Macchinista
« Il treno vuol bene alla pioggia.
Se piove, si lustra e sfoggia
il suo fischio d'aiuto.
È notte. S'è forse perduto
in mezzo alla nebbia dei fiumi
e non vede più i lumi
della nostra città?
Il macchinista che fà?
S'affaccia, s'affaccia
e la pioggia gli sferza la faccia,
il vento gli ruba la voce
il bianco sorriso veloce.
Sol grande orologio il suo cuore
gli batte il fragore
del treno che va[1]. »(Il poeta Alfonso Gatto pensa al treno in ritardo che sta aspettando sotto la pioggia.)
« Ma porca troia! Sono qui al buio, al freddo, bagnato fradicio, è quasi mezzanotte e questo treno di merda ancora non si vede. Ma che cazzo fa il macchinista? »
(Alfonso Gatto un paio d'ore dopo.)
Note
- ^ Il titolo di questa poesia è, per combinazione, Il macchinista.