Lu salentinu eti na lingua ca puru ca si parla in Puglia, cu li pugliesi non n'centra propria filu. Ovvero, nonostante si parli in Puglia, il salentino coi pugliesi non c'entra un cazzo. Quella di confondere i salentini coi pugliesi è una gaffe in cui qualsiasi turista che decida di visitare il Salento dovrebbe evitare d'incorrere. Inoltre nonostante la canzone dica il contrario, non è in Puglia che si viene a ballare, bensì proprio in Salento, dove c'è la notte della taranta. In Puglia invece al massimo possono permettersi la notte delle cime di rapa.

OCCHIU VIVU E MANU O CUTIEDDU!!!
L'essenza vitale di questo utente è altamente terrona. Quindi, se sei un leghista o un fan dell'allegro folletto verde (o del food blogger che ne fa le veci) blinda pure la porta di casa tua: i nostri amici stanno già arrivando...

Caratteristiche

Il salentino è una lingua universale. Questo perchè chi lo conosce può capire perfettamente anche il calabrese e il siciliano, senza il minimo bisogno di un interprete.

 
Ecco una vista panoramica della Penisola Salentina

Inoltre pare che un salentino sia capito senza difficoltà perfino dagli inglesi: come l'inglese infatti pronuncia una "T" molto più simile ad una tosse canina che non ad una lettera, nonchè una "P" che imita perfettamente il suono di una emissione gassosa retrouscente. Inoltre sia un salentino che un inglese, quando piove si riparano per mezzo dell'umbrella. In comune con l'inglese il salentino ha poi la caratteristica di indicare con un unico nome centomila categorie e centomila oggetti/animali/persone.

Ad esempio qualsiasi uccello dai piedi palmati e capace di nuotare sarà una papara, anche quando in realtà è un'oca o un cigno. Qualsiasi insetto col ventre a strisce sarà un' apu, anche se magari è un calabrone o un bombo. Qualsiasi mollusco dotato di guscio sarà una cozza, marina o terrestre non importa. Perfino una balena in bocca ad un salentino si trasformerà magicamente in pesci, e inoltre qualsiasi coleottero sarà raggruppato in un'unica specie denominata mmalota, o mbalota a seconda della zona. Gli esempi possono essere infiniti.

Grammatica

Oltre che per asprezza di consonanti, suono simile alla tosse - è facile infatti, almeno ad un orecchio inesperto, pensare che nel tacco d'italia la gente abbia una grossa sensibilità al raffreddore - il salentino è simile all'inglese anche nella grammatica. Ecco due esempi:

  • Sta vau fori lu sciuvitia ca veni - "Uscirò giovedì", letteralm. "sto andando fuori". Classico esempio di futuro in -ing in salsa meridionale estrema
  • Agg'a ffari cussì - devo fare così.

Il salentino usa sempre il verbo avere al posto di dovere. È facile che uno di loro dica in proposito che lu verbu "dovere" se l'annu nvintatu gli itagliani.

Infatti per il salentino una persona che "fa il suo dovere" altro non fa che "il suo avere". Mentre una persona che possiede una cosa non ha, ma teni. Indi, la seconda persona del verbo italiano "incatenare" (incateni) un salentino la interpeterà come in poichè possiedi. Così come l'inglese "I love you", nonostante la similarità delle lingue, un salentino la interpreterà come "hai le uova uuuuuh!". Incredibile poi notare quale valenza assuma parlare ad un salentino del "popolo dei ceceni". Per un brindisino esso altro non sarà che il popolo dei "che?che cosa?" (dato che cce? e cceni? sono i corrispettivi di what?, e così come in inglese esistono le 5 "w", in brindisino imperano le 5 "c": ccè? cce cosa? cceni? cce ncentra? cce avi?) mentre per un leccese esso sarà il "popolo dei tre treni", e finirà per domandarsi di quando in qua i veicoli ferroviari vengano equiparati agli esseri umani.

Tipologie di Salentino

  • Leccese, ovvero Liccesi: è la lingua ufficiale di Lecce, capitale dello stato. È altresì noto come poppito. Parente molto stretto del Rriggitanu e del Cattanzarise, condivide con i calabresi e i siculi il radddopppiamento delle lettere, nonchè la facilità nel confondere la parola "treno" con il verbo "ceno".I leccesi, visto il loro patrimonio in beni culturali, si ritengono essere i fiorentini del sud. Peccato che di fatto, visto come parlano, siano i catanzaresi del nord.
 
Due tipiche leccesi grike (in abito bizant-fiorentino del sud) nell'atto di suonare la pizzica
  • Brindisino, ovvero BBrinnisinu: è la lingua degli scaricatori di Brindisi, il porto della nazione. Il brindisino è inoltre la lingua dei Cacafave brindisini, dei mangiatori di spuenzi e di coloro che partono con le balice (valige, NdA) ma remano sulla varca. I brindisini inoltre hanno una particolarità: ciascuno di loro proviene dalle orecchie. Questo succede poichè alla domanda Ti brindisi sinti? (sei di brindisi? NdA) ognuno di loro risponderà No, ti li recchi (No, delle orecchie Nda). È parente strettissimo del siculo catanese.
  • Cegliese, ovvero Cigghiesi: pur trovandosi in terra brindisina in realtà trattasi di un idioma a parte, parlato da uno sparuto gruppo di pastori ricottari sperduti nell'estremo ovest della nazione, chiamati Ceglie Messapica. Il cegliese che parla in italiano confonderà le c con le g e le t con le d. Poichè è convinto di parlare meglio dei suoi cugini, si riterrà l'unico in grado di raddrizzare le storture di leccesi e brindisini. Non è raro sentire uno di loro che, parlando in italiano dinnanzi a un leccese gli dirà "Ma smeddila di parlare con guella d (in realtà T) alla leggese!". Molti cegliesi, per riscattarsi dalle loro origini picurare, studiano e diventano prof delle superiori. Allora per ogni allievo che non venga fuori dai loro pascoli,la vita diverrà pari a quella delle pecore, se non peggio a quante volte cercheranno di mettergliela in quel posto. Ha una parentela abbastanza stretta con il Cusendino.
  • Griko: se scrivi con la k ma non sei un bimbominkia, sicuramente sei griko. Rivendiki l'invenzione della pizzica, e l'eredità della Magna Grecia, senza sapere che Magna è una parola romana e che la Grecia quindi si magna.
  • Ostunese, Cistranese, Fasanese: Geograficamente sono in provincia di Brindisi, ma di fatto sono già lingue pugliesi. Indi non ce ne frega un cazzo.

