Josip Broz Tito

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Il "maresciallo" mentre guarda un centinaio di crucchi appena maciullati. Visti i suoi lineamenti si ipotizza che esso sia un antenato diretto del Gigachad.
« Oh guarda, un istriano! »
(Il maresciallo indicando ai suoi soldati la prossima vittima)

Tito Brass, meglio noto come Josip Broz al baretto sotto casa (7 maggio 18924 maggio 1980), è stato il più famoso politico, rivoluzionario e partigiano jugoslavo, solo in parte per aver avuto la brillante idea di aggiungere al comunismo una sana dose di megalomania e genocidio di cui l'ideologia aveva tanto bisogno.

Tuttora venerato in gran parte dei Balcani per aver liberato il popolo dall'oppressione del lavoro e dei soldi, fu dal 1945 al 1980 a capo della Jugoslavia, mantenendone unite la quarantina di fazioni ed etnie che si scannavano da sole anche prima del suo arrivo. Alcuni sostennero all'epoca che egli fosse in realtà un tiranno sanguinario, ma costoro sono stati giustamente eliminati dall'esercito di liberazione Jugoslavo, quindi la loro opinione non importa.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Josip Broz Tito

Biografia

Gioventù e la grande guerra

Tito lievemente incazzato per essere stato messo a lavorare insieme ai bifolchi

Nato nel ridente Impero austro-ungarico, dopo aver scoperto che lavorare da fabbro è faticoso cerca da giovane di organizzare tutti i lavoratori della sua città: tre contadini, sette mucche e ventotto galline. Questo dà inizio alla sua brillante carriera da sindacalista, che termina tragicamente quando i crucchi lo arruolano nell'esercito per andare a farsi sparare dai Russi. Gli arruolatori non avevano considerato che il ragazzo non aveva mai toccato un fucile in vita sua, ma ci restano comunque male quando il suo intero battaglione viene catturato dal nemico, una delle più grandi figure di merda di tutta la Prima guerra mondiale.

Viene deportato in un campo di lavoro forzato negli Urali; se fosse stato una persona normale avrebbe lavorato lì fino alla fine dei suoi giorni, ma una botta di culo immonda ha voluto far sì che lui fosse un marxista in un paese che stava vivendo una rivoluzione comunista. Per i successivi due anni Josip Broz passa le sue giornate ad organizzare i socialisti, sparare ai reazionari e chiavarsi una splendida russa che in qualche anno diventerà sua moglie; dopo 3 anni, la sua compagna farà coming out rivelando di essere un orso bianco siberiano, ma egli la accetterà così com'è e continueranno a scopare amorevolmente.

La seconda guerra mondiale e la resistenza

"Prometto solennemente di difendere il popolo Jugoslavo da sé stesso, a costo di ammazzarlo di persona" - Tito firma l'Accordo di Lissa del 1944

Tornato a casa nella sua amata Jugoslavia, se ne sta a braccia incrociate bofonchiando lamenti sull'esistenza della monarchia, e organizzando partiti e sindacati comunisti che durano circa 20 minuti prima di essere smantellati dal regime, in attesa di un'occasione per la rivoluzione. L'occasione si presenta quando un pittore fallito del Dams decide che la sua nuova tela sarebbe stata l'Europa, suscitando qualche recensione negativa da parte della comunità internazionale.

Tra le tante simpatiche idee che costui aveva proposto vi era pure la totale conquista della Jugoslavia e l'annichilimento del suo popolo. Visto che l'esercito jugoslavo all'epoca disponeva di 25 soldati e sette cavalli, le forze dell'Asse ottengono il risultato in tempo di scolarsi 2 boccali di Lager. Con il crollo del potere centrale, Tito capisce che poteva finalmente portare il comunismo nel suo paese, pertanto prende i suoi compagni di bevute, infila di nuovo l'uniforme e inizia l'attività di resistenza e sabotaggio ai danni dell'Asse fintanto che erano brilli.

Seppure si pensi che abbia combattuto solo contro i crucchi e gli Italiani, in realtà la situazione era molto più incasinata di così; c'erano anche i Croati hustasha, i Bosniaci nazionalisti, i Serbi monarchici e un paio di Albanesi che erano lì solo per rubare vettovaglie. Nonostante ciò, anziché aspettare comodamente l'arrivo dell'Armata Rossa che avrebbe poi proceduto come un rullo compressore sulla Wehrmacht, Tito decide di fare da sé, facendo combattere i suoi soldati senza curarsi delle rappresaglie naziste sulla popolazione inerme, e liberando il suo paese senza aiuto di eserciti stranieri con un bilancio di soli 3 morti fra i combattenti, e qualche misero migliaio di civili.

