« Dovetti scrivere un poema di 15000 versi, il Convivio, il De Monarchia e la Vita Nova, facendomi un culo così, per guadagnarmi un tozzo di pane secco, e nonostante ciò la gente mi sputava pure in faccia. Questo non c'ha manco la terza elementare ed è acclamato come il più grande filosofo dopo Aristotele »
Fabio "Volli Sempre Volli Fortissimamente" Volo è un noto fattorino della pizzeria all'angolo, famoso per le sue straordinarie liste dei clienti da lui stesso scritte per ricordarsi meglio i loro indirizzi.
Prima di vendere l'anima a La Russa e di mettersi a bestemmiare contro la letteratura italiana e mondiale, Fabio Volo ha ricoperto una miriade di mansioni:
Le opere di Fabio Volo sono riconoscibili ictu oculi perché caratterizzate da uno spiccato pathos introspettivo. Nelle opere di Volo è costante il tema della lotta tra cuore e ragione, pancreass e indecisione, milza e pigrizia. Per Volo la poesia ha cominciato a decadere nel momento in cui l'uomo ha dato il via ad una precipua utilizzazione dello sparticulo intelletuale, con esclusione dolorosa, ma necessaria, dello slancio emotivo senza paracadute.
« C'è bisogno di tempo, c'è bisogno di distacco, come quando fai una foto e ti sembra tutto normale, poi la riguardi dopo dieci anni e dici: come ero pettinato? Come ero vestito? È difficile capire le cose quando ci sei troppo dentro »
(Questa frase esprime il conflitto interiore del Volo, il quale si trova nella difficile condizione di dover confessare alla polizia se sia lui quello ritratto nella foto accanto al transoppure no.)
« L'amore è come la morte: non sai mai quando ti colpirà »
(Fabio Volo riflette sulla caducità dell'essere umano. E noi, ammirati dal suo genio, per sicurezza ci tocchiamo le palle)
« Io ti sento. Ti sento sempre, anche quando non ci sei »
(Fabio Volo descrive la difficile condizione di coloro che sono affetti da epilessia del lobo temporale.)
« Quando avevi tutte quelle attenzioni nei miei riguardi pensavo che mi stessi amando, che solo una persona innamorata potesse fare certi gesti. Invece mi sbagliavo. Oppure no, non mi sbagliavo e per qualche minuto sei anche riuscito a essere veramente innamorato. »
(Eh...? Cioè no, scusate... Qui viene espresso il nucleo della filosofia voliana, cioè la separazione dolorosa, l'esilio, per così dire, dell'anima da se stessa. È in pratica una rielaborazione in chiave mistico-satirica della teoria platonica delle idee prematurata la spidicuda come se fosse Antani con scappellamento a destra.)
« Sentivo che mi leggeva dentro, e io avrei voluto essere più uomo con lei. Avrei voluto essere quell'abbraccio in cui desiderava perdersi. Protetta e libera di lasciarsi andare, perché tanto c'ero io a prendermi cura di lei, a difenderla dal freddo e dal male. »
(Qui Volo diventa Nietzschiano: Al di là del freddo e del male.)
L'ego smisurato
Leggendaria la sua performance in diretta radiofonica quando, acceso da un mistico raptus, maltrattò un povero demente scelto a caso come vittima sacrificale del proprio ego. Vittima probabilmente pagata per essere tale.