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La spedizione dei mille è un episodio del Risorgimento, del 1860, quando un corpo di volontari, pagando una quota di 20 lire a testa, partì per un viaggio organizzato dal noto tour operator Giuseppe Garibaldi (non per niente soprannominato “l'eroe dei due mondi”) alla scoperta delle “bellezze marittime del Regno delle Due Sicilie”. In seguito, vuoi perché i negozi di souvenir ti fanno dei prezzi osceni per delle cagate, vuoi perché uno cerca sempre di essere originale, i mille finirono per portare a casa, come ricordo del viaggio, direttamente il Regno delle Due Sicilie.

Un corpo di spedizione che non aveva mai sentito parlare della Lega Nord.

Camillo Benso, conte di Cavour, si apprestava in quei giorni a spedire una missiva, indirizzata a re Francesco II di Borbone. Il contenuto della lettera è riassumibile più o meno così:

"Maestà, in questo periodo per me molto impegnativo; sapete, il Regno di Sardegna sta affrontando una fase di ristrutturazione interna, abbiamo deciso di allargare l'attività ed estendere il volume degli affari, trovo comunque il tempo di scrivervi un paio di righe. Perché? Vi chiederete voi, è presto detto: il mio sovrano, Vittorio Emanuele II, dato che l'Austria non si decide a mollare il Veneto, sta considerando con interesse il Vostro regno, spinto dall'ambizione di essere l'unico re d'Italia. Ora noi sappiamo come la pensate sull'idea dell'Italia unita, ma non è che ce ne freghi un granché del vostro parere, quindi vengo subito al punto: siccome organizzare una spedizione militare costa, e a noi tra l'altro piace vincere facile, non è che potreste arrendervi, farci annettere il vostro regno e andare in esilio? Resto in attesa di una vostra sollecita risposta".


Sollecita risposta che non venne mai... Cavour, confuso, pensò dapprima ad una grande maleducazione di Francesco II, e lo tempestò di letterine più brevi:

« Xké non m risp? »

Quindi sospettò di un disservizio delle poste italiane, che già funzionavano male ancora prima che l'Italia nascesse. Dunque prese la decisione di organizzare un proprio corpo di spedizione, su base volontaria, di mille baldi giovanotti padani, capitanati da Giuseppe Garibaldi. La “spedizione con i mille” doveva disporsi in fila lungo tutta la strada che separava Torino da Napoli, e, a staffetta, passarsi la lettera di Cavour l'un l'altro fino alla città partenopea. Al fine di permettere un agevole riconoscimento tra gli “speditori”, Cavour comprò loro mille camicie rosse catarifrangenti, di modo che non venissero investiti da carrozze di passaggio nelle ore notturne.

Si parte!

Il corpo di volontari si ritrovò sulla spiaggia di Quarto, in Liguria, per una cena di gruppo in cui conoscersi meglio. Tuttavia Garibaldi, che era troppo figo per attenersi alle istruzioni di chicchessia, tanto meno di Cavour, decise di fare di testa sua. Diede ordine di ciulare due navi, il Piemonte ed il Lombardo, di proprietà di un armatore di nome Rubattino Borghezio, che in seguito al furto finì sul lastrico (episodio mai perdonato dal discendente di Rubattino, Mario, che definirà Garibaldi “delinquente” e “mafioso”). I mille si imbarcarono in massa con la lettera, comunque decisissimi ad effettuare la consegna, e partirono. Purtroppo, nessuno di loro era molto ferrato in geografia, e non ce n'era uno che sapesse la strada per Napoli. Incazzati neri, fecero scalo a Talamone e Porto Santo Stefano, chiedendo indicazioni ai passanti, ma non ottennero grande aiuto. Fu Nino Bixio a rompere gli indugi:

« Dai raga, Napoli sta a Sud no? Andiamo verso Sud allora, un cartello lo troveremo... »

Ma non lo trovarono, e finirono con lo sbarcare a Marsala, in Sicilia.

- I mille: “Ma dove cazzo siamo?”
- Uno del posto: “A Marsala, in Sicilia...”
- Uno dei mille: “Ah! Dove ci fanno il sapone!”
- Garibaldi: “Ma quella è Marsiglia, demente...”

A questo punto si aprì una fase di stallo, nella quale i mille vagarono oziosamente per la Sicilia, indecisi sul da farsi e senza un'idea che fosse una su come arrivare a Napoli.

- Bixio: “Dai raga... Andiamo verso Nord...”
- Gli altri 999: “Sta' zitto Bixio! Che se diamo retta a te ci ritroviamo in Groenlandia!”

Ai mille si unirono una valanga di altri abitanti del luogo, entusiasti alla prospettiva di fare l'Italia e liberarsi dei Borbone, perché se i mille non avevano mai sentito parlare della Lega, loro non avevano mai sentito parlare dei Neoborbonici.