Utente:Il Signor Lapa/Sandbox: differenze tra le versioni

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Durante i [[Medioevo|Secoli Bui]], Senigallia non fu mai abbandonata, anzi entrò addirittura a far parte del country club più [[VIP]] d'Italia, la Pentapoli [[Impero Bizantino|Bizantina]], ma non lo venne mai a sapere, visto che la palude circostante con il declino dell'Impero si era allargata fino ad inglobare la città, regalando ai cittadini un sano colore [[giallo]], come testimoniato da vari manoscritti dell'epoca, e conferendo alla città una vispa atmosfera alla [[Silent Hill]] che inspiegabilmente la protesse sempre dalle [[invasioni barbariche|incursioni dei barbari]].
Durante i [[Medioevo|Secoli Bui]], Senigallia non fu mai abbandonata, anzi entrò addirittura a far parte del country club più [[VIP]] d'Italia, la Pentapoli [[Impero Bizantino|Bizantina]], ma non lo venne mai a sapere, visto che la palude circostante con il declino dell'Impero si era allargata fino ad inglobare la città, regalando ai cittadini un sano colore [[giallo]], come testimoniato da vari manoscritti dell'epoca, e conferendo alla città una vispa atmosfera alla [[Silent Hill]] che inspiegabilmente la protesse sempre dalle [[invasioni barbariche|incursioni dei barbari]].


A [[cavallo]] del [[1500]], Senigallia conobbe un periodo di rinascita e di vittorie nell'equitazione di secoli: in quegli anni [[papa]] Pio II ordinò la bonifica delle paludi locali e fu con grande piacere che scoprì che sotto quella fitta coltre di [[zanzara|zanzare]] c'era una città, sebbene gli abitanti furono trovati tutti morti, inceneriti dalla luce solare dopo secoli di buio
A [[cavallo]] del [[1500]], Senigallia conobbe un periodo di rinascita e di vittorie nell'equitazione di secoli: in quegli anni [[qualcuno|Giovanni della Rovere]], nipote di [[papa]] Sisto IV, ordinò la bonifica delle paludi locali, così, giusto per divertirsi a sprecare i [[soldi]] del nonno<ref>Tanto pagavano quei coglioni dell'[[Otto per mille]]</ref> e fu con grande piacere che scoprì che sotto quella fitta coltre di [[zanzara|zanzare]] c'era una città, sebbene gli abitanti furono trovati tutti morti, inceneriti dalla luce solare dopo secoli di buio.

Per ovviare a questo vuoto demografico, Giovanni garantì a Senigallia lo status di [[città]] franca e numerose agevolazioni sui dazi: non appena ebbe firmato l'editto, le viscere della [[terra]] si spalancarono e fra fiamme e vapori di zolfo ne uscirono sciami di [[ebrei]] che riempirono immediatamente il borgo abbandonato di [[banca|banche]] e oreficerie, seguiti a ruota da rapinatori e scassinatori da tutte le contrade circostanti, garantendo il lusinghiero titolo di ''Sinigaja mezza ebrea e mezza canaja'', di cui i cittadini vanno ancora oggi fieri.


==== Dal '700 ad oggi ====
==== Dal '700 ad oggi ====

Versione delle 22:01, 1 lug 2011

Senigallia è una ridente cittadina marchigiana, anche se nessuno ha mai capito cosa caspita abbia da ridere.

Storia

Fondazione

Il consiglio di guerra gallico mentre delibera l'esodo dalla madrepatria

400 a.C., Paese di Asterix e Obelix: erano tempi duri per i Galli Senoni, stremati dalle incursioni degli Insubri, piegati dalle carestie e giustamente stanchi delle battute squallide sulle loro mogli, le celebri Galline Tettone. Fu così che levarono le tende dalla Gallia, le stirarono, le ripiegarono accuratamente nei loro trolley e partirono alla volta della Padania, la Terra Promessa dei popoli nordici, alla ricerca del leggendario federalismo fiscale e di un angolo di terra non ancora corrotto da Roma ladrona, ma trovarono già tutto occupato, e si spinsero più a sud di ogni altro popolo celtico, con grande piacere dei Lingoni che finalmente avevano un popolo più terrone di loro da spernacchiare.

Verso il 400 meno un po' a.C. finalmente trovarono un parcheggio libero e decisero di posare lì le fondamenta della nuova capitale, anche perché erano comprensibilmente stanchi di portarsele in spalla sin dalla Francia. Il paesaggio ancora intatto offriva loro una grande varietà di luoghi dove fondare la città e dolci colline verdi, ma saggiamente scelsero di stabilirsi in un acquitrino alluvionale circondato da paludi a perdita d'occhio, protetto ad est da una solida muraglia di zanzare.

