Utente:Banciccio/Sandbox1: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
Riga 11: Riga 11:
== Tiberio ==
== Tiberio ==
[[File:Africano.jpg|thumb|right|200px|[[Publio Cornelio Scipione|Scipione]] [[Africa|l'africano]].]]
[[File:Africano.jpg|thumb|right|200px|[[Publio Cornelio Scipione|Scipione]] [[Africa|l'africano]].]]
[[File:Manifestanti in sciopero.jpg|thumb|left|200px|{{dialogo|Tiberio|Cosa vogliamo?|Plebei|Più iugeri di terreno e frumentazioni!|Tiberio|Perché lo vogliamo?|Plebei|Perché non possiamo neanche permetterci una giornata alle terme!|Tiberio|Quando lo vogliamo?|Plebei|Eh non lo sappiamo, con tutti questi numeri romani non ci si capisce niente!]]
[[File:Manifestanti in sciopero.jpg|thumb|left|200px|{{dialogo|Tiberio|Cosa vogliamo?|Plebei|Più iugeri di terreno e frumentazioni!|Tiberio|Perché lo vogliamo?|Plebei|Perché non possiamo neanche permetterci una giornata alle terme!|Tiberio|Quando lo vogliamo?|Plebei|Eh non lo sappiamo, con tutti questi numeri romani non ci si capisce niente!}}]]
Tiberio era il maggiore dei Gracchi, quindi, più che per le sue imprese politiche molti storici lo ricordano per la sua abitudine di infilare il proprio indice insalivato nell'orecchio di Gaio.
Tiberio era il maggiore dei Gracchi, quindi, più che per le sue imprese politiche molti storici lo ricordano per la sua abitudine di infilare il proprio indice insalivato nell'orecchio di Gaio.



Versione delle 17:20, 17 mag 2013

Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché siamo dei cretini. Il titolo corretto è Gaio e Tiberio Gracco.
I Fratelli Gracchi mentre giocano la schedina.
« Ahò ah Tibe', ho messo Roma - Inter 1 fisso. So' sicuro che er pupone li purga stasera! »
(Gayo Gracco.)
« Craaaa! Craaaaa! »
(I fratelli Gracchiano)
« I miei gioielli! »
(Cornelia con uno Swarovski al polso.)

I fratelli Gracchi (in lingua originale The Grack Brothers) furono due tribuni della plebe che presero leggermente sul serio V per Vendetta, film non molto apprezzato ai tempi dei Romani, che per questo li assassinarono entrambi.

Ricordiamo inoltre che molti dei loro avversari approfittavano del nome gayeggiante di uno dei fratelli per fare della facile ironia; noi sinceramente riteniamo che esistano nomi assai peggiori di Tiberio.

Tiberio

Scipione l'africano.
:- Tiberio: “Cosa vogliamo?”
- Plebei: “Più iugeri di terreno e frumentazioni!”
- Tiberio: “Perché lo vogliamo?”
- Plebei: “Perché non possiamo neanche permetterci una giornata alle terme!”
- Tiberio: “Quando lo vogliamo?”
- Plebei: “Eh non lo sappiamo, con tutti questi numeri romani non ci si capisce niente!”

Tiberio era il maggiore dei Gracchi, quindi, più che per le sue imprese politiche molti storici lo ricordano per la sua abitudine di infilare il proprio indice insalivato nell'orecchio di Gaio.

Nato nel 163 a.C. dal plebeo omonimo Tiberio Sempronio Gracco, che gli diede tal nome per non essere l'unico a essere chiamato in un modo così osceno, e dalla patrizia Cornelia, figlia dell'ex console Publio Cornelio Scipione detto l'Africano in quanto lampadato più del dovuto, già da piccolo si interessava alla politica: col suo amico Calabronio Spappulonio soleva sovente all'età di 10 anni salire sul cavalcavia della Equinostrada Roma - Neapolis per lanciare sassi alle bighe blu dei senatori che vi passavano sotto, accusandoli di essere schifosi borghesi nemici del proletariato.

Si sposò a 16 anni con una tipa conosciuta al club, figlia del senatore Oppio Claudio; gli anni successivi combatté in Libia sotto il comando del cognato Scipione Emiliano nella celebre guerra della caccola bagnata.

Tornato in patria, nel 133 a.c. si fece eleggere tribuno della plebe perché, secondo lui:

« 'catroia raga, qua il sabato sera non c'è una ceppa da fare! Figa, o ti butti in politica, o vai a sfondarti i maroni in qualche guerra o ti impicchi, le scelte son poche ue! »

La prima cosa che fece in qualità di Tribuno, fu pisciare per strada senza dover rendere conto a nessuno. Liberata la vescica, stabilì di compilare una legge chiamata Lex Agraria per la ridistribuzione del grano nei territori italici, usurpate in precedenza dai ricchi con la forza (d'animo e di volontà).

Questa riforma era atta a favorire i plebei, che per sostenere Tiberio si recarono più volte ai suoi saggi di danza a fare il tifo. Gli aristocratici puntarono così sul collega di Tiberio Marco Ottavio, grazie al suo diritto di feto, un diritto che consentiva ai tribuni della plebe di bloccare le iniziative dei colleghi lanciando corpi di bambini abortiti in faccia agli avversari, riuscì a bloccare il Gracco. Per vendicarsi, Tiberio gli fece il gesto dell'ombrello davanti a tutti quanti, e lo fece scoppiare in lacrime. Nacque così una feroce disputa tra i sostenitori della riforma e coloro che parteggiavano per i proprietari terrieri; alla fine la legge, sebbene fosse a discapito degli aristocratici, fu approvata dai senatori, che non si ricordavano se i patrizi erano quelli poveri o quelli ricchi.

