Pellegrino Artusi

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Il look sbarazzino di Pellegrino Artusi.
« Burp! »
(Pellegrino Artusi collauda una nuova ricetta.)
« Non crediate che io abbia la pretensione d'insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare cominciando dal ciuco, il quale fu forse il primo a darne il modello al genere umano. »
(Pellegrino Artusi a proposito delle polpette.)

Di Pellegrino Artusi (Forlimpopoli, 1820 - Firenze, 1911) si dice sia stato critico letterario, scrittore e gastronomo, sebbene sia vagamente ricordato solo per l'ultima attività citata. Ad onor del vero, egli avrebbe preferito essere ricordato come scrittore e letterato ma, come spesso accade, la vita di ognuno di noi prende talvolta direzioni inaspettate, e del doman non c'è certezza[citazione necessaria].

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Pellegrino Artusi

La vita

Pellegrino Artusi nasce in terra di Romagna quando l'Italia è ancora una pura utopia, quartottavo di dodici figli. Tutti insieme andranno a costitutire per qualche anno la Polisportiva Pro Forlimpopoli, società sportiva che, a metà dell'ottocento, si distingue in discipline come il lancio della vacca, la tombola goriziana, l'alpinismo orizzontale.

Figlio di un ricco droghiere, si trovò fin da piccolo in mezzo a partite di canfora, cocaina, benzoino, noce moscata, canapa indiana, pepe, stramonio, curry e chiodi di garofano. Respirandone gli effluvi sviluppò una forma mentis alquanto curiosa e particolare, efficacemente trasposta nel suo look sbarazzino. Dopo il liceo si trasferì a Bologna, facendo credere ai genitori di frequentare con buoni profitti l'università, mentre in realtà era un habitué dei festini notturni, si esibiva al karaoke nelle piazze, primeggiava nelle gare a chi mangia più pastasciutta. Un giorno il padre si accorse che il giovane Pellegrino aveva falsificato il libretto universitario, e che in pratica non aveva sostenuto alcun esame per ben quindici anni. Fu costretto a tornare a Forlimpopoli, dove il padre lo mandò a lavorare nella drogheria di famiglia. Pochi mesi dopo l'intero paese fu messo a ferro e fuoco dal brigante Stefano Pelloni, detto Il Passatore[1], che compì ripetute rapine in stile Arancia meccanica, con tanto di violenza carnale conclusiva. Neppure la famiglia Artusi scampò al feroce bandito: si dice che anche una sua sorella abbia subìto le sue turpi attenzioni, ma il dubbio è che il bandito sia andato oltre, poiché c'è chi afferma che l'Artusi stesso, dopo quell'episodio, abbia sofferto per il resto della sua vita di prolasso rettale.

Dopo questa tragica vicenda, la famiglia Artusi si trasferì al gran completo a Firenze. Qui il Nostro intraprese, con buon successo, l'attività di mediatore finanziario e coltivò le sue passioni: la letteratura e le grandi abbuffate.

Pellegrino Artusi non si sposò mai, e visse in compagnia di due cuochi, Marietta e Francesco, che schiavizzò a vita costringendoli a preparare tutte le settecentonovanta ricette pubblicate sul libro. Morì a novantuno anni, dopo aver ingurgitato una dose eccessiva di pasticcio di maccheroni che gli provocò un arresto cardiaco immediato. Nonostante un medico presente sul posto abbia provato a defibrillarlo con due ferri da stiro, il destino si compì, ineluttabile.

« Almeno è cotto a puntino! »

Pare sia stato questo il commento "a caldo" del medico, osservando il torace dell'Artusi, ustionato nel vano tentativo di mantenerlo in vita.

Le opere

La prima colazione di Pellegrino Artusi.
   La stessa cosa ma di più: La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene.

Tanto lunga fu la vita terrena di Pellegrino Artusi, quanto striminzita la sua produzione letteraria. Possiamo tranquillamente affermare che, sotto questo aspetto, egli non si sia certo ammazzato di lavoro. Solo tre sono le opere:

  • Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolti
  • Osservazioni in appendice a trenta lettere di G. Giusti
  • La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene

Se le prime due, visti gli argomenti trattati, hanno conosciuto l'oblio definitivo il giorno dopo la loro prima ed ultima pubblicazione, la terza è senza dubbio un'opera che vale la pena leggere, almeno per stupirsi delle capacità gastriche di questo personaggio: basti pensare alle numerose portate ed alle generose porzioni che caratterizzano un normale pranzo di Casa Artusi. Edita con qualche difficoltà iniziale, l'opera conoscerà un successo clamoroso qualche anno più tardi. Con questo libro, che viene tuttora stampato e tradotto in svariate lingue[2], Artusi raggiungerà fama e notorietà durature. Con buona pace di tutti gli estimatori della nouvelle cuisine e della gastronomia molecolare.

Curiosità

  • Fu chiamato Pellegrino in onore di San Pellegrino Laziosi, che ha fatto fortuna con le bibite omonime.
  • Suo padre Agostino era detto Buranel, cioè piccola anguilla, per le sue capacità contorsionistiche.
  • Con tutto quello che ha cucinato e mangiato, ha prodotto più anidride carbonica lui che le acciaierie Krupp.

Epigoni dell'Artusi

Note

  1. ^ Perché torturava le sue vittime con un passaverdura.
  2. ^ Compresa quella salmistrata.


L'Accademia della Crusca e della Segale è lieta di presentarvi...

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