Agamennone

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Template:Incostruzione Agamennone Atride di Argo, Anax Andròn (cioè, per gli amici, AAAAA) è considerato unanimemente il modello che ogni buon figlio, fratello, padre, marito, re e comandante di esercito dovrebbe seguire per essere al top delle proprie performance. Peccato che però lui non lo sapesse, perché magari così in vita sua si sarebbe comportato un po' meno da stronzo.

Agamennone, chi era costui?

Agamennone era il Re, il signore di eroi, il pastore di eserciti, il boss, il capoccia, l'Oscuro Sire, il pezzo grosso, il potere forte, la longa manus dietro tutti i complotti, l'Andreotti dell'Antica Grecia, il Re di Micene e di Argo, il generalissimo, il Conte di Brabante, il Califfo di Baghdad, il Lord dell'Ammiragliato, il Presidente della Repubblica, l'Amministratore delegato, il duce, l'allenatore, l'imperatore, il capopopolo, il Gran Maestro dei Templari, il caporalmaggiore, il caudillo, il Padrino, il premier, il ministro plenipotenziario ad interim, il cardinale camerlengo, il dittatore, il despota, il Primo Console, il feldmaresciallo, il regista, il sindaco, il Capitano della Nave, il tribuno della plebe, il leader, il Principe di sangue, il primario dell'ospedale, il Signore degli Anelli, il rabbino capo e il Granduca Monocolao. Grossomodo diciamo che egli governava un sacco di roba. Ecco, Agamennone era costui.

Ma per meglio capire come abbia potuto diventare così potente e riuscire a gestire tutto il suo potere risultando soltanto arrogante e odioso a tutti è tutto da chiarire. E perciò verrà ora chiarito.

Biografia

Un ottimo background famigliare

Diciamolo, se potessimo scegliere la famiglia in cui nascere, seglieremmo tutti la famiglia di Agamennone. È con queste parole che si apre il verbale della conferenza "Noi che amiamo il masochismo" ed è con queste parole che s'intende aprire la trattazion riguardo alla vita di Agamennone. E in effetti, come non invidiare la famiglia di Agamennone? Vediamone i membri più illustri:

  • Tantalo, bisnonno di Agamennone; a parte che secondo wikipedia ha due padri e quattro madri, è famoso perché organizzava festini tra gli dei a base di suo figlio. Gli dei però asserirono che non era stato tagliato bene e tosto lo punirono tra atroci sofferenze. Morale, era un cannibale e un pusher di bassa lega. Al giorno d'oggi fortunatamente sono i figli che si sniffano i padri, come mostra eloquentemente il caso di Keith Richards.
  • Pelope, nonno di Agamennone. Dopo essere stato ricomposto dagli dei, divenne per un po' l'amante di Poseidone (sì, quello del tridente. Non oso pensare al dolore che ha patito il Nostro). Poi cambiò parrocchia e decise di puntare subito in alto, corteggiando la figlia vergine e infelice di un re psicopatico e omicida. Questi (chiamato Enomao, per la sua vibrante opposizione al regime di Pechino) sfidava i pretendenti della figlia (ma pure i suoi pretendenti) a una gara di carri, li batteva e poi li ammazzava. Pelope risolse brillantemente il problema ammazzando il vecchio malvissuto DURANTE la gara, ripassando più volte sopra il suo corpo esanime, bruciando tutte le sue statue e uccidendo tutti i testimoni presenti sulla scena. Poi conquistò tutta la Grecia meridionale e per modestia la chiamò Peloponneso.

La moglie di Pelope si chiamava Ippodamia (perché era stata partorita in un ippodromo) e da Pelope ebbe due figli: Tieste (partorito a Trieste, pensate un po' che roba) e Atreo (partorito nell'atrio dell'ospedale). Ma mentre la Ippodamia faceva la buona donna di casa, condizione che nell'antica Grecia si riassumeva nella formula augurale donna schiava, chiava e lava, Pelope, evidentemente entusiasta della sua riscoperta eterosessualità (anche Grillini, dopo aver sperimentato il tridente, diventerebbe uno strenuo persecutore di checche, ritengo. E poi si dice che gli dei non fanno magie...) spargeva allegramente il suo seme a destra e a manca, con le ragazze di tutte le stazze. E così, come capita in questi casi, figliò come un coniglio, ma tra tutti i figli che ebbe privilegiò senz'altro Crisippo. Ciò dispiacque molto alla sua famiglia vera. Ippodamia cadde in crisi per Crisippo. Tieste era molto triste. Atreo molto tetro. Sicché i tre, di comune accordo, decisero di regalare a una vacanza a Tebe, dove egli finì per diventare oggetto delle amorevoli cure del laido re Laio, tali da indurgli il suicidio.