Tipici oggetti e cibi salentini

  • Lu spuenzu: trattasi di una spugna marina le cui interiora, di cui i brindisini sono avidi, vengono considerate una prelibatezza tipica. Motivo per il quale Bikini Bottom non è a Brindisi.
  • Li ampasciuli: il nome non è traducibile in italiano. Trattasi di bulbi piccoli ed amari a forma di cipolla che vegetano sottoterra i quali possono essere scovati solo da "cani da ampasciulo" appositamente addestrati. Pare che il metano che alimenta i fornelli dello stato provenga da tutti i culi di coloro che si rimpinzano di tale prelibatezza
  • Lu travinu: era fino a pochi anni fa l'automobile locale, trainata dal cavaddu.
  • Lu sciarrabbà: era il servizio di Tir locale, aveva le ruote alte 3 metri e trasportava tonnellate di merce da una parte all'altra del tacco. Anche in questo caso, per la sorte del cavaddu guardare sopra.
  • Lu trappitu: non è il tappeto, bensì il frantoio, dove i brindisini un tempo schiavizzavano i poppiti (leccesi della provincia NdA).
  • Li turcinieddi: trattasi di interiora di pecore cegliesi ammazzate da brindisini e leccesi per vendetta e servite arrosto.
  • Lu sarciniscu: sarebbe l'anguria.
  • Li pappamusci: sarebbero una serie di loschi figuri membri del Ku Klux Klan che si aggirano per le strade nei periodi di Pasqua. Pare che servano per spaventare tutti i soggetti abbronzati non cristiani.
  • Lu vecchiu nzarru: trattasi di un vecchio tamarro malandato e decrepito che alla venerabile età di 95 anni va in giro indossando pantaloni gialli su camicia fucsia, ovvero cose zambre.
  • La rsola: è una cosa tuttora sconosciuta perchè solo i soggetti di cui sopra ti sanno dire precisamente cos'è. Pare si tratti comunque di un'unità di misura molto primitiva.
  • Li stacchioddi: così si chiamano in Salento. Chiamarle orecchiette infatti è da pugliesi. E anche farle con le cime di rapa. In salento li stacchioddi si fanno col sugo e le polpette, o col sugo e li brascioli ti cavaddu (involtini di cavallo NdA). Quindi molto meglio.
  • Lu mmili: è un vaso
  • Lu capasoni: è un'altro vaso
  • Lu quataroni: è una cosa piena d'acqua
  • Lu cantru: è il vaso del cesso. Pare che il nome "country" che indica la musica, nasca da una mala interpretazione di un salentino da parte di un americano. Tale salentino infatti asseriva che questa musica era come a nu cantro, l'americano era convinto invece che si riferisse al carattere campagnolo di quelle note.
  • La crasta: è una crosta. Anzi no, è il vaso dei fiori.
  • La frisa: è quella che si mangia col pomodoro
  • Lu prummitoru: è quello che si mangia con la frisa

Alcuni nomi di persona salentini

  • Coca/Cocu: vuol dire Cosimo/a in quel di Mesagne, spesso usato anche per dire Gregorio nonostante somigli pericolosamente al nome di una non ben identificata polverina magica
  • Cola: serve a completare Coca e sarebbe Nicola.
  • Pernia: nome femminile arcaicissimo e di origini ignote, spesso affianca Cola.
  • Pissu: Crocifisso
  • Cutrinu: deriva dal nome di una madonna
  • Carmunu: deriva dal nome di un'altra madonna
  • Materdommini: deriva dal nome di un'altra madonna ancora
  • Mmelu/Mmela: sarebbe Carmelo nonostante ricordi le mele, che invece si chamano muleddi
  • Ucciu/Uccia: espressione della generalità very english del salentino, sta per Cosimo, Antonio, Sabino, Pietro, Francesco, Carmelo, Vito, Giuseppe, Lorenzo, Vincenzo, Angelo, Raffaele, Mario, Riccardo, Federico, Enrico, Marco, Nicola ecc. ecc., nonché le corrispettive parti femminili
  • Tetta: sta per poppe... anzi no per Antonella
  • Diamanu: Damiano
  • Ghiatoru: Teodoro
  • Mingucciu/a: Domenico/a
  • Ngau: diminutivo afro tribale di Pancrazio
  • Mpeu/Mpea: diminutivo bantu-sudan-poppitese di Pompeo/a
  • Popò: Napoleone, diffusissimo tra i prima citati fiorentini del sud (o catanzaresi del nord, a seconda dei punti di vista)

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