Dino Buzzati: differenze tra le versioni

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{{Cit2|Da quando ho iniziato a scrivere, Kafka è stato la mia croce.|Dino Buzzati su come non ammettere di aver commesso un plagio}}
{{Cit2|Da quando ho iniziato a scrivere, [[Kafka]] è stato la mia croce.|Dino Buzzati su come non ammettere di aver commesso un plagio}}


{{Cit2|Dipingere o scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo: quello di raccontare delle storie.|Buzzati su perché disegna come un bambino di seconda elementare}}
{{Cit2|Dipingere o scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo: quello di raccontare delle storie.|Buzzati su perché disegna come un bambino di seconda elementare}}


'''Dino Buzzati''' (Bosco Vecchio [[1906]] - Deserto dei Tartari [[1972]]) è stato un giornalista, scrittore, pittore, montanaro, detrattore degli usi e costumi di questa scellerata società odierna, violinista, scacchista, arrotino, gran mangiatore di tartufi e [[Vittorio Sgarbi|critico d'arte]] [[italiano]].<br />La sua opera narrativa è stata più volte [[plagio|associata]] a quella di [[Franz Kafka]], mentre i suoi dipinti... beh... diciamo che [[Piero Manzoni]] non è stato il primo a realizzare le [[Merda d'artista|merde d'artista]].
'''Dino Buzzati''' (Bosco Vecchio, [[1906]] - Deserto dei Tartari, [[1972]]) è stato un giornalista, scrittore, pittore, montanaro, detrattore degli usi e costumi di questa scellerata società odierna, violinista, scacchista, arrotino, gran mangiatore di tartufi e [[critico d'arte]] [[italiano]].<br />La sua opera narrativa è stata più volte [[plagio|associata]] a quella di [[Franz Kafka]], mentre i suoi dipinti... beh... diciamo che [[Piero Manzoni]] non è stato il primo a realizzare le [[Merda d'artista|merde d'artista]].
== Biografia ==
== Biografia ==
[[File:Test_della_corrente.jpg‎|thumb|250px|Fin da bambino Dino Buzzati ha sempre avuto una vivace curiosità per le vicende del mondo.]]
[[File:Bambino mette coltello nella presa della corrente.jpg|thumb|250px|Fin da bambino Dino Buzzati ha sempre avuto una vivace curiosità per le vicende del mondo.]]
Terzo di due figli, Dino Buzzati nacque il 16 ottobre [[1906]] a San Pellegrino, paese alle porte di [[Belluno]] noto in tutto il mondo per la sua sorgente che produce un'inconfondibile acqua dall'[[La prova del cuoco|aroma salmastro]].<br />Il padre, che morì di cancro allo stomaco nel [[1918]] dopo aver lavorato per venticinque anni come assaggiatore della San Pellegrino, era di famiglia bellunese, mentre la madre discendeva da una famiglia veneziana di [[Raccomandazione|alto lignaggio]], i [[Mara Venier|Venier]]. A lei lo scrittore rimase sempre legato, non per amore filiale ma a causa di una dimostrazione di nodi marinareschi finita in tragedia.