Raggio della morte
Il raggio della morte è un'arma segreta di cui si è vociferato nella prima metà del Novecento. Da una testimonianza di Mazinga Z, che l'ha provata sulla sua
corazza, sembrerebbe che gli alieni dispongano di qualcosa del genere, ma questo ci interessa il giusto, ossia nulla. Quello che ci preme sapere è se questa terribile arma[citazione necessaria] sia mai stata fabbricata sulla terra, in quale struttura segreta è eventualmente custodita e, soprattutto, quanto costa.
A quanto risulta da un autorevole manuale militare, sembrerebbe l'unico oggetto che possa garantire all'esercito del male la definitiva conquista del mondo, anche se, pur facendone a meno, il gruppo Bilderberg non se l'è cavata per niente male.
VAFFANCULO IN CULO
VAFFANCULO IN CULO
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La situazione odierna
L'ossessione di riuscire a fabbricare l'arma continua a tormentare il sonno delle migliori menti del pianeta. Tecnicamente è già possibile far esplodere una corazzata con un raggio di questo tipo, ma si cerca di evitare perdite umane e quindi, si studiano raggi che riescano solo a bloccare i mezzi, senza nuocere ai trasportati (il "problema velivoli" si affronterà nella fase 2). Oggi i numerosi esperimenti vengono svolti su alcuni volontari ed animali di vario genere, gli effetti collaterali vengono costantemente monitorati ma, a volte, qualche cavia scappa dal laboratorio e finisce che un criceto incazzato, a sei zampe, alto due piani, ti va a spuntare dove meno te l'aspetti. Anche Brunetta non poteva certo essere così di suo. Tra quelli sugli umani che destano maggior allarme troviamo:
- propensione alla licantropia,
- bipolarismo xenofobo (alternando fasi da ebreo a naziskin),
- tendenza a scattare foto ogni 2 secondi,
- orchite,
- propensione a diventare un elettore berlusconiano,
- sporadiche apparizioni della Madonna vestita da cosacco che impugna una spada di legno.
Qualcuno dirà che è stupido cercare di realizzare qualcosa di nocivo per la razza umana, questo è vero, ma il cammino della scienza non deve essere fermato e comunque, come ci ha insegnato il caso AIDS, "se prima non ti inventi la malattia, chi te la paga poi la cura?"