La legge fu anche approvata dal concilio della plebe, assemblea che si svolgeva nel noto centro sociale Curia Ostilia. Poco tempo dopo tuttavia i senatori si resero conto dell'errore commeso: osservando il cartellino di riconoscimento che solevano portare al petto, in quanto membri dello staff della repubblica, scoprirono di essere loro i patrizi. Quelli con i soldi, per intenderci. Così

Gaio

Carriera politica

:Gaio Gracco : Perciò ritengo giusto che vengano dati più diritti alla plebe e...
 :Senatori : Ah Ga', ma te vuoi sbriga' che su Canale 5 stanno a fa' Er monnezza e nun ce lo volemo perdere?!

Dopo la morte di Tiberio, suo fratello Gaio, anziché realizzare che sarebbe stato più saggio diventare panettiere, decise di seguire le sue orme; purtroppo per lui le avrebbe seguite fino al campo santo. La carriera di Gaio inizia nel 126 a.C., quando entra in questura col grado di appuntato. Viene dunque inviato dal maresciallo in Sardegna, dove è costretto a vivere di solo pane carasau per due anni. Tuttavia i suoi superiori lo richiamano a Roma dopo aver scoperto con orrore che Gaio ormai accompagna il saluto romano con un sonoro "aiòòò!!". Qui Gaio, essendo di natura generosa, si fa eleggere tribuno della plebe nell'anno 123 a.C., per rendere la data più facile da ricordare per la gente del futuro. Viene rieletto l'anno dopo sconfiggendo di poco l'altro candidato, che era la sua mano con su disegnati occhi e bocca.
In qualità di tribuno della plebe il suo compito consisteva nell'incitare il popolo alla rivoluzione indossando una maglia del Che e nel guardare i senatori e gli aristocratici agitando il braccio in segno di disprezzo borbottando insulti. Già il suo primo giorno in tribuna, Gaio propone 948 leggi a favore dei populares, cioè i cassintegrati che, credendo che le Guerre giugurtine le avrebbe vinte la Numidia, mandarono a fanculo il loro capo e gli cagarono sulla biga Lamborghini. Di queste leggi 943 vengono accolte dai senatori con una spernacchiata, mentre le altre sarebbero divenute note come Leges Semproniae, giacché Gracco le dedicò al povero Sempronio, l'amico di serie B di Tizio e Caio.

Leges Semproniae

Tra le Leges Semproniae attuate da Gaio ricordiamo la Lex de viis muniendis, che prevedeva la costruzione di una grande strada che collegasse le città di Salerno e Reggio Calabria, e la Lex de tribunis poco deficientis, che garantiva la rieleggibilità dei tribuni e dava loro il diritto di parcheggiare anche nei posti riservati ai disabili. Inoltre Gaio non si limitò a questo, poiché confermò la riforma del fratello commentandola con un "Quoto!" e promise la cittadinanza romana ai latini, quella latina agli italici e quella italica al primo stronzo che incrociò sul pianerottolo. Per finire fece passare la legge frumentaria che stabiliva che i plebei urbani erano più fighi degli altri e quindi avevano diritto a grandi sconti sul frumento e al cinema pagavano il biglietto ridotto.

Morte

Probabilmente a un certo punto della sua vita Gaio rompe qualche catena di Sant’Antonio, oppure appende alla terrazza del senato una bandiera della Juventus, dato che non si sa come da un giorno all'altro tutta la repubblica lo vuole morto, o perlomeno non respirante: il Senato lo odia perché le sue proposte di legge costringevano i senatori a lavorare, che qua i plebei si alzano alle 6 mentre i senatori non fanno niente tutto il giorno perché è tutto un magna-magna; i membri della classe equestre ce l'hanno con lui perché è contrario al sesso zoofilo e la plebe lo ripudia quando non riesce a ottenere che a ciascun plebeo venga assegnata una villa d'oro massiccio.
Così, quando viene chiamato a difendere la sua legge sulla pubblica piazza, il popolo insorge con un futile pretesto: i più lontani non sentivano perché Gaio non voleva usare il microfono. Il Senato ne approfita allora per decretare il Senatus consultum ultimum, un provvedimento straordinario che autorizzava le guardie ad uccidere Gaio a colpi di sedano[1]. Lui si ritira quindi sull'Aventino coi suoi tremila e Passa seguaci, ma è costretto a scappare verso il tempio di Diana quando la puzza delle ascelle di quel tale Passa diventa soverchiante. Prima che le guardie possano multarlo con l'accusa di essere ancora vivo, scappa dunque verso il tempio di Minerva; uscendo da lì cade però a terra e si sbuccia un ginocchio; passando dal tempio di Luna invece sbatte l'alluce sulla statua della dea e gli si staccano entrambe le gambe, portandolo a una situazione molto particolare, chiamata dagli scienziati "morte". Secondo la tradizione si fa uccidere da uno schiavo, che lo decapita urlando:

« Fai tanto il difensore dei poveri ma poi c'hai gli schiavi come tutti gli altri, eh cazzone? Mo' ti faccio vedere io! »
(SPLAT!)

Note

  1. ^ Il provvedimento è anche chiamato "Sedanus consultum ultimum"