La reazione di Pelope fu tremenda. Maledisse Laio, che in effetti un po' se lo meritava. Maledisse Ippodamia, che però era semplicemente in menopausa e perciò molto irascibile/depressa. Maledisse l'agenzia di viaggi Thebes Adventure, che non aveva specificato, a dirla tutta, di che avventure si occupasse. E maledisse pure Atreo e Tieste, non tanto perché li sospettasse colpevoli di qualcosa, ma perché alla notizia della morte di Crisippo avevano organizzato un rave party nella stanza del trono. Poi, contento di aver sperimentato anche la gioia di scagliare maledizioni a destra e a mancina (già che c'era maledisse pure uno straccivendolo, tre barbagianni, mezzo monaco taoista cinese e settanta termiti) schiattò.

Chi doveva diventare il nuovo re? Io, disse Atreo. No, io!, disse Tieste. Fatto sta che erano gemelli. E nemmeno gemelli come Zack e Cody di Disney Channel, dove uno è uscito prima dell'altro, no! Erano nati INSIEME, erano gemelli siamesi (cosa che a suo tempo aveva fatto sospettare a Pelope che Ippodamia andasse a fare vacanze in Oriente con le amiche non tanto per cercare una nuova spiritualità, bensì con lo stesso progetto che hanno i moderni giovani europei quando partono per l'Erasmus). Ma torniamo in atrio... ehm, a Trieste. Eh, scusate, volevo dire ad Atreo e Tieste. Per prima cosa contattarono un chirurgo per staccarsi l'uno con l'altro, senza rendersi conto di attuare così la prima parte della maledizione paterna (sarete divisi su tutto!).

Vabbè, per farla breve: Tieste ruba il regno ad Atreo;
Atreo ruba il regno a Tieste;
Tieste scappa ad Hammamet per non essere processato lasciando i suoi figli però in Patria;
Atreo, sdegnato per questo comportamento sì poco paterno, lo richiama per un pranzo di pace. Ci saranno anche i tuoi figli! gli dice, e non mente: difatti glieli serve a pranzo, nella migliore tradizione di famiglia.
Tieste però non apprezza più di tanto questa tradizione e reputa peraltro il cibo poco cotto.

Gli anni passano, Atreo regna spudoratamente e, già che c'era, pensa pure di sposarsi. E sposa una donna il cui nome è ai fini della storia irrilevante, ma che è figlia di un uomo il cui nome tanto irrilevante non è, in quanto si chiama Catreo. Insomma, Atreo è genero di Catreo. E da questa famiglia così ben assortita, chi volete che sia potuto venir fuori? Ecco, appunto.

Agamennone e la sua felice infanzia

Da Atreo e dalla sua moglie senza nome son venuti fuori due fior di figlioli, vale a dire Menelao (il minore) e Agamennone (il maggiore). Sin dall'infanzia i due fratellini mostravano già alcuni tratti distintivi della loro personalità: Agamennone spadroneggiava su tutto, dai peluches, ai giochi del computer, alle fidanzatine dell'asilo, mentre Menelao subiva passivamente, felice di avere un fratello tanto figo e spadroneggiante. Atreo, che sarà stato pure un pluriomicida cannibale e fratricida ma che comunque era un buon padre, li guardava lieto crescere secondo i suoi principi: forte e prepotente il maggiore, debole e un po' sfigato il minore. La madre invece faceva le solite tre cose in croce, cioè lavare-chiavare-cucinare. Ma questa idillicaca situazione stava per avere una bruschissima battuta d'arresto.

Tieste, triste per le sue recenti sventure, aveva escogitato un piano geniale per rifarsi dei torti subiti: violentò di nascosto sua figlia. Sì, avete capito bene, non la figlia di Atreo, ma la propria, che viveva nella reggia dello zio. A salvare Tieste dalla potenziale figura di cretino che si meritava per questo colpo di genio, ci pensarono la memoria e l'utero di detta figlia: la prima perché la povera figliola non si ricordò una beneamata mazza di chi fosse stato il suo amante d'una notte; il secondo perché, seguendo le tappe che trasmissioni quali La vita segreta di una teenager americana c'hanno insegnando ad amare, in capo a nove mesi sfornò un bel frugolino. Il fatto che fosse frutto di un'unione incestuosa tra un intrigante assassino e discendente da una famiglia di macellai e della sua figlia rincoglionita non devono portare a cattive conclusioni: il piccino fu, almeno per i primi tre mesi di vita, un bambino neonato, tanto che Atreo lo considerò pressoché suo figlio e gli diede come nome Egisto.