<br />L’infanzia di Buzzati si divise fra [[Milano]], dove il futuro scrittore affinò il suo insopportabile accento da "''Siur Brambilla''", e la villa di famiglia a Belluno, dove sviluppò l'amore per la letteratura, per la musica e per la [[montagna]]: l'audace Dino, da vero [[Bimbominkia|enfant prodige]], riusciva a conciliare alla perfezioni questa passioni, tant'è vero che durante un'escursione cadde e si fratturò [[Culo|tutte le ossa]] perché tentava di arrampicarsi suonando il violino e leggendo un libro.<br />A quattordici anni Buzzati si trasferì a Milano e si iscrisse al [[Liceo classico|rinomato liceo Parini]], dove imparò a inviare gli Sms e a scrivere "perché" con la K.<br />Successivamente, equivocando le volontà dei familiari (i quali si sarebbero accontentati che Dino scegliesse la brillante carriera di bidello), si iscrisse alla facoltà di [[Giurisprudenza]]: non solo, riuscì pure a laurearsi nel 1928 <ref>Forse sfruttando a suo vantaggio l'emicrania post-sbornia dei professori, che la sera prima avevano fatto bagordi</ref> con una tesi intitolata "''Non ho potuto studiare perché il colombre mi ha mangiato il quaderno''".
Terzo di due figli, Dino Buzzati nacque il [[16 ottobre]] [[1906]] a San Pellegrino, paese alle porte di [[Belluno]] noto in tutto il mondo per la sua sorgente che produce un'inconfondibile acqua dall'[[La prova del cuoco|aroma salmastro]].<br />Il padre, che morì di [[cancro]] allo [[stomaco]] nel [[1918]] dopo aver lavorato per venticinque anni come assaggiatore della San Pellegrino, era di famiglia bellunese, mentre la madre discendeva da una famiglia veneziana di [[Raccomandazione|alto lignaggio]], i [[Mara Venier|Venier]]. A lei lo scrittore rimase sempre legato, non per amore filiale ma a causa di una dimostrazione di nodi marinareschi finita in tragedia.<br />L’infanzia di Buzzati si divise fra [[Milano]], dove il futuro scrittore affinò il suo insopportabile accento da "''Siur Brambilla''", e la villa di famiglia a Belluno, dove sviluppò l'amore per la [[letteratura]], per la musica e per la [[montagna]]: l'audace Dino, da vero [[Bimbominkia|enfant prodige]], riusciva a conciliare alla perfezione questa passioni, tant'è vero che durante un'escursione cadde e si fratturò [[Culo|tutte le ossa]] perché tentava di arrampicarsi suonando il [[violino]] e leggendo un libro.<br />A quattordici anni Buzzati si trasferì a Milano e si iscrisse al [[Liceo classico|rinomato liceo Parini]], dove imparò a inviare gli SMS e a scrivere "[[perché]]" con la [[K]].<br />Successivamente, equivocando le volontà dei familiari (i quali si sarebbero accontentati che Dino scegliesse la brillante carriera di [[bidello]]), si iscrisse alla facoltà di [[Giurisprudenza]]: non solo, riuscì pure a laurearsi nel 1928<ref>Forse sfruttando a suo vantaggio l'emicrania post-sbornia dei professori, che la sera prima avevano fatto bagordi.</ref> con una tesi intitolata "''Non ho potuto studiare perché il colombre mi ha mangiato il quaderno''".


