Nonsource:Mafalda e la quaglia: differenze tra le versioni

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Versione attuale delle 06:23, 21 set 2017

Mafalda e la quaglia è una lirica composta da Altiero Ghepardi nell'aprugno del 1883, subito dopo aver digerito male un pasticcio di quaglia e broccoli consumato nella locanda Il viandante spennato, situata presso la stazione di posta di Manate sul Labbro.
Torna ancora ciucco e ti bastono
Adelmo de' Sgambati, detto Il Cicalino
Unto su tovagliolo


Mafalda e la quaglia


Schivi la bocca mia con sottil danza,
brutale gorgoglìo m'echeggia in panza;
mai m'apparisti così gaia e bella,
ma 'l cavolfior m'appanna la fiatella.

Non v'è ragion nel sentimento mio proposto,
è sol l'audacia di quanto ebbi più tosto;
ghermirti mia, e varcar l'oscuro anfratto,
spinto da tutto il vin che mi son fatto.

Invero tu sei fuggente, assai anguillosa,
ma un prete consacrotti la mia sposa;
caccia la grazia tua da lo grembiule
e poggiati con mano allo baule.

Teco mettommi dietro e assai silente
ti piglio, fai pure finta che sia niente.
Mafalda, m'accendi come tu fossi diavolina,
m'ebbro di te, posata a pecorina.

L'eco dei tuoi sospiri m'è fatale
e giungo, rigurgitando l'animale;
di quel pennuto certo poco resta
ma sulla schiena tua pare sia festa.

Lo sdegno è dunque atteso e motivato,
m'attende la rinuncia a c'ho lordato.
Piango la quaglia, il vino e il broccoletto,
poi mesto sul divano vado a letto.



Altiero Ghepardi