E gli anni passarono, tanto per cambiare, e Agamennone e Menelao ed Egisto, oltre alla pletora di figli illegittimi che immancabilmente costellano una reggia reale, crescevano felicemente e senza contrasti interni. Ma come avete facilmente intuito, questa situazione idilliaca degna di Playhouse Disney non può durare più di tanto, in una narrazione riguardante un glorioso eroe: questo perché secondo le Convenzioni Eroiche del 1367 a.C., stipulate a Messene da un manipolo di gloriosi militi, un glorioso eroe può esser detto tale solo se ha subito nella sua vita almeno cinquantasette disgrazie. E allora vediamo che disgrazia oscena e deplorevole gli si parò davanti, alla stregua di un ufficiale giudiziario quando ti deve notificare una denunzia.

Fatto sta che Tieste, che s'era dato alla macchia per alcuni anni, tornò di punto in bianco a Micene, alla reggia di Atreo, e come al solito provocò uno sfacelo: entrò dalla porta di servizio per non farsi sgamare, andò da sua figlia Pelopia, gli rivelò di essere il padre di Egisto oltre che il nonno, la spinse con questa notizia al suicidio (e tte credo, non era sicuramente un padre modello uno che non fa niente quando gli servono i figli da mangiare e anzi poi stupra l'unica sopravvissuta...) e si rivelò poi ad Egisto, ordinandogli di vendicarlo uccidendo Atreo. Si svolse allora questo dialogo:

- Egisto: “Non sono sicuro di volerlo fare...”
- Tieste: “Perché no, scusa? Dov'è finita l'obbedienza dei figli verso i padri? Dove gli antichi eroi? Dove i bei tempi andati? Scusa, mi son lasciato prender la mano...”
- Egisto: “Beh, insomma, non capisco perché dovrei ubbidirti... cioè, tu ricompari dopo anni, mi racconti che sei il mio padre/nonno e che devo ammazzare chi mi è stato sempre vicino? E perché dovrei farlo?”
- Tieste: “Egisto, insisto!”
- Egisto: “Ah, vabbè, allora va bene... ti voglio bene, papà!”
- Tieste: “Lo so...”

Il resto della vicenda è eloquentemente spiegato sulla Wikipedia greca:

« Ο πατέρας του Αγαμέμνονα, Ατρέας, δολοφονήθηκε από τον Αίγισθο, ο οποίος κατέλαβε το θρόνο και βασίλευε από κοινού με τον πατέρα του, Θυέστη, αδερφό του Ατρέα. Εν τω μεταξύ, ο Μενέλαος και ο Αγαμέμνονας κατέφυγαν στον Τυνδάρεω, βασιλιά της Σπάρτης, όπου παντρεύτηκαν τις κόρες του: ο Mενέλαος παντρεύτηκε την Ελένη κι ο Αγαμέμνονας την Κλυταιμνήστρα.
Ο Μενέλαος διαδέχτηκε τον Τυνδάρεω ως βασιλιάς της Σπάρτης, ενώ ο Αγαμέμνονας, με τη βοήθεια του αδερφού του, κατάφερε να ανατρέψει το Θυέστη και τον Αίγισθο και να επανακτήσει το βασίλειο των Μυκηνών. Κατάφερε μάλιστα να επεκτείνει το βασίλειό του κι έτσι έγινε ο ισχυρότερος αρχηγός της Ελλάδας. »

Perciò possiamo passare oltre.

Dici donne e dici danno...

La guerra di Troia

Agamennone non c'è più

Fonti storiografiche

Al giorno d'oggi possiamo affermare contro ogni ragionevole e irragionevole dubbio che le fonti storiche da cui possiamo attingere notizie attendibili riguardo Agamennone sono varie e molteplici. Nello specifico:

  • L'Iliade: Omero sceglie di raccontare la guerra di Troia parlando dei trenta/quaranta giorni più di merda di tutto del conflitto. Ne viene spontaneo che anche tutti i protagonisti ne vengon fuori dipinti nel loro aspetto peggiore: Achille come un piagnone viziato, Nestore come un vecchio barbogio, Diomede come un folle deicida, Ettore come uno tutto casa e guerra. Cioè, l'unico che viene risparmiato è Tersite, di cui in effetti era ben difficile dire qualcosa di peggiore della realtà effettiva. Agamennone appare quindi nella maggior parte del poema come un uomo prepotente, leggermente stupido e parecchio vile: Gasparri, praticamente. Le antologie scolastiche tendono poi ad accentuare questo suo lato e dirne su peste e corna, tralasciando più o meno volutamente tutte le parti in cui si fa un culo tanto in battaglia e quelle in cui lui ed Achille ritornano amiconi per la pelle. Una congiura mediatica bella e buona, credete a me.
  • La tragedia Agamennone di Eschilo
  • Age of Mythology
  • Troy
  • Questo articolo: ebbene sì.

Voci correlate