La rivolta di Atlante

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Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. La rivolta di Atlante
« Giuro sulla vita e sul mio amore per essa che non vivrò mai per il bene di un altro uomo, né chiederò a un altro uomo di vivere per il mio bene »
(John Galt su perifrasi per mandare a fanculo tutti)
« Io sono a favore dei poveri, dei bisognosi e dei derelitti. Mio Dio, mandate via questi pezzenti dal mio treno, che striscino altrove ! »
(James Taggart su coerenza)

La Rivolta di Atlante è un'opera della nota[citazione necessaria] scrittrice, filosofa e spia russo-americana Ayn Rand sulla malvagità dell'altrusimo, del comunismo e di qualunque cosa sia anche vagamente definibile come società.

Si tratta di un volume di appena settordici pagine che, a dispetto della sua concisione, rappresenta il lavoro più conosciuto dell'autrice, nonché una delle maggiori accozzaglie di puttanate mai scritte. I suoi protagonisti sono persone normalissime che rispetto agli altre hanno in più solo la capacità di progettare supermotori economici e alternativi, rimanere impassibili di fronte alle peggiori torture [1], trombare come ricci una pagina sì e l'altra pure senza eventi spiacevoli, non stancarsi mai e fare milioni di soldi in pochi giorni, solitamente sulle spalle dei poveri sfigati di contorno che hanno il mero compito di far risaltare le gesta degli eroi. Ciò avviene grazie a descrizioni che, pur mostrandoli in superficie come individui brutti, sporchi e lavativi, ad un'analisi più profonda ne fanno cogliere anche la sconfinata stupidità, con un'efficacia comunicativa e una caratterizzazione tali da far sembrare capolavori letterari perfino i manifesti di propaganda di Gheddafi.

Trama

Tutto va bene nell'America di un anno imprecisato ma allo stesso tempo precisissimo, poiché la storia può essere ambientata allo stesso tempo nel passato, nel presente e nel futuro, come metafora della condizione umana. In realtà, la storia è ambientata in un anno imprecisato, ma probabilmente intorno agli anni Cinquanta [2], e ha come protagoonista Dagny Taggart, la vivace vicepresidente di una superferrovia che affianca il debosciato fratello James Taggart, occupato a inventare scuse sempre più fantasiose quando accade qualsivoglia disastro.

« Non è stata colpa mia ! »
(James Taggart dopo il nuovo disastro ferroviario)
« Non potevo farci niente ! »
(James Taggart dopo che è scaduto il latte)
« Nessuno può biasimarmi ! »
(James Taggart dopo che un gatto è stato investito da un'auto)

I disastri sono da addebitarsi allo stesso James, che ruba le viti e i bulloni che tengono insieme le ferrovie per montare e costruire piccoli binari giocattolo per bambini su cui far viaggiare trenini elettrici: una passione che non manca di colpire la sorella Dagny:

« Jim, sei un bastardo! »
(Dagny dopo che il fratello si è rubato l'ennesimo bullone)

A questo stato di cose cerca di porre rimedio Francisco Dominguez Sebastian Carlos ecc ecc ... (uff mi sto stancando a scrivere) ... d'Anconia, uomo d'affari che ha imparato dai più importanti politici italiani le regole d'oro nel mondo degli affari e della politica:

  • Dare una bella immagine di sé, possibilmente affiancandosi con giovani donzelle;
  • Far credere a tutti di essere un geniale uomo d'affari, senza però esserlo necessariamente;
  • Far ridere tutti con freddure improvvisate;
  • Negare tutto ciò fatto precedentemente

Note

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  1. ^ Come per esempio ascoltare un intero disco di Giusy Ferreri
  2. ^ a giudicare dal numero di disastri ferroviari e di mangiabambini comunisti