Con un curriculum di così alto spessore Buzzati non faticò a farsi assumere come praticante al [[Corriere della Sera]], dove si distinse per la sua prosa arguta e per la sua congenita [[cleptomania]] nei confronti degli articoli da ufficio <ref>Non era raro infatti vedere Buzzati uscire dalla redazione con tre o quattro spillatrici nascoste sotto la giacca</ref>.<br />[[File:Dino Buzzati.jpg|thumb|left|250px|Buzzati ridotto in maniche di camicia dopo la pubblicazione dell'ennesimo, fallimentare romanzo.]]Nel [[1933]] e nel [[1935]] Buzzati pubblicò rispettivamente ''Barnabo delle montagne'' e ''Il segreto del Bosco Vecchio'', confidando nel fatto che gli italiani sono un branco di caproni che leggono solo [[Tre metri sopra il cielo|la lista della spesa]]: evidentemente le due opere di Buzzati erano troppo scarse anche per il popolo italiota, tanto che entrambe riscossero un sincero apprezzamento (tra l'altro espresso a rutti) solo da [[Ermanno Olmi]].<br />La fama (e si parla di Fama con la A maiuscola, e non quella relativa ai frequenti arresti di Buzzati per atti osceni in luogo pubblico) arrivò tuttavia nel [[1940]], quando venne pubblicato [[Il deserto dei Tartari]]: lo scrittore capì di avercela finalmente fatta quando venne accusato di essere un debosciato e picchiato da un gruppo di militari. Negli anni successivi Buzzati continuò la sua attività di cronista e scrittore con gli stessi eccelsi risultati <ref>Cioè facendo schifo incondizionatamente in ogni attività</ref>, pubblicando diverse raccolte di racconti brevi (detti anche "''ci mancherebbe solo che fossero lunghi!''" dai lettori) e confermando così sia la sua [[Suonatina di flauto nasale al chiaro di mare fatta col naso di Spongebob verso fine sigla d'apertura del cartone animato fatta con il naso di Spongebob che diventa un flauto per suonare tristemente ma con rassegnata allegria alla distruzione del suo mondo|grande versatilità intellettuale]], sia il fatto che le case editrici stampano i libri di cani e porci purché siano giornalisti del Corriere della Sera.<br />Nel [[1958]] si aggiudicò il prestigioso [[Premio Strega]] grazie {{s|alle proverbiali sessanta mazzette}} ai ''Sessanta racconti''.<br />A sessant'anni suonati, Dino Buzzati decise di sposarsi con Almerina Taldeitali nel dicembre del [[1966]]: appena sei anni dopo lo scrittore morì di Analessi aggravata e tumore al pancreas, probabilmente causati dalle eccessive liti matrimoniali. Oggi Buzzati è ricordato come uno dei massimi esponenti della [[Playboy|letteratura fantastica]].<br />E nel caso ve lo stiate chiedendo... no, "letteratura fantastica" non significa libri porno.<br />Ehi, perché ve ne andate tutti?
Con un curriculum di così alto spessore Buzzati non faticò a farsi assumere come praticante al [[Corriere della Sera]], dove si distinse per la sua [[prosa]] arguta e per la sua congenita [[cleptomania]] nei confronti degli articoli da ufficio<ref>Non era raro infatti vedere Buzzati uscire dalla redazione con tre o quattro spillatrici nascoste sotto la giacca.</ref>.<br />[[File:Dino Buzzati.jpg|thumb|left|250px|Buzzati ridotto in maniche di camicia dopo la pubblicazione dell'ennesimo, fallimentare romanzo.]]Nel [[1933]] e nel [[1935]] Buzzati pubblicò rispettivamente ''Barnabo delle montagne'' e ''Il segreto del Bosco Vecchio'', confidando nel fatto che gli italiani sono un branco di caproni che leggono solo [[Tre metri sopra il cielo|la lista della spesa]]: evidentemente le due opere di Buzzati erano troppo scarse anche per il popolo italiota, tanto che entrambe riscossero un sincero apprezzamento (tra l'altro espresso a rutti) solo da [[Ermanno Olmi]].<br />La fama (e si parla di Fama con la A maiuscola, e non quella relativa ai frequenti arresti di Buzzati per atti osceni in luogo pubblico) arrivò tuttavia nel [[1940]], quando venne pubblicato [[Il deserto dei Tartari]]: lo scrittore capì di avercela finalmente fatta quando venne accusato di essere un debosciato e venne picchiato da un gruppo di militari. Negli anni successivi Buzzati continuò la sua attività di [[cronista]] e scrittore con gli stessi eccelsi risultati<ref>Cioè facendo schifo incondizionatamente in ogni attività.</ref>, pubblicando diverse raccolte di racconti brevi (detti anche "''ci mancherebbe solo che fossero lunghi!''" dai lettori) e confermando così sia la sua [[Suonatina di flauto nasale al chiaro di mare fatta col naso di Spongebob verso fine sigla d'apertura del cartone animato fatta con il naso di Spongebob che diventa un flauto per suonare tristemente ma con rassegnata allegria alla distruzione del suo mondo|grande versatilità intellettuale]], sia il fatto che le case editrici stampano i libri di [[cani e porci]] purché siano giornalisti del Corriere della Sera.<br />Nel [[1958]] si aggiudicò il prestigioso [[Premio Strega]] grazie <del>alle proverbiali sessanta mazzette</del> ai ''Sessanta racconti''.<br />A sessant'anni suonati, Dino Buzzati decise di sposarsi con Almerina Taldeitali nel [[dicembre]] del [[1966]]: appena sei anni dopo lo scrittore morì di [[analessi]] aggravata e tumore al [[pancreas]], probabilmente causati dalle eccessive liti matrimoniali. Oggi Buzzati è ricordato come uno dei massimi esponenti della [[Playboy|letteratura fantastica]].<br />E nel caso ve lo stiate chiedendo... no, "letteratura fantastica" non significa libri porno.<br />Ehi, perché ve ne andate tutti?


