Christopher Paolini

Da Condiclodepia, l'onciclepadia disclesica.
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Christopher Paolini sottolinea Il Silmarillion, in cerca di elementi che il reparto marketing definirà omaggi o citazioni.
« Smentisco ogni coinvolgimento. »
(Gabriele Paolini si dissocia per pudore)

Christopher Paolini è lo scrittore di fanfiction più ricco del pianeta.

Biografia

Paolini è nato e cresciuto nella bucolica Paradise Valley, in Montana, da dove non si è mosso nemmeno per andare a scuola, il che gli ha risparmiato di finire rinchiuso negli armadietti per l'intero corso di studi e ne ha alimentato la convinzione di possedere ispirazione. L'estro creativo lo coglie quindicenne, con la stesura di un romanzo ambientato in una landa replica di casa sua e popolata da personaggi ispirati ai suoi familiari, il che fa di Eragon la prima saga fantasy in cui l'autore è più solo del lettore.

Dopo anni di gavetta e duri sacrifici, Paolini riesce finalmente a trovare un editore: i suoi genitori. Il nostro promuove il libro girando per scuole e librerie vestito da cavaliere[1]. Grazie all'iniziativa, la Paolini International LLC recupera in natura la carta impiegata nella pubblicazione, sotto forma di proiettili per balista ad aria, ma le vendite non decollano ed Eragon finisce sugli scaffali degli autogrill.

E lì resterebbe, se il figliastro del giallista Carl Hiaasen non venisse sorpreso dal padre dinnanzi a uno dei sovracitati scaffali e, per non ammettere che stava curiosando tra i DVD dei pornazzi amatoriali, agguantasse proprio il nefasto volume, presentandolo al genitore come una rivelazione letteraria.

È l'inizio del successo: l'editore di Hiaasen acquista l'intero Ciclo dell'Eredità, la 20th Century Fox rende onore all'opera con un adattamento cinematografico coerentemente orripilante, e Paolini può finalmente quadruplicare lo strato di bambagia in cui ha vissuto dalla nascita.

Stile

Influenze

Quello che il giovane autore è riuscito a fare ha dello straordinario, concretizzando il sogno di tre generazioni: fondere Guerre Stellari e Il Signore degli Anelli creando la saga nerd definitiva. Il risultato è un intreccio narrativo originale come acquistare una FIAT Panda, che avremmo allegramente spernacchiato se fosse stato pubblicato da qualche anonimo blogger, ma che avendo rilegatura e disegno figo in copertina assurge a opera intrisa di sottili citazioni letterarie.

La prosa

Se perfino il drago in copertina ha gli occhi del sonno, ci sarà un motivo.

Per ovviare alle carenze di contenuti, per sadismo e perché il lettore medio di fantasy guarda con disgusto i volumi di meno di seicento pagine, Paolini ricorre a un omaggio al meglio della narrativa tolkieniana, ovvero le descrizioni che fanno cadere le palle.

Altro suo cavallo di battaglia sono le interazioni fra personaggi e di conseguenza i dialoghi, in cui traspare tutta la conoscenza dell'umana natura che uno privato dei contatti umani in età scolare non può non avere. Ma un esempio varrà più di mille parole. Soprattutto se l'esempio stesso sfiora le mille parole.

« Greta si gettò a terra e cominciò a piangere e a lamentarsi strappandosi i radi capelli, i due sobbalzarono. «Oh, la mia bambina! Ho perso il mio agnellino! L'ho perso! Cosa ne sarà di lei, tutta sola? Oh, povera me, il mio fiorellino mi ha cacciata. Che vergognosa ricompensa per il mio lavoro. Mi sono spaccata la schiena come una schiava per lei. Che mondo duro e crudele, non fa che renderti infelice.» Gemette. «La mia prugnetta. La mia rosellina. Il mio pisellino dolce. Se n'è andata! Chi baderà a lei?» »

In questa sequenza, in cui la nutrice trasmuta in Mario Merola quando sarebbe bastato un "E Greta si mise a piangere disperata", sta l'essenza della prosa di Paolini.

I personaggi

L'ultima cosa che il lettore si aspetta da personaggi profondi quanto un piatto doccia è che l'autore perda tempo sull'introspezione psicologica: grande sorpresa, quindi, quando gli si parano dinnanzi le seghe mentali del protagonista, del suo cuginetto analfabeta e persino della draghessa, che ci consentono di ammirare il lavoro di accetta con cui Paolini ha caratterizzato le sue creature. Vediamole nel dettaglio.

  • Eragon: una strizzata d'occhio agli adolescenti insicuri chiusa nell'armatura di un antico ordine, un tempo garante della pace, decaduto per mano di un traditore. Addestrato dal maestro Brom Kenobi e poi dall'esiliato Yoromis, e legato carnalmente a uno dei cattivi, compensa questo innovativo background stuzzicando con le sue elucubrazioni l'empatia del lettore, che ricambia con un "Me ne fotto dei tuoi dubbi, sono sessanta pagine che non ti schiodi dall'accampamento, fai qualcosa puttana Eva!" Nutre un complesso di Edipo nei confronti di un drago, che peraltro ricambia, dando una nuova natura al timore che di solito ispirano queste creature.
  • Roran: ama una tipa e spacca le cose col martello per salvarla, semplice e lineare. Ragion per cui meglio ribadire ogni due pagine quanto ami la sua Katrina e quanto sia triste per lui spaccare le cose con il martello.
  • Arya: la principessa Zelda ci ha dimostrato che i superpoteri non esonerano dall'essere una donna oggetto, e lei non fa eccezione. La sua bellezza da mozzare gli sbadigli rapisce il protagonista, così che un'opera inquadrata in un genere fatto di toni epici e virili battaglie si tinge di rosa. Perché è chiaro che se apro un fantasy mi aspetto di leggere Piccoli problemi di cuore cogli orchi.
  • Saphira: i draghi sono cazzuti, su questo non ci piove. Prendono la base già di per sé fichissima dei dinosauri e la elevano al cubo con l'aggiunta di ali e fiamme. Ma la grandiosità di un tirannosauro piromane volante subisce un duro colpo se quest'ultimo appella il suo cavaliere piccolo mio. Proprio dove avrebbe dovuto restare fedele al canone, Paolini ci fornisce il ritratto di un morboso rapporto materno, più inquietante di qualsiasi mostro popoli i suoi libri.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Alagaesia è plasmata a immagine e somiglianza della Paradise Valley: se Paolini fosse nato a Scampia avrebbe scritto Gomorra, e in Molise Avventure nel vuoto pneumatico.
  • Che sia per la stanchezza, per un colpo in testa o per giochi di luce, ogni scusa è buona per riempire gli occhi di "puntini luminescenti" ai protagonisti. Tra le spiegazioni più accreditate, un rimando all'acne del lettore oppure la prova di un feticismo per le lentiggini dell'autore.

Voci correlate

Note


L'Accademia della Crusca e della Segale è lieta di presentarvi...

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I Grandi Classici: Jane Austen - Douglas Adams - Stefano Benni - Alessandro Bergonzoni - Charles Henry Bukowski - Achille Campanile - Marco Valerio Marziale - Daniel Pennac - John Steinbeck - Emily Brontë
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