Marte (divinità): differenze tra le versioni

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==Il mito==
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===Le origini di Roma===
Raggiunta la maturità mise in pratica gli insegnamenti di Priapo andando a ingravidare [[Rea Silvia]] che diede alla luce [[Romolo]] e [[Remo]], due gemelli per la pelle. In seguito il dio vigilò su suoi figli e sulla città di [[Roma]] proteggendone i raccolti e i soldati, diventando così la principale divinità di un gruppo di contadini con l'hobby di spaccare la [[testa]] a chi aveva qualcosa da ridire sul fatto che dominassero il [[mondo]].

==Il culto a Roma==
Dio della guerra, dei raccolti e della gioventù veniva ovviamente festeggiato in [[primavera]]. I romani erano delle tali [[fungirl]] di Marte che gli dedicarono un mese: ''[[Marzo]]'', durante il quale il popolo tutto urlava a più non posso e percuoteva le pentole con i coperchi per avvisare i popoli limitrofi che era di nuovo il momento di farsi ramazzare.<br />
I suoi sacerdoti, i Salii, erano incaricati di spargere il sale sulle ferite degli sconfitti e dileggiarli nei modi più fantasiosi possibili.

A Roma era anche stata eretta una [[fontana]] i suo onore dove [[Nerone]] una volta si fece il bagno, riuscendo in un sol colpo a far inferocire la [[folla]] circostante e a beccarsi una necrosi ai [[testicoli]] per l'alto contenuto di [[piombo]] delle condutture romane.

==Voci correlate==
*[[Ares]]

[[Categoria:Divinità]]
[[Categoria:Esseri mitologici]]

Versione delle 19:40, 10 nov 2011

Disambiguazione – "una divinità della guerra" rimpalla qui. Ritenta, sarai più fortunato. Se ti aspettavi quello che credeva di essere una divinità della guerra, vedi Ares.
« O Marte o Morte! »
(Qualcuno che ha fatto evidentemente confusione.)

Marte era il dio romano della guerra e della fertilità dei campi, figlio di madre ignota e di nessun padre la sua registrazione all'anagrafe dovette presentare difficoltà non indifferenti. Spesso associato al greco Ares in realtà condivide con questo solamente la passione per gli oggetti lunghi e appuntiti, mentre lo supera in intelligenza e gusto nel vestire. Inoltre pare che ce l'abbia più lungo.

Il picchio, animale sacro di Marte. Minaccioso e virile come ogni simbolo guerresco che si rispetti.

Il mito

Tutto ebbe inizio quando la dea Giunone, o un'altra dea chiamata Tellus, decise di avere un figlio senza l'aiuto del marito. Siccome la fecondazione eterofila era stata messa fuori legge perché ritenuta immorale dalla chiesa Giunone/Tellus chiese aiuto alla dea Flora che le regalò un fiore da infilarsi nell'apposito orifizio. Evidentemente i cetrioli non erano ancora stati inventati.

In ogni caso Giunone/Tellus rimase incinta, cosa che dovette scatenare il panico nelle discussioni di girlpower di allora, e dopo nove mesi partorì Marte che affidò alle cure di Priapo. Il grande[citazione necessaria] dio lo istruì nell'arte della guerra, cosa in cui eccelleva visto che tutte le guerre non sono in generale che un gigantesco sventolamento di peni per vedere chi è dotato dell'organo genitale più lungo.

Le origini di Roma

Raggiunta la maturità mise in pratica gli insegnamenti di Priapo andando a ingravidare Rea Silvia che diede alla luce Romolo e Remo, due gemelli per la pelle. In seguito il dio vigilò su suoi figli e sulla città di Roma proteggendone i raccolti e i soldati, diventando così la principale divinità di un gruppo di contadini con l'hobby di spaccare la testa a chi aveva qualcosa da ridire sul fatto che dominassero il mondo.

Il culto a Roma

Dio della guerra, dei raccolti e della gioventù veniva ovviamente festeggiato in primavera. I romani erano delle tali fungirl di Marte che gli dedicarono un mese: Marzo, durante il quale il popolo tutto urlava a più non posso e percuoteva le pentole con i coperchi per avvisare i popoli limitrofi che era di nuovo il momento di farsi ramazzare.
I suoi sacerdoti, i Salii, erano incaricati di spargere il sale sulle ferite degli sconfitti e dileggiarli nei modi più fantasiosi possibili.

A Roma era anche stata eretta una fontana i suo onore dove Nerone una volta si fece il bagno, riuscendo in un sol colpo a far inferocire la folla circostante e a beccarsi una necrosi ai testicoli per l'alto contenuto di piombo delle condutture romane.

Voci correlate