== Tematiche e stile ==
== Tematiche e stile ==
[[File:Luca_giurato_al_mare.jpg‎|230px|thumb|Anche al mare Buzzati non disdegnava di perdersi in dotte riflessioni interiori.<br />O forse era solo incazzato perché avrebbe preferito andare in montagna.]]
[[File:Luca_giurato_al_mare.jpg‎|230px|thumb|Anche al mare Buzzati non disdegnava di perdersi in dotte riflessioni interiori.<br />O forse era solo incazzato perché avrebbe preferito andare in montagna.]]
A torto ritenuto dalla critica letteraria come uno “scrittore di un solo libro” (quando invece [[A tutti importa|tutti sanno]] che lo scrittore bellunese era [[Antonio Di Pietro|analfabeta]]), Buzzati ha forse raggiunto il suo culmine narrativo con la sua vasta produzione di racconti brevi e di inserzioni compro/vendo nei giornali di gossip.<br />È innegabile tuttavia che egli nella sua intera attività narrativa sia rimasto fedele a un ristretto gruppo di temi, anche perché avrebbe fatto fatica a ricordare più di 20 o 30 vocaboli. Con uno stile fiabesco ed elegante Buzzati affrontò sentimenti e temi come l'angoscia, la magia, il mistero, la secchezza vaginale, l'[[Supercazzola|Antani]], la difficoltà nell'annodarsi la cravatta, la mancanza di parcheggi a Milano, la [[morte]], lo scorrere del tempo e, ultimo {{s|ma non}} per importanza, il turismo del [[Molise]].<br />Il grande protagonista dell'opera buzzatiana rimane comunque il [[Dottor Destino|destino]], onnipotente e talora beffardo come un giornalista di [[Studio Aperto]]: l'autore aveva cioè un atteggiamento di “serena coglionaggine” nei confronti del destino, accettando con remissione tutti i pestaggi di merda di cane per la strada (tanti), le cazziatone dei capi (tante), i [[due di picche]] delle donne (poche, le donne; tanti, i due di picche) che gli capitarono nella vita, perché riteneva inutile ribellarsi a un copione già scritto.<br />Le opere di Buzzati hanno talvolta presentato elementi comuni al filone horror e al teatro dell'assurdo: nel senso che fanno paura da quanto sono scritte con i piedi ed è assurdo che siano state pubblicate.<br />Questo ha portato la critica ad accostare il nome dello scrittore bellunese ad autori come [[Edgar Allan Poe]], [[Agatha Christie]] e Franz Kafka: tutti e tre morti e sepolti e, si può starne certi, rivoltatisi nella tomba dopo aver saputo del [[Bestemmia|lusinghiero paragone]].
A torto ritenuto dalla critica letteraria come uno “scrittore di un solo libro” (quando invece [[A tutti importa|tutti sanno]] che lo scrittore bellunese era [[Antonio Di Pietro|analfabeta]]), Buzzati ha forse raggiunto il suo culmine narrativo con la sua vasta produzione di racconti brevi e di inserzioni compro/vendo nei giornali di gossip.<br />È innegabile tuttavia che egli nella sua intera attività narrativa sia rimasto fedele a un ristretto gruppo di temi, anche perché avrebbe fatto fatica a ricordare più di 20 o 30 vocaboli. Con uno stile fiabesco ed elegante Buzzati affrontò sentimenti e temi come l'[[angoscia]], la [[magia]], il [[mistero]], la secchezza vaginale, l'[[Supercazzola|Antani]], la difficoltà nell'annodarsi la [[cravatta]], la mancanza di parcheggi a Milano, la [[morte]], lo scorrere del tempo e, ultimo <del>ma non</del> per importanza, il turismo del [[Molise]].<br />Il grande protagonista dell'opera buzzatiana rimane comunque il [[Dottor Destino|destino]], onnipotente e talora beffardo come un giornalista di [[Studio Aperto]]: l'autore aveva cioè un atteggiamento di “serena coglionaggine” nei confronti del destino, accettando con remissione tutti i pestaggi di merda di cane per la strada (tanti), le cazziatone dei capi (tante), i [[due di picche]] delle donne (poche, le donne; tanti, i due di picche) che gli capitarono nella vita, perché riteneva inutile ribellarsi a un copione già scritto.<br />Le opere di Buzzati hanno talvolta presentato elementi comuni al filone horror e al [[teatro dell'assurdo]]: nel senso che fanno paura da quanto sono scritte con i piedi ed è assurdo che siano state pubblicate.<br />Questo ha portato la critica ad accostare il nome dello scrittore bellunese ad autori come [[Edgar Allan Poe]], [[Agatha Christie]] e Franz Kafka: tutti e tre morti e sepolti e, si può starne certi, rivoltatisi nella tomba dopo aver saputo del [[Bestemmia|lusinghiero paragone]].


