Ermetismo

Da Condiclodepia, l'onciclepadia disclesica.
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« C'è chi scrisse
ermeticamente. »

Schema metrico

Un verso quaternario seguito da senario, con schema metrico ab.

Commento e analisi dell'opera

Con poche, toccanti parole, l'autore apre una toccante introspezione sull'animo poetico del genere umano, sia di ieri che di oggi, con una nitidezza quasi ineguagliabile e che in alcune parole[1] raggiunge quasi il sublime.

In un continuo spostamento tra il passato e il presente, egli suscita un'inquietudine, tipica dell'uomo moderno, sull'incertezza dei tempi, in una società ormai concentrata sul materiale, in cui l'oblio dell'interiore impera.

Perché sprecare parole quando si può riassumere tutto con un'immagine? Tié, Quasimodo, noi siamo più ermetici di te![2]

Ciò si può vedere nella drammatica contrapposizione di tempi verbali nel primo verso (c'è... scrisse), la quale sembra voler ribadire la condizione del poeta: sebbene esista ed esisterà sempre a causa delle sue opere, tuttavia, grazie al suo essere poeta, è consapevole che la vita è vana e che la gloria può anche essere solo passeggera (notare anche, in questo verso, la ripetuta allitterazione della c, che ricorda incessantemente lo scricchiolio dei sepolcri malchiusi, nei quali le persone che sono state sepolte vive si dibattono, cercando di uscirne fuori, a volte con esito positivo e a volte no; la medesima cosa si può poi dire anche degli zombie che la notte di Halloween emergono dai propri eterni giacigli per portare il Male in quel mondo che spesso con loro fu ingiusto, coadiuvati da legioni di dèmoni infernali e orde di lupi mannari assetati d'odio). Si noti anche il fatto che se si legge dall'alto verso il basso, le lettere iniziali dei due versi di cui questo poema è composto sono C ed E, e ciò non fa altro che confermare la proverbiale maestria dell'Autore.
Il chi ribadisce che coloro che scrissero furono uomini, pertanto esseri soggetti alle peripezie della vita. Regna perciò in tutto il verso un gran pessimismo, a mala pena stemperato dall'iniziale c'è, che, come abbiamo detto, resta come potente monito agli uomini sull'immortalità e della Poesia e di tutta l'Arte.

Ma il secondo verso rimette in discussione tutta l'aura di disillusione creatasi precedentemente: con una sola parola[3], il Poeta rivaluta d'improvviso tutta la negatività antecedente.

Difatti, con ermeticamente, parola piana[4], lenta, rallenta, quasi ferma il discorso lasciato a metà dall'enjambement; con questo egli indica come il silenzio, e perciò la meditazione introspettiva, possa darti la felicità, la consapevolezza che sì il mondo è vano e talvolta ingiusto, ma che pure può essere migliorato, grazie a uno sforzo che parte da un coinvolgimento dapprima iniziale, in seguito collettivo. Stupendoci poi con la strabiliante gamma di significati che questo capolavoro ci offre, il Poeta suggerisce che ermeticamente non deriva da altro se non da Hermes, il dio greco dei ladri. Pertanto, sembra volerci dire, se le cose ti vanno male puoi sempre rifarti con gli altri fottendogli la roba. Come d'altronde fa lo stesso poeta, facendo soldi a palate con libri zeppi di poesie da due righe per pagina.

Note

  1. ^ Meglio ancora: lettere
  2. ^ "Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera."
  3. ^ Messa in enjambement al fine di lasciare col fiato sospeso nel primo verso noi profani, sgomenti per la desolazione lì trattata e ansiosi di trovare una soluzione; come quando si è a scuola, non si ha studiato e d'improvviso una lunga verifica ti sconvolge, lasciandoti dibattere interiormente, alla ricerca disperata di un'illuminazione, un suggerimento, un compagno da cui copiare - inutilmente, tralaltro
  4. ^ con l'accento sulla e di mente

Voci correlate