Pinochet e Veltroni, fanno andare le chitarre a tutto spiano nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze di tutta Italia.

Il tormentone

El pueblo unido jamás será vencido

El pueblo unido jamás será vencido

lalà lalà lalalalà

lalà lalà lalalalà

Questo ritornello diventa la colonna sonora di millemila generazioni di compagni che, con tutte le dotazioni compagne (eskimo, barba, frasi mandate a memoria ma non capite, cioè messi a cazzo di cane), l'alternano alle divertentissime note de La locomotiva di Guccini nelle giornate passate a non fare una sega davanti alla scuola.

I dischi

Se millemila erano le generazioni di compagni di cui sopra, millanta volte millemila è il numero dei dischi pubblicati dagli Inti-Illimani. Tutti con la caratteristica comune di essere assolutamente sconosciuti.

I concerti

Sull'onda del successo ottenuto davanti al proletariato italiano, gli Inti-Illimani proseguono con una tourneè che toccherà tutti i paesi con la p minuscola (come il vostro pene) da San Michele di Ganzaria a Cogne, passando per Bovino e Castelsaraceno, che dura tuttora.
I sei musicisti, ormai piuttosto avanti con l'età, cominciano sempre il concerto con la roboante El pueblo unido jamàs serà vencido, al termine della quale tutto il pubblico si è già rotto i coglioni e se ne va scuotendo la testa, imbarazzata.

Curiosità

 
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  • Non si sono mai sposati.
  • Hanno avuto una breve relazione con i Pooh.
  • C'è chi li confonde (e non ha tutti i torti) con i Buena Vista Social Club.
  • Hanno partecipato al Pavarotti & Friends.
  • Quando è morto Pavarotti hanno proposto, senza successo, gli Inti-Illimani and friends.
  • Vanno regolarmente a puttane.
  • Per calcolare il numero di dischi pubblicati bisogna conoscere le basi dei limiti tendenti all'infinito.
  • Nel marzo del 1988 sono finalmente tornati in Cile.
  • Accolti a sassate, son tornati in Italia col primo aereo.
  • Il biglietto gliel'ha pagato Diliberto.