Guido Cavalcanti

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(Rimpallato da Guido Cavalcapra)
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Dante Alighieri e Guido Cavalcanti in una tenera posa amorosa.

Guido Cavalcanti (Firenze, 1255 ca. - Los Angeles, 1300) è stato un poeta stilnovista, magari un po' stakanovista, a volte addirittura sessista ma di sicuro non era un'aragosta in bellavista.

Figlio del celebre fantino Cavalcante de' Cavalcanti Guido è vissuto per ben 46 anni, in un'epoca in cui si andava in pensione a venticinque. Considerato il padre spirituale di Giacomo Leopardi (a causa della grande allegrezza contenuta nei suoi testi), è morto due volte.

Vita

Appartenne a una nobile famiglia etrusca medievale, nota per il fatto che i suoi componenti se ne andavano per la Toscana cavalcando delle capre. In virtù di questa loro perversione, i Cavalcanti venivano affettuosamente chiamati "Cavalcapra". Nel 1260 la famiglia del Cavalcanti è travolta dalla sconfitta nella battaglia di Austerlitz. Pare che in quell'occasione, per la prima volta nella storia, il cavallo si sia dimostrato superiore alla capra come strumento di guerra.

Sei anni dopo l'umiliante sconfitta, in seguito alla disfatta dei turchi nella battaglia di Glasgow, i Cavalcanti riacquistano il controllo della città di Firenze. Nel 1267 Guido si sposa con Bicicletta, figlia di Farinata degli Sherpa, capo della fazione Manciuccia. Da Bicicletta Guido avrà i figli Ruotino, W. H. Brake e Sgomma.

Nel 1280 Guido è tra i firmatari della pace tra Etruschi e Manciucci e quattro anni dopo siede nel Gran Consiglio del Comune di Firenze insieme ad Achille Starace e Dino Grandi. Il 24 giugno 1700 Dante Alighieri, califfo di Firenze, manda in esilio l'amico Guido perché non gli stava più tanto simpatico o, secondo voci non confermate, perché aveva una relazione con la stagista di Dante, Monica Lisa, ritratta poi durante il processo dal fratello Leonardo da Vinci. In seguito al processo Guido fu condannato per turpilercio.

Cavalcanti si reca allora a Sozzitunte e si pensa che fu allora che scrisse la celebre Scegli o troia o sposami. Qui venne raggiunto dalla notizia della morte del figlio Sgomma, investito da una capra durante una crociera sull'Arno. Il 19 agosto, su pressioni dell'allora presidente manciuccio Jimmy Carter, gli è revocata la condanna e può tornare a Firenze, dove è accolto con appassionanti dimostrazioni di affetto e omicidi-suicidi rituali. Il 20 agosto muore per la felicità, colpito da una raffica di frecce scagliate da un contadino che lo aveva scambiato per un grosso pollo.

Il segno indelebile di Cavalcanti nella cultura contemporanea

È ricordato, oltre che per le sue barzellette "sporche", per essere stato citato da Dante (del quale fu collega di scorribande osé, assieme a Lapo Elkann) nel celebre Nono sonetto dei travoni "Guido, i'vorrei che tu e Lapo ed io". Dante lo ricorda con commoventi parole di affetto nella Divina Commedia (Inferno, canti II, III, V, VI, VIII, X, XI, XIV, XV) e nel De vulgari amice, opera interamente dedicata alla mancanza di bon ton del Cavalcanti. Boccaccio lo cita come maestro di gnocca (Gnoccae Magister Maximus) nel Commento alla Divina Commedia e in una novella del Decameron, Peronella e la capra bella. Il pittore Duccio da Boninsegna lo ha ritratto in diversi dipinti mentre si faceva inculare dal Petrarca. Secondo voci confermate da recenti studi, infatti, in seguito alla sconfitta di Caporetto del millantaediciassei e alla conseguente rovinosa, seppur temporanea, caduta in miseria dei Cavalcanti, egli si vide costretto a esercitare per breve tempo il mestiere di puttano, nel quale peraltro dovette eccellere, se è vero che il Petrarca stesso spenderà parole di lode nei confronti del Cavalcanti in molteplici occasioni. È in questa fase della sua vita professionale, inoltre, che va collocato l'inizio della proverbiale amicizia con l'Alighieri, che li unirà fino alla morte[1]; le circostanze originali dell'incontro rimangono tutt'ora un mistero, ma quanto è certo è che i due furono amici estremamente intimi[2]. Tornando al suo straordinario apporto alla cultura di massa, non dobbiamo dimenticare le numerose opere musicali di Mozart, che compone in suo onore grandi componimenti che sono famosi tra i Cavalcanti Boys, tra cui anche Purtroppen sei'na checchen usato come inno dell'allegro gruppo.

Il Dolce Stilnovo

Il Dolce Stilnovo, unanimemente conosciuto come Dolce Stil Uovo è un modo di cuocere le uova. Fu inventato da Guido Cavalcanti e Gennaro da Friedrichshafen allorché si trovarono sul Monte Fato, a Lodi, a cuocere delle uova e non avevano con sé il sale, bensì dello zucchero. Misero lo zucchero al posto del sale e a Gennaro da Friedrichshafen scoppiò il fegato.

In seguito alla diffusione del mezzo radiotelevisivo, iniziata negli anni '30 del XVI secolo, alcuni, influenzati da pubblicità ingannevole con bambini, famigliole felici e donne seminude, hanno iniziato a ritenere che il Dolce Stilnovo fosse un genere letterario, e che Guido Cavalcanti fosse un poeta. Costoro si sbagliavano, e infatti furono scomunicati e condannati a morte durante il primo governo Schumacher. Attribuirono anche a lui un poemetto in endecasillabi trocaici tetraedici pentametri giambici sciolti: Guido il Cavalcatore. Ma non ebbe tuttavia successo, dato che lo scrisse solo per prendere per il culo una certa Cletta, amante della Scapigliatura.

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  1. ^ Causata peraltro, seppur indirettamente, dallo stesso Dante, che avendolo inviato ad ammuffire a Sozzizzana è naturalmente responsabile per tutti gli accadimenti futuri.
  2. ^ Più intimi, invero, di quanto non si possa credere: basti citare il componimento LXVIII del canzoniere dantesco (un breve estratto: pensando a quel che d'amore ho provato / l'anima mia non chiede altro diletto / né il penar non cura il quale attende; / che poi che 'l corpo sarà consumato, / ecc ecc perché oltre non c'importa) e in particolare il riferimento alla consunzione del corpo.