Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché siamo dei cretini. Il titolo corretto è Il mercante di Venezia.

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Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Il mercante di Venezia

Il mercante di Venezia è una commedia all'italiana di William Shakespeare.


C'era una volta

 
Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Gli spoiler rendono il testo più aerodinamico aumentandone la velocità, quindi attenzione ai colpi d'aria.

Parte prima: la bistecca e la gnocca

A Venezia, il mercante Antonio è con l'acqua alla gola per i debiti: i suoi tentativi di arricchirsi mediante il gioco d'azzardo sono cristianamente andati in fumo e le sue ultime sostanze sono investite nei suoi traffici marittimi. Il nostro, in preda alle preoccupazioni, si confida con il suo carissimo amico Bassanio:

Antonio :   Bassanio, amico mio, sono seriamente angosciato nonché preoccupato per i miei commerci. Ho investito le mie ultime risorse monetarie e se questa spedizione dovesse andare a monte resterei senza una lira  
Bassanio :   Sì?  
Antonio :   Già, probabilmente dovrei tirare la carretta e accingermi a campare di debiti. E tu sai cosa fanno ai debitori incalliti, qui a Venezia, no? Ti torturano in piazza, ti staccano pezzi di carne, ti cagano in gola. Dopo avermi ucciso in seguito a lunghe sevizie, violenterebbero il mio cadavere e ne userebbero le varie parti come soprammobili taroccati svenduti alle fiere di paese. Ucciderebbero la mia famiglia e brucerebbero le mie proprietà per farne un falò.  
Bassanio :   Davvero? Uao, fratello. Interessante una cifra. Senti, amico, mi servono urgentemente tremila ducati per cercare di rimorchiare una donna al gratta e vinci. Ho una possibilità su tre di riuscirci, nel qual caso non te ne verrebbe assolutamente niente in tasca. Che ne dici di indebitarti con quell'usuraio ebreo che medita vendetta nei tuoi confronti perché gli hai rivolto cori razzisti e gli hai rovinato i bilanci economici, e che sarebbe disposto a qualsiasi subdolo cavillo legale pur di vederti morto o ridotto in miseria?  
Antonio :   Va bene.  

Così i due si dirigono dall'usuraio in questione, tal Shylock, per mettere a punto il prestito di tremila ducati:

Antonio :   Ehi, tu! Parlo con te, ebreo deicida barbone canaglia! Facciamo affari.  
Shylock :   Signor Antonio. Mi hai insultato, sputato in faccio, deriso pubblicamente. Mi hai abbassato i pantaloni davanti a tutta la classe per poi ridere della mia circoncisione. Mi hai fatto lo sgambetto all'asilo davanti alla maestra per poi dire che volevi liberarmi dal demonio e convertirmi alla tua religione. È un piacere fare affari con te, tant'è che non ti chiederò neanche gli interessi!  
Antonio :   Non pensavo che uno sporco giudeo checca come te potesse essere gentile. Accetto, brutto stronzo galileo!  
Shylock :   E dato che, come ti ho detto, nutro affetto nei tuoi confronti, ti offro uno scherzo tra amici. Se non mi pagherai in tempo sarò autorizzato a tagliarti una libbra di carne. E sarò io a decidere da quale parte del corpo ottenere la libbra. Ci stai?  
Antonio :   Va bene.  

Sbagliare è umano, perseverare è da pirla.

Parte seconda: gli scrigni

Porzia, la donna che Bassanio vorrebbe conquistare col denaro, pur non avendola mai vista in faccia, ha appena perso il padre, il quale, onesto e amorevole nei confronti dei cari, è precedentemente defunto pronunziando alla figlia i lacrime le seguenti, commoventi parole d'addio sul letto di morte:

« Figlia mia, nel nome dell'amore paterno che provo per te, l'unico frutto del grembo della buon'anima della mia quinta moglie, pubblica quest'inserzione sul giornale di domani: "Vendesi figlia di bell'aspetto e buone misure, nuova di zecca e danarosa. Pratico libretto d'istruzioni incluso. Garanzia semestrale. Astenersi straccioni ed ebrei". »

E per quanto nessuno vigilasse sull'effettiva applicazione dell'ultima volontà dell'amorevole pater familias, affinché la trama possa continuare è necessario che l'oggetto in vendita, ossia Porzia, accetti di sottostarvi, in tutti i sensi. Il bando prevede che il corteggiatore, dopo aver depositato la sua offerta libera, debba scegliere di aprire uno fra tre scrigni di diverso materiale:

  • Uno d'oro, con su scritto: "Colui che mi sceglie avrà ciò che tutti gli uomini vogliono: denaro, sesso e potere".
  • Uno d'argento, con su scritto: "Colui che mi sceglie avrà ciò che merita: denaro, sesso e potere".
  • Uno di piombo, con su scritto: "Colui che mi sceglie dovrà affrontare mille pericoli e rischiare tutto quello che ha".

Che enigma impossibile, signori. Altro che l'ipotesi di Riemann, la Teoria di Yang-Mills, le Equazioni di Navier-Stokes, la Congettura di Birch e Swinnerton-Dyer o la confutazione del Quinto postulato di Euclide: questo sì che è un vero enigma impossibile. Nel caso il pretendente fallisse, egli dovrà lasciare la Patria per sempre e non potrà mai accostarsi ad alcuna donna. Il che denota come Porzia, oltre a essere imperatrice di Venezia, detiene il controllo mentale su ogni altra donna del globo. Roba grossa, insomma. Molto più della fantasia di Shakespeare in quest'opera, in realtà.

Parte terza:

Prima dell'arrivo di Bassanio, due principi danarosi affrontano la prova degli scrigni, ovviamente fallendo. Il primo è il principe del Marocco:

« Tu bella donna, Porzia. Io volere te sposare e fare tanto snu-snu. Io affrontare prova. Io ricco. Io non essere cattivo solo perché nero. Io buono. Tu tanto buona. »

Il secondo è il principe del Regno di Aragona, che Shakespeare rapresenta a cavallo di un toro e brandendo lo spadino di Zorro. Ma nessuno dei due indovina lo scrigno giusto. Dopodiché arriva Bassanio, e cosa accade?
Sceglie lo scrigno giusto.
Che era quello di piombo.
Che gran colpo di scena, signori! Quanto spannung, quale inaspettata svolta degli eventi! Chiniamoci di fronte a tanto ingegno ed evitiamo operette di più basso valore come Amleto o Macbeth!

Parte quarta:

Parte quinta:

Note

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