== Opere ==
== Opere ==


* ''Bar da [[Boe Szyslak|Boe]] delle montagne''
* ''Bar da [[Boe Szyslak|Boe]] delle montagne''
* ''Il segreto {{s|di Brokeback Mountain}} del Bosco Vecchio''
* ''Il segreto <del>di Brokeback Mountain</del> del Bosco Vecchio''
* ''Il deserto del Tartaro e della Placca''
* ''Il deserto del Tartaro e della Placca''
* ''I sette spedizionieri e la raccomandata urgente''
* ''I sette spedizionieri e la raccomandata urgente''
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* ''[[Tu|Un caso clinico]]''
* ''[[Tu|Un caso clinico]]''
* ''[[Clemente Mastella|Un verme al ministero]]''
* ''[[Clemente Mastella|Un verme al ministero]]''
* ''[[Manuali:Pagare una bolletta|La colonna infame]]''
* ''[[Nonbooks:Pagare una bolletta|La colonna infame]]''
* ''Un tumore''
* ''Un tumore''
* ''Il [[Marco Columbro|colombre]]''
* ''Il [[Marco Columbro|colombre]]''
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== Curiosità ==
== Curiosità ==
*Un personaggio di Buzzati o è in viaggio o è malato o muore alla fine del racconto. Questi temi nei suoi racconti si possono combinare in diversi modi {{citnec|sempre nuovi}}:
*Un personaggio di Buzzati o è in viaggio o è malato o muore alla fine del racconto. Questi temi nei suoi racconti si possono combinare in diversi modi {{citnec|sempre nuovi}}:
#''Tizio'' è '''malato'''. Si mette in '''viaggio''' per andare a curarsi ma '''crepa''' sul treno.
#Tizio è malato. Si mette in viaggio per andare a curarsi ma crepa sul treno.
#''Tizio'' è '''in treno'''. Fuori dal finestrino vede le devastazioni di '''un'epidemia''' e si tocca vigorosamente. Poi, all'improvviso, il treno deraglia e '''muoiono''' tutti.
#Tizio è in treno. Fuori dal finestrino vede le devastazioni di un'epidemia e si tocca vigorosamente. Poi, all'improvviso, il treno deraglia e muoiono tutti.
#''Tizio'' è in '''viaggio'''. Raggiunge la sua meta, ci passa diversi anni, si '''ammala''' e '''muore'''.
#Tizio è in viaggio. Raggiunge la sua meta, ci passa diversi anni, si ammala e muore.
#''Tizio'' '''muore'''. Il suo cadavere viene portato via '''in treno''', ma tutti i passeggeri contraggono la '''malattia''' di cui è morto e '''muoiono'''.
#Tizio muore. Il suo cadavere viene portato via in treno, ma tutti i passeggeri contraggono la malattia di cui è morto e muoiono.
#E poi... e poi niente, ho finito.
#E poi... e poi niente, ho finito.
*Ha ricevuto il Premio Minor Fantasia Anagrafica avendo utilizzato rispettivamente 22 e 45 volte i nomi Giovanni e Giuseppe nella sua carriera letteraria.
*Ha ricevuto il Premio Minor Fantasia Anagrafica avendo utilizzato rispettivamente 22 e 45 volte i nomi Giovanni e Giuseppe nella sua carriera letteraria.
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== Note ==
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Versione attuale delle 16:17, 25 dic 2022

