Janas

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Veduta notturna del vecchio Amsicora illuminato a giorno dalle janas.
« Ancu ti currat jana mala! »

Le janas sono creature leggendarie diffuse in Sardegna. In realtà sono comuni fatine, molto simili a quelle diffuse in tutto il mondo, ma le janas hanno un accento spiccatamente sardo.
Qualcuno si chiederà perché mai la Sardegna sia così ricca di creature fantastiche, leggendarie o semplicemente strampalate. Il fatto è che la solitudine conduce la mente a divagare oltre i confini della razionalità, ma non solo: in tutta l'isola si produce da sempre un'ottima marijuana e lo stramonio cresce spontaneo in ogni suo angolo. Esso viene assunto, sotto le più svariate forme, dalla popolazione autoctona con la scusa che sarebbe efficace contro gli attacchi d'asma, trascurando volutamente i suoi lisergici effetti collaterali.

L'iconografia ufficiale descrive le janas come piccole donnine esili e graziose, dell'apparente età di 14 anni, dalla pelle chiara e delicata, ma piena di foruncoli sulla schiena e di lanugine nell'ombelico. Indossavano abitini Hello Kitty di colore rosso, sul capo portavano un fazzoletto ricamato con fili d’argento e al collo pesanti collane d’oro, che a lungo andare provocavano loro seri problemi di artrosi cervicale. Ovviamente, possedevano decine di migliaia di scarpe. Potevano emanare una luce così abbagliante da essere usate nell'illuminazione pubblica e non solo: quando il Cagliari di Gigi Riva vinse il suo finora unico scudetto, le fotoelettriche del vecchio Stadio Amsicora non erano altro che janas appollaiate sui pali di sostegno.

Abitudini e stile di vita

Un agglomerato di domus de janas, detto condominius de janas.
   La stessa cosa ma di più: Domus de janas.

La crisi degli alloggi in Sardegna ha radici antiche: persino le janas ne furono vittime. Pur occupando i primi posti della graduatoria per l'assegnazione di un appartamento IACP, sono sempre state scavalcate dai soliti raccomandati. L'unica strada percorribile era quella dell'occupazione. Il collettivo autogestito Jana pro domo sua occupò dapprima tutti i nuraghi sfitti, poi alcune aperture strette e profonde scavate nella roccia dagli antichi Shardana, usate da questi ultimi per l'occultamento di cadaveri, droga e clandestini. Nel tempo, questi angusti pertugi hanno assuno il nome di domus de janas.

All'interno delle loro casette le janas trascorrevano solo le ore diurne, per lo più dormendo, facendo manicure, spettegolando sull'ultima liaison andro-ovina del pastore Peppeddu o sottraendosi a vicenda rossetti, smalti, fondotinta e biancheria intima, lanciandosi l'un l'altra le accuse più infamanti. Dopo il tramonto uscivano all'aperto, per far ritorno alle loro domus solo all'alba, non prima di aver fatto una capatina allo Spizzico dello svincolo di Scraffingiu Nord, dove per colazione era possibile trovare cornetti caldi al casu marzu e brodo di pecora della sera prima, con tutto il suo grasso sopra: un must per i nottambuli dell'isola. Durante le scorribande notturne si divertivano a intrufolarsi nelle case in cui c'era un neonato, per decretarne il futuro: se optavano per il bene, il bambino avrebbe avuto una vita gioiosa; se optavano per il male, avrebbe avuto un futuro denso di sfighe. L'umore del momento poteva fare la differenza: una litigata con una sua simile, un due di picche ricevuto in discoteca o semplicemente il ciclo mestruale (eventualità tutt'altro che remote), avrebbero segnato la vita per sempre. Si spiega così perché le popolazioni sarde siano tendenzialmente sfigate, votate all'assistenzialismo e capaci solo di piangersi addosso.

L'autore di questo articolo è stato contattato da un sedicente "Movimento Per L'Emancipazione Dei Sardi Stanchi Di Essere Considerati Pocos, Locos Y Male Unidos (MPLEDSSDECPLYMU)", che gli ha chiesto:
«Monellaccio, perché scrivi queste cattiverie?»
L'autore non ha capito la domanda.
Così carine, così pucciose... chi l'avrebbe mai detto?

Le janas visitavano nottetempo non solo i bambini ma anche gli adulti. Ciò provocava qualche problema di traffico: com'è ormai noto, chi si addormenta in Sardegna riceve regolari visite notturne da parte di vari mostriciattoli, tra cui l'ammuntadore, il mommotti e - appunto - le janas, solo per citarne alcuni. Perciò scoppiavano spesso liti furibonde tra le varie creature, ognuna delle quali difendeva il proprio diritto di precedenza. Alla fine il problema è stato risolto collocando un eliminacode sull'uscio di ogni casa sarda.
Giunte al capezzale di un dormiente russante, le janas ne sussurravano tre volte il nome: se quello rispondeva: «sì, chi è?» gli scoppiavano un palloncino vicino all'orecchio e fuggivano via sghignazzando; se continuava a dormire gli svuotavano la dispensa, lasciandogli una montagna di stoviglie da lavare e il cesso intasato dai tampax.

Fatine buone o cattive?

Anche se potrebbe sembrare il contrario, le janas non sono solo delle stronzette isteriche e capricciose: a volte sono capaci di gesti inaspettati. Per esempio, sono ninfomani insaziabili. Appartenendo a una specie che non contempla il sesso maschile e riproducendosi per alitosi, sono costrette ad appagare la loro fregola con qualsiasi oggetto e con qualsiasi partner. Perciò non è infrequente il caso in cui un adolescente occhialuto, brufoloso, gobbo e puzzolente venga coinvolto in incontri sessuali di gruppo che con donne in carne ed ossa non gli capiteranno mai. Ovviamente a raccontarlo non si viene creduti, anzi, si viene guardati un po' di sbieco.

Altra questione è la supposta enorme ricchezza materiale delle janas, che sarebbero custodi di immensi tesori, cui montano una guardia attenta e costante, coadiuvate dalle temibili muscas maceddas. Ma può capitare che, a seconda dell'estro, elargiscano le loro ricchezze, unitamente alle loro grazie, al primo che passa, che spesso non capisce il motivo di tanta generosità (francamente, non l'abbiamo capito nemmeno noi) e scappa via terrorizzato.








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