Senigallia vs Roma: The big match

Una volta fondata la capitale, che i Galli Senoni chiamarono fantasiosamente Sena Gallica, non restava che conquistare un po' di città a caso da sottomettere. A quel punto re Brenno prese in mano il mappamondo, e dopo un'attenta analisi, scelse di partire con un obbiettivo semplice: Sparta. Dunque partì col suo esercito al galoppo in direzione sud-est, per poi tornare subito indietro bagnato fradicio dopo aver scoperto che sotto a quei banchi di zanzare ad est della città c'era il mare Adriatico.

Il celebre Primo Sacco di Roma

Fu così che decisero di andare a conquistare qualcosa comodamente raggiungibile in autostrada, e visto che a quei tempi tutte le strade portavano a Roma, fu proprio lì che andarono, trovandosi però la via per la città sbarrata dall'esercito della Repubblica all'uscita dello svincolo di Tor Bella Monaca: subito i due schieramenti attaccarono un'aspra battaglia campale: ci furono un po' di morti, parecchi feriti e alcuni che s'erano presi proprio un brutto spavento. Ah, comunque alla fine vinsero i Galli Senoni.

« Un momento un momento un momento! NO, CIOÈ, MI STAI DICENDO CHE ABBIAMO CONQUISTATO ROMA PER DAVVERO?! »
(Re Brenno scuotendo vigorosamente il suo scudiero Artiryon lo Scuotibile)

Mentre i due eserciti si stavano ancora chiedendo se non fosse una candid camera, i senatori comprarono la libertà di Roma per tanto così di oro più la sorella gnocca di Fabio Mennio Varone, ma Brenno costrinse i romani a versare altro oro, gettando sulla bilancia anche la sua spada e urlando il celebre "Vae victis!"[1],

Vista la furbata del loro re, tutti gli altri senoni corsero a gettare sul piatto della bilancia le loro spade, armature, scudi e persino le pochette del make-up da viaggio: rimasti disarmati e col trucco sfatto, per i romani fu un gioco da ragazzi farne arrosticini di gallo ed esportare la democrazia a Senigallia, come testimoniato da recenti scavi archeologici, che hanno riportato alla luce ben due cocci rotti, attribuibili quasi certamente al celebre orinatoio da viaggio dell'Imperatore Vespasiano, oltre ad un pregevole sasso un po' squadrato, che dovrebbe raffigurare una casetta, ammirevole per la tanta buona volontà spesa dall'autore nel cercare di scolpirlo.

Medioevo e Rinascimento

Durante i Secoli Bui, Senigallia non fu mai abbandonata, anzi entrò addirittura a far parte del country club più VIP d'Italia, la Pentapoli Bizantina, ma non lo venne mai a sapere, visto che la palude circostante con il declino dell'Impero si era allargata fino ad inglobare la città, regalando ai cittadini un sano colore giallo, come testimoniato da vari manoscritti dell'epoca, e conferendo alla città una vispa atmosfera alla Silent Hill che inspiegabilmente la protesse sempre dalle incursioni dei barbari.

A cavallo del 1500, Senigallia conobbe un periodo di rinascita e di vittorie nell'equitazione di secoli: in quegli anni Giovanni della Rovere, nipote di papa Sisto IV, ordinò la bonifica delle paludi locali, così, giusto per divertirsi a sprecare i soldi del nonno[2] e fu con grande piacere che scoprì che sotto quella fitta coltre di zanzare c'era una città, sebbene gli abitanti furono trovati tutti morti, inceneriti dalla luce solare dopo secoli di buio.

Per ovviare a questo vuoto demografico, Giovanni garantì a Senigallia lo status di città franca e numerose agevolazioni sui dazi: non appena ebbe firmato l'editto, le viscere della terra si spalancarono e fra fiamme e vapori di zolfo ne uscirono sciami di ebrei che riempirono immediatamente il borgo abbandonato di banche e oreficerie, seguiti a ruota da rapinatori e scassinatori da tutte le contrade circostanti, garantendo il lusinghiero titolo di Sinigaja mezza ebrea e mezza canaja, di cui i cittadini vanno ancora oggi fieri.

Dal '700 ad oggi

Demografia

Luoghi degni di nota

Eventi

Fiera di Sant'Agostino

San Paolino

== Summer Jamboree

Note

  1. ^ A seconda delle traduzioni "Guai ai vinti!" o anche "E mo' ve lo pijate ar culo!"
  2. ^ Tanto pagavano quei coglioni dell'Otto per mille