« Da quando ho iniziato a scrivere, Kafka è stato la mia croce. »
(Dino Buzzati su come non ammettere di aver commesso un plagio)
« Dipingere o scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo scopo: quello di raccontare delle storie. »
(Buzzati su perché disegna come un bambino di seconda elementare)

Dino Buzzati (Bosco Vecchio, 1906 - Deserto dei Tartari, 1972) è stato un giornalista, scrittore, pittore, montanaro, detrattore degli usi e costumi di questa scellerata società odierna, violinista, scacchista, arrotino, gran mangiatore di tartufi e critico d'arte italiano.
La sua opera narrativa è stata più volte associata a quella di Franz Kafka, mentre i suoi dipinti... beh... diciamo che Piero Manzoni non è stato il primo a realizzare le merde d'artista.

Biografia

Fin da bambino Dino Buzzati ha sempre avuto una vivace curiosità per le vicende del mondo.

Terzo di due figli, Dino Buzzati nacque il 16 ottobre 1906 a San Pellegrino, paese alle porte di Belluno noto in tutto il mondo per la sua sorgente che produce un'inconfondibile acqua dall'aroma salmastro.
Il padre, che morì di cancro allo stomaco nel 1918 dopo aver lavorato per venticinque anni come assaggiatore della San Pellegrino, era di famiglia bellunese, mentre la madre discendeva da una famiglia veneziana di alto lignaggio, i Venier. A lei lo scrittore rimase sempre legato, non per amore filiale ma a causa di una dimostrazione di nodi marinareschi finita in tragedia.
L’infanzia di Buzzati si divise fra Milano, dove il futuro scrittore affinò il suo insopportabile accento da "Siur Brambilla", e la villa di famiglia a Belluno, dove sviluppò l'amore per la letteratura, per la musica e per la montagna: l'audace Dino, da vero enfant prodige, riusciva a conciliare alla perfezione questa passioni, tant'è vero che durante un'escursione cadde e si fratturò tutte le ossa perché tentava di arrampicarsi suonando il violino e leggendo un libro.
A quattordici anni Buzzati si trasferì a Milano e si iscrisse al rinomato liceo Parini, dove imparò a inviare gli SMS e a scrivere "perché" con la K.
Successivamente, equivocando le volontà dei familiari (i quali si sarebbero accontentati che Dino scegliesse la brillante carriera di bidello), si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza: non solo, riuscì pure a laurearsi nel 1928[1] con una tesi intitolata "Non ho potuto studiare perché il colombre mi ha mangiato il quaderno".

Con un curriculum di così alto spessore Buzzati non faticò a farsi assumere come praticante al Corriere della Sera, dove si distinse per la sua prosa arguta e per la sua congenita cleptomania nei confronti degli articoli da ufficio[2].

Buzzati ridotto in maniche di camicia dopo la pubblicazione dell'ennesimo, fallimentare romanzo.

Nel 1933 e nel 1935 Buzzati pubblicò rispettivamente Barnabo delle montagne e Il segreto del Bosco Vecchio, confidando nel fatto che gli italiani sono un branco di caproni che leggono solo la lista della spesa: evidentemente le due opere di Buzzati erano troppo scarse anche per il popolo italiota, tanto che entrambe riscossero un sincero apprezzamento (tra l'altro espresso a rutti) solo da Ermanno Olmi.
La fama (e si parla di Fama con la A maiuscola, e non quella relativa ai frequenti arresti di Buzzati per atti osceni in luogo pubblico) arrivò tuttavia nel 1940, quando venne pubblicato Il deserto dei Tartari: lo scrittore capì di avercela finalmente fatta quando venne accusato di essere un debosciato e venne picchiato da un gruppo di militari. Negli anni successivi Buzzati continuò la sua attività di cronista e scrittore con gli stessi eccelsi risultati[3], pubblicando diverse raccolte di racconti brevi (detti anche "ci mancherebbe solo che fossero lunghi!" dai lettori) e confermando così sia la sua grande versatilità intellettuale, sia il fatto che le case editrici stampano i libri di cani e porci purché siano giornalisti del Corriere della Sera.
Nel 1958 si aggiudicò il prestigioso Premio Strega grazie alle proverbiali sessanta mazzette ai Sessanta racconti.
A sessant'anni suonati, Dino Buzzati decise di sposarsi con Almerina Taldeitali nel dicembre del 1966: appena sei anni dopo lo scrittore morì di analessi aggravata e tumore al pancreas, probabilmente causati dalle eccessive liti matrimoniali. Oggi Buzzati è ricordato come uno dei massimi esponenti della letteratura fantastica.
E nel caso ve lo stiate chiedendo... no, "letteratura fantastica" non significa libri porno.
Ehi, perché ve ne andate tutti?

