Truzzu reggino

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Lontano figlio del Truzzo calabrese. E' inutile domandarsi cosa ci facciano tutti quanti riuniti con i loro motorini e macchinette 50 al posto di essere in qualche discoteca: a Reggio Calabria difatti le stesse discoteche sono etichettate dagli stessi truzzi rreggitani come luoghi "tamarri". Infatti fra gli stessi gruppi di truzzi in città vi è una gerarchia:

  • I cardoli: Provenienti dall'entroterra aspromontano, essi "calano" in città in massa cercando "u pilu rregginu" (le "cardole" infatti non sono appetibili per la loro elevata dose di testosterone all'interno del corpo). I loro luoghi di incontro sono le discoteche o, al massimo, i locali adibiti a discoteca.
  • I cristianuni: Sono considerati i "normali", coloro che vestono roba acquistata ai mercatini rionali spacciandoli per vestiti firmati originali. Frequentano i locali adibiti a discoteca, rifiutando le discoteche.
  • Gli snob : La punta della piramide. I figli dei cosidetti "cafunazzi i paisi" (= cafoni di paese, cioè quelli dell'hinterland reggino che sono divenuti ricchi per motivi oscuri). Vestono roba esclusivamente originale che non costi sotto i 500 euro e frequentano locali chic molto ma molto fuori città. Sono disprezzati dai "cristianuni" perchè quest'ultimi rosicano tremendamente non avendo i soldi per comprarsi la cinturazza D&G di 780 euro.

Altra particolarità del truzzu rreggitanu è la voglia di divertimenti fino a scoppiare. Per questo alcuni truzzi hanno creato vere e proprie organizzazioni per organizzare festini in locali adibiti a discoteca, per conoscere gente nuova. Peccato che ci vanno sempre i soliti, seppur siano troppi. E questi troppi si conoscono tutti. Dalle foto dei loro festini (che non alleghiamo perchè non vogliamo istigarvi al suicidio) si può notare al meglio la loro natura:

  • Sguardo da pesce lesso con pupille dilatate per via dell'uso di cocaina tagliata con merda di cane.
  • Bocca spalancata con lingua di fuori.
  • Rivoli di bava che colano nelle bocche delle loro consorti affamate di pene.

Importante anche il loro vestiario dettato da un rigido codice di onore:

  • Magliettina rosa o a strisce multicolorate con scollatura a V fino all'ombelico.
  • Jeans strappati direttamente dai denti di Roberto Cavalli
  • Scarpe Silver o Rich per uomo, ballerine o scarpe Hogan beije per la donna.

Interessante notare l'uso delle ballerine per le esponenti femminili del truzzu rreggitanu per risvegliare l'istinto feticista dei maschi della loro specie. Esistono diverse versioni con molti colori, adornate o da brillantini o fiocchettini. Circolano voci che alcuni siano morti di attacchi di epilessia per l'esposizione prolungata ai brillantini di alcune ballerine. Inoltre i peli del petto, considerato un must della virilità, sono barbaricamente schifati e ci si chiede se un truzzo reggino sia gay o meno.
I truzzi reggini si rivolgono agli altri simili con la formula "Coppppppareeee" o "'mpareeee" (=compare) seguito da stretta di mano e bacio a guancia a guancia con schiocco rumoroso. Il resto è un italiano misto a dialetto reggino: nemmeno i più illustri scienziati della Svervegia sono riusciti a tradurre quel tremendo biascichio di lettere raddoppiate.
Per attaccare briga o rissa, il truzzo reggino usa le seguenti formule:

  • "Vuoi sciarra 'mpare?" (= Vuoi litigare compare?)
  • "Che cazzu ti vardi?" (= Che cazzo ti guardi? In genere questa è una domanda retorica: il truzzo reggino è talmente ridicolo che non si può fare a meno di guardarlo per scoppiare a ridergli in faccia)
  • "Stai vardandu a me zzita 'mpare?" (= Stai guardando la mia ragazza compare? Anche questa è una domanda retorica: la femmina truzza si veste così succinta che pure il più grande gay fra i gay non può fare a meno di guardarla)

La "sciarra" non avviene mai per il seguente motivo: il truzzo reggino è un cagasotto e non si sognerebbe mai di andare in uno scontro uno a uno. Utilizzando il suo telefono cellulare di ultima generazione (con suoneria della Tarantella e dell'ultimo pezzo house integrato) chiama a raccolta i suoi compari ("amico" è una parola inesistente nei loro vocabolari). L'avversario farà lo stesso e i loro compari lo stesso. Alla fine tutti i truzzi reggini si riuniranno nel punto della "sciarra" e uno di loro griderà "'Mpareeee erba comaaaa, tutti alla creppperia".
La minaccia truzza a Reggio Calabria è inestirpabile: i Metallari, pochi e sconosciuti fra di loro, sono costretti ad emigrare a Cosenza. Lì infatti si è accampata l'Armata Metallara, in attesa di scendere fino in riva allo stretto, anche se casi di pestaggi di truzzi a suon di catene non risuonano per le vie della città come leggenda urbana. Capita infatti che il truzzo reggitano si rivolga ai pochi metallari (qualora ne vedesse uno) con sfrontatezza chiedendo "'mpare, ma picchì ti vistiti i niru? Ma chi ssi, a luttu? Ti muriu u iattu?" (= Compare, ma perchè ti sei vestito di nero? Ma che sei, a lutto? Ti è morto il gatto?). Le conseguenze di questa frase sono note a tutti, più per l'offesa ai danni del gatto del metallaro che per il colore.