Concerti Poloslovacchi di Bach: differenze tra le versioni

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I '''Concerti Poloslovacchi''' sono 6 concerti grassi, scritti da [[Johann Sebastian Bach]] in occasione della campagna elettorale del 1735 nel [[Germania|Sacro Romano Impero Germanico]].
I '''Concerti Poloslovacchi''' sono 6 concerti grassi, scritti da [[Johann Sebastian Bach]] in occasione della campagna elettorale del 1735 nel [[Germania|Sacro Romano Impero Germanico]].



Versione delle 18:50, 16 feb 2011

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I Concerti Poloslovacchi sono 6 concerti grassi, scritti da Johann Sebastian Bach in occasione della campagna elettorale del 1735 nel Sacro Romano Impero Germanico.

La nascita dei concerti.

Non si sa con esattezza quando questi concerti videro la luce. Per certo si sa che l'influenza del modello Vivaldiano, Beatlesiano e (nei movimenti lenti) Funerladoommetallaro è molto forte. Fonti recenti (i bigliettini che Giovanni Allevi si portava per le verifiche al Conservatorio) dicono che uno di questi concerti venne presentato al Festivalbar del 1728, poi venne rifiutato dopo la prima puntata: a quanto pare, si trattava dell'ultimo. Quindi, se il VI è stato presentato in quell'anno, l'inizio della composizione di queste opere dovrebbe risalire al'incirca al 1432. La fonte principale prima citata è però poco affidabile, in quanto si sa che Giovanni è troppo povero per comprarsi i libri di testo e, quindi, li studia mentalmente a distanza. Di conseguenza, la loro nascita rimane un mistero.

La dedica.

I Concerti Poloslovacchi sono dedicati, com'è facile evincere dal nome, ad Uberto l'Obeso, governatore della Poloslovacchia ai tempi di Bach. Essi sono anche noti col nome di Concerti Brandeburghesi, in quanto, per un disguido delle Poste dell'epoca, finirono per sbaglio in mano al magravio di Brandeburgo, eterno nemico dei Poloslovacchi (rei di avergli rifiutato il pagamento del Pizzo) che quindi non li fece eseguire. Vennero riscoperti da un bidello del Liceo Classico di Brandeburgo nel Millenovecencionovantanove e recuperati in tempo perché non finissero utilizzati come Mochi Vileda.

I concerti.

Concerto I in Fa dorico Gray maggiore "L'Esagerazione", BMW1046.

Il primo concerto è quello che prevede l'organico più grande: i solisti sono 27 oboi, 13 corni, ventundici violini piccoli, una chitarra elettrica e 5 fagotti. Ad essi si aggiungono 7 cori, 11 orchestre d'archi, 3 clavicembali e una molletta a ciascuno per coristi, oboisti, cornisti e fagottisti.

1. Allegro.

L'Allegro iniziale parte con una serie di contrattempi, ritardi e sovrapposizioni temporali paurose, tanto che a volte si creano gorghi spazio-temporali durante l'esecuzione e qualche spettatore scompare, per poi riapparire solo dopo la diciannovesima battuta del quarto movimento. Qui l'organico non è del tutto spiegato: mancano la chitarra elettrica e i 7 cori, che compaiono solo nell'Adagio'.

2. Adagio triste, disperato e moribondo.

Movimento che più di tutti deve qualcosa all'esempio del Funeral Doom. Gli oboi, i fagotti e i corni suonano in growl, così come i 7 cori a 4 voci l'uno. Da notarsi l'uso della chitarra elettrica solista, chiamata anche a un assolo verso la fine.

3. Allegro.

L'Allegro successivo vede l'assenza dei cori e della chitarra, assoluta predominanza invece ai violini piccoli solisti, che intonano una Fuga a ventundici voci. Questi rari strumenti richiedono un virtuosismo fuori dal comune e una buona padronanza del microscopio per esser suonati, così che spesso si preferisce saltare direttamente dall'Adagio al Minuetto finale.

4. Minuetto - Trii I&II - Quartetto - Polacca - Walzer - Canzoni I&II.

Inframmezzato da due trii, un quartetto, una Polacca, tre Walzer e due canzoni di Eros Ramazzotti, il Minuetto presenta finalmente il pieno organico. Peculiarità interessante è il fatto che le canzoni di Ramazzotti vengano eseguite solo dai cori e dai fiati. Tutti gli esecutori qui devono mettersi una molletta sul naso per tapparselo.

Concerto II in Fa diesis maggiore "Jazz Cino-Napoletano", BMW1047.

Il secondo concerto vede la presenza, accanto a due orchestre d'archi e al clavicembalo (sostituibile con un organo Hammond), dei seguenti solisti: un'orchestra Jazz (tromba, sassofono, contrabbasso e batteria), 4 violini, 3 oboi e un flauto di Pan. La parte della tromba è tanto acuta che a volte finisce negli ultrasuoni. Non è raro, dunque, che nel mezzo di questo concerto giungano pipistrelli e cani tra il pubblico.

1. Allegro con Swing.

L'Allegro d'apertura è interamente dominato dal complesso Jazz. Nessuno è mai riuscito a sentirne la versione originale, perché tutti i solisti iniziano a improvvisare sulla base della propria parte. La tromba (qui impiegata nella rarissima versione in Fa diesis, talmente rara che il WWF l'ha nominata specie protetta) ha la parte predominante, ogni tanto il flauto di Pan e i violini tentano di imitarla (da qui il soprannome di Cino-Napoletano), ma senza successo. Soprattutto tra i jazzers.

2. Andante.

Oboe, un violino, flauto di Pan e contrabbasso soli. Si tratta in pratica di un Blues, di quelli tristi e depressi. Il testo è andato perduto, e persino la musica potrebbe non essere originale: in effetti è così triste che potrebbe averla composta Mariottide. Ma siccome nessuno s'è mai suicidato dopo 15 secondi d'ascolto, e neppure a movimento ultimato: ciò indica che la paternità non è (per ora) in pericolo.

3. Prestissimo agitatissimo.

Un Bebop a 900 brevi al minuto. Andare a metronomo è impossibile, in quanto tale strumento, a simili velocità, non può resistere per più di 4 secondi prima di esplodere. Di solito, quindi, questo brano viene eseguito come un semplice Allegro.

Concerto III in Sol diesis maggiore

L'unico in due movimenti.