A cose fatte, partecipa alla conferenza di Potsdam del 1945 solo per mostrare le dimensioni della sua nerchia ai leader del mondo. Questa prodezza gli permette di restare impunito per un numero imprecisato di massacri avvenuti successivamente contro chiunque fosse un possibile traditore, tutti avvenuti a sua insaputa.

La questione di Trieste e l'esodo istriano

Alla fine della guerra, Italia e Jugoslavia reclamavano entrambi l'Istria. Il problema fu "risolto" quando entrò nel discorso la Gran Bretagna a cazzo duro, tracciando una linea nel mezzo, creando dal nulla uno stato e lasciando entrambi i contendenti incazzati.

In Jugoslavia, però, restava ancora un grave problema economico: un surplus di munizioni che erano state prodotte durante la guerra e ora rimanendo inutilizzate rischiavano di provocare un crollo dei mercati nazionali. L'ingegnosa soluzione che il governo di Tito fu semplice ma geniale, vale a dire riabilitare lo sport nazionale: la caccia all'Italiano. Sebbene molti intellettuali ritenessero che questa pratica fosse inumana e paragonabile ai genocidi nazisti, si è poi accettato che gli Italiani erano tutti fascisti e questo eliminò il problema etico alla radice. Grazie a questa iniziativa, l'economia Jugoslava si è risollevata diventando una delle più forti dell'area balcanica, superando persino l'economia rumena con la sua "produzione" di rame.

La rottura Tito-Stalin e la guerra fredda

Tito e altri benefattori dell'umanità che si giocano i fondi dell'Unicef in una partita di Risiko.

Fino al 1948 le relazioni tra il maresciallo Tito e l'omino delle Pringles erano tutt'altro che ideali, non potendo trovare un accordo su chi tra i due avesse il diritto di opprimere e tiranneggiare i popoli slavi, e portando infine alla fuoriuscita della Jugoslavia dal Patto di Varsavia, il che tramutò immediatamente il terribile dittatore comunista in un nuovo prezioso amico del Patto Atlantico.

In ogni caso Tito aveva un sogno: farsi odiare dalla comunità internazionale. Pertanto nel 1961 invita paesi come la Birmania, l'Etiopia e qualunque altro buco in culo ai lupi che fosse sfuggito alla compravendita del Terzo mondo da parte delle superpotenze per creare il Movimento dei paesi non-allineati, una coalizione a metà tra un'alleanza economica e un Oktoberfest, che promette un nuovo Comunismo in cui chiunque è libero di andare dove gli pare a patto di tornare a casa sua, fare catechismo ma anche bestemmiare, essere povero ma non invidiare i ricchi più dello stretto necessario.

Gli ultimi anni e la morte

Il modesto mausoleo in cui riposano le spoglie del dittatore più simpatico dell'Est Europa

Nel 1971 Tito si accorge che per un'incredibile coincidenza è stato eletto presidente della Jugoslavia per la sesta volta. Festeggia la vittoria promulgando una caterva di riforme che riducono la rilevanza del partito comunista e introducono maggiore democrazia, il tutto con spargimenti di sangue delle grandi occasioni. Già che c'è, nel 1974 si fa nominare Presidente a vita così non c'è più il rischio che lo rieleggano senza il suo consenso.

Nel 1980 muore nel giro di 3 giorni senza neanche dare il tempo agli sciacalli di spartirsi il Paese. In pieno stile comunista, il suo funerale è incredibilmente sfarzoso e vi partecipano tutti i VIP del momento. Lascia il Paese all'amico Slobodan Milošević, il quale lo gestirà con incredibile bravura riuscendo persino a non distruggerlo del tutto.

Curiosità

  • È risaputo e documentato che il maresciallo usasse il proprio mento al posto dei coltelli da burro, per non finanziare il business borghese della metallurgia
  • Tito era un gran fumatore, in media ogni giorno fumava il quantitativo necessario per tenere accesa una turbina a carbone 82 ore di fila
  • Nel 48 cercò di annettere la Bulgaria alla Jugoslavia, opzione che sfumerà quando papà Stalin lo caccerà dal Comintern e tenterà di ucciderlo un paio di volte