Nonnotizie:Veneto escluso dalla Celtic League, giustiziati i consiglieri traditori

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20 luglio 2009

Un tifoso del Benetton Rugby Treviso evidentemente scosso dopo aver appreso che la sua amata squadra è caduta vittima di un meschino complotto.

Treviso- Una cappa di angoscia e desolazione aleggia da stamattina sulla città del radicchio e dell'Ombralonga. C'è chi urla e si strappa i capelli, chi nasconde le lacrime dietro un fazzoletto verde, c'è persino qualche ostinato che evidentemente non riesce ad accettare il crollo del mito in cui aveva sempre creduto e ripete con voce rotta: "Non può essere vero, non può essere vero. Chi è che vanta ascendenze più celtiche delle nostre?"
Eppure è così, e neppure le ossessive litanie di qualche negazionista possono cancellare l'orrore che ha sconvolto le convinzioni di Treviso e della Padania tutta: il Benetton Rugby è stato escluso dalla Celtic League.
La notizia era trapelata stamane, veloce e fatale come uno sbarco di magrebini. La blasonata Benetton, squadra locale che tante soddisfazioni ha saputo regalare negli anni al fiero popolo veneto, era in lizza per rappresentare l'Italia (stato che per altro noi non riconosciamo ndr) al prossimo torneo anglosassone. Il fazioso consiglio di Federazione ha però svelato il suo volto da novello Giuda e, senza neppur richiedere il simbolico compenso di trenta denari, non solo ha bocciato la candidatura del Benetton ma ha scelto come portabandiera gli Aironi di Parma e i Pretoriani di Roma!
A personificare l'immediato degno delle nobili genti trevisane, ecco la subitanea ma signorile dichiarazione del presidente del Benetton Mario Borghezio:

« E noi dovremmo mandare a rappresentarci una squadra di Roma ladrona? Amizi de la Patania, impugniamo le armi! Prendiamo lo sporco che si annida nel nostro sport e buttiamolo fuori a calci in culo! »

Una moltitudine di tifosi ha quindi invaso la sede della federazione italiana di rugby e qui, mossa da un legittimo desiderio di vendetta giustizia, ha trascinato all'aperto i consiglieri impiccandoli a un albero al termine di un veloce ma equo processo. Solo uno degli sciagurati malfattori è sfuggito alla giusta punizione; il tale, che gli astanti hanno identificato con sicurezza come terrone, è riuscito a seminare il panico nella folla maledicendola con arcane formule magiche e ha approfittato del panico dilagante per filarsela.
Neppure questa sana ordalia è comunque riuscita a ridare il sorriso ai laboriosi padani, che ancora una volta si ritrovano danneggiati dal loro eccessivo buonismo e dai sotterfugi messi in atto dalle arretrate e invidiose popolazioni circostanti.

Fonti