Nonsource:Dieci piccoli idioti: differenze tra le versioni

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Versione delle 15:38, 20 set 2011

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« Un brillante esempio di indagine parlamentare! »
(La Repubblica su Dieci piccoli idioti)

Dieci piccoli idioti è un romanzo giallo scritto dalla celeberrima scrittrice britannica Sandro Bondi nel 1939.

Controversie editoriali

Il romanzo fu originariamente pubblicato con il titolo di Ten Little Niggers, ma nell'edizione italiana i capoccia della Mondadori si accorsero che il termine "niggers" offende la sensibilità dei cittadini di colore, cribbio! Pertanto lo sostituirono con il più consono Dieci piccoli giovani, belli e abbronzati.
In concomitanza con la discesa in campo del Cavaliere il romanzo subì un nuovo riadattamento e assunse il titolo definitivo di Dieci piccoli idioti.

Trama

Perché accontentarsi di nani e puttane quando nel proprio consiglio di ministri si può contare su un serial killer?

La convention

Otto persone, tutte assolutamente incensurate e iscritte al Popolo delle Libertà, ricevono una lettera in cui vengono invitate a soggiornare per l'estate in una splendida villa ad Arcore. Nonostante nessuno degli invitati conosca il misterioso padrone di casa[citazione necessaria], tutti accettano l'invito: chi per curiosità, chi per ristrettezze economiche, chi nella speranza di ottenere un ministero a forza di pompini al padrone di casa.
Gli otto invitati sono:

Al loro arrivo nella lussuosa dimora, gli ospiti trovano ad attenderli solamente la servitù composta dallo stalliere Vittorio Mangano e dal maggiordomo Marcello Dell'Utri. Il padrone di casa invece non è presente perché impegnato a firmare un contratto con gli italiani a Porta a Porta.
Mentre lo attendono gli invitati hanno modo di visitare la villa: a incuriosirli maggiormente è l'enorme collezione di scarpe con la zeppa nella camera da letto del loro ospite e una macabra filastrocca incorniciata sopra i camini di tutte le camere degli ospiti. La filastrocca recita:

C’è un grande sogno
Che vive in noi
Siamo la gente della libertà,
Presidente siamo con te
Menomale che Silvio c’è

La poesia, evidentemente composta da un Povia abbruttito dal vizio della zoofilia e imbottito di barbiturici, continua sulla stessa falsariga per altre 245 ributtanti strofe. Evitiamo di trascriverle per non turbare la digestione ai nostri affezionati lettori.

I primi segnali

La catena di delitti e le accuse alla sinistra bolscevica

La strage di Arcore diventa un caso mediatico di interesse mondiale. Frotte e frotte di paparazzi si appostano intorno alla villa nella speranza di riuscire a fotografare qualche particolare truculento, ma alla fine solo El Pais riuscirà a pubblicare qualche foto.
Il caso viene affidato al magistrato Antonio Di Pietro, il quale nonostante tanta buona volontà e un diploma di quinta elementare non riesce a cavare un ragno dal buco.

Accoglienza

Voci correlate