Tematiche e stile

Anche al mare Buzzati non disdegnava di perdersi in dotte riflessioni interiori.
O forse era solo incazzato perché avrebbe preferito andare in montagna.

A torto ritenuto dalla critica letteraria come uno “scrittore di un solo libro” (quando invece tutti sanno che lo scrittore bellunese era analfabeta), Buzzati ha forse raggiunto il suo culmine narrativo con la sua vasta produzione di racconti brevi e di inserzioni compro/vendo nei giornali di gossip.
È innegabile tuttavia che egli nella sua intera attività narrativa sia rimasto fedele a un ristretto gruppo di temi, anche perché avrebbe fatto fatica a ricordare più di 20 o 30 vocaboli. Con uno stile fiabesco ed elegante Buzzati affrontò sentimenti e temi come l'angoscia, la magia, il mistero, la secchezza vaginale, l'Antani, la difficoltà nell'annodarsi la cravatta, la mancanza di parcheggi a Milano, la morte, lo scorrere del tempo e, ultimo ma non per importanza, il turismo del Molise.
Il grande protagonista dell'opera buzzatiana rimane comunque il destino, onnipotente e talora beffardo come un giornalista di Studio Aperto: l'autore aveva cioè un atteggiamento di “serena coglionaggine” nei confronti del destino, accettando con remissione tutti i pestaggi di merda di cane per la strada (tanti), le cazziatone dei capi (tante), i due di picche delle donne (poche, le donne; tanti, i due di picche) che gli capitarono nella vita, perché riteneva inutile ribellarsi a un copione già scritto.
Le opere di Buzzati hanno talvolta presentato elementi comuni al filone horror e al teatro dell'assurdo: nel senso che fanno paura da quanto sono scritte con i piedi ed è assurdo che siano state pubblicate.
Questo ha portato la critica ad accostare il nome dello scrittore bellunese ad autori come Edgar Allan Poe, Agatha Christie e Franz Kafka: tutti e tre morti e sepolti e, si può starne certi, rivoltatisi nella tomba dopo aver saputo del lusinghiero paragone.

Opere

Curiosità

  • Un personaggio di Buzzati o è in viaggio o è malato o muore alla fine del racconto. Questi temi nei suoi racconti si possono combinare in diversi modi sempre nuovi[citazione necessaria]:
  1. Tizio è malato. Si mette in viaggio per andare a curarsi ma crepa sul treno.
  2. Tizio è in treno. Fuori dal finestrino vede le devastazioni di un'epidemia e si tocca vigorosamente. Poi, all'improvviso, il treno deraglia e muoiono tutti.
  3. Tizio è in viaggio. Raggiunge la sua meta, ci passa diversi anni, si ammala e muore.
  4. Tizio muore. Il suo cadavere viene portato via in treno, ma tutti i passeggeri contraggono la malattia di cui è morto e muoiono.
  5. E poi... e poi niente, ho finito.
  • Ha ricevuto il Premio Minor Fantasia Anagrafica avendo utilizzato rispettivamente 22 e 45 volte i nomi Giovanni e Giuseppe nella sua carriera letteraria.

Voci correlate

Note

  1. ^ Forse sfruttando a suo vantaggio l'emicrania post-sbornia dei professori, che la sera prima avevano fatto bagordi.
  2. ^ Non era raro infatti vedere Buzzati uscire dalla redazione con tre o quattro spillatrici nascoste sotto la giacca.
  3. ^ Cioè facendo schifo incondizionatamente in ogni attività.
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 5 marzo 2017 col 66.7% di voti (su 6).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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