Nonnotizie:Detenzione di banconote false, ancora un patteggiamento per Fabrizio Corona

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6 marzo 2008

Oltre a pagare con banconote false si è anche voluto bullare con le due sole parole che conosce.

Orvieto - Ancora patteggia, Fabrizio Corona. Si, quel Fabrizio Corona, ma dagli amici del "Cala di Volpe Tennis Club" si fa chiamare Corona's™. Dopo la vicenda che lo vide impegnato nello scattare istantanee alle persone più inutili a cui l'Italia abbia saputo dare patria, per poi rivenderle nel mercato nero, Fabrizio Corona è stato di nuovo rinchiuso. Questa volta perché non è stato nemmeno capace di liberarsi (buttandole dal finestrino) di alcune banconote false, alcune delle tante. Ormai circondato dagli uomini della Polstrada si è subito giustificato : "Le ho vinte a Monopoli ma nessuno mi crede". Corona che viaggiava a bordo di due Bentley nere, una per lui e una per il suo ego, avrebbe pagato a una stazione di servizio il pieno di benzina con due banconote da 100 euro. Subito identificato, cosa anche facile, ha cercato di liberarsi delle banconote gettandole dal finestrino cosciente che la stupidità della polstrada non avrebbe mai superato la sua. Infatti proprio per questo sono stati ritrovati dentro la sua umile dimora, altri mazzetti di banconote dentro un cassetto con a fianco una scritta :


"Le banconote false sono qui, ricordati anche di tirare la catena del cesso, perché ogni tanto esce odore. Ciao Fabrizio ti amo sei il mio angelo. Firmato Fabrizio."


Portato alla prima stazione di polizia per confermare l'arresto ha subito dichiarato a Novella 2000, CHI, GENTE, Dipiù, Cronaca Vera : "Ma vi pare che uno così famoso, così bello, così tatuato, così amato, così utile al PIL italiano, che guadagna miliardi di euro, possa usare banconote false da 100 euro ?".
Recluso in carcere dove non mangiava perché il caviale non è quello rosso che aveva mangiato al Billionaire, ma nero e tralaltro non era nemmeno di storione come lo servono in Costa Smeralda ma di tonno, ha patteggiato la pena e quindi ovviamente è stato rimesso in libertà dicendo: "Ho sperato molto nella giustizia Italiana e mi ha fatto piacere fare quello che volevo e non avere un briciolo di pena, quindi tu metalmeccanico che mi stai ascoltando ora, sappi che io posso tu no!". E poi ancora : “La verità la so solo io, ma non ve la posso dire e la devo custodire qua dentro, conosco la vera identità di Platinette”.

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