Dodecafonia

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« Non c'è qualcosa che faccia soffrir meno? »
(Adolf Hitler)

La Dodecafonia, o Metodo dei Dodici Cafoni, è, secondo i suoi seguaci, una Religione, ma anche l'unica evoluzione possibile per la Musica. Secondo tutti gli altri, è una degenerazione delle prime due, quasi al livello degli album di Marylin Manson.

Le Origini: Arnold Schönberg

Gran parte dei critici musicali è concorde nel sostenere che la Dodecafonia sia nata ad opera del venditore ambulante Tedesco Arnold Schönberg, il quale, in un momento di pausa, si iscrisse ad un corso di composizione presso il CEPU. Ad un certo punto, preso da questo nuovo studio, si dimise dall'incarico precedente e cominciò a studiare intensamente (3 minuti al giorno) contrappunto, armonia, violino, applicazioni musicali dell'utilizzo del motore a gatto imburrato, Svervegio e pittura su vetro. I risultati dei suoi studi furono, però, alquanto scarsi:

« Ogni sua opera è lunga al massimo 4 battute in 1/8, sa a malapena il giro di Do, il massimo del contrappunto che è riuscito ad organizzare è stato questo: (::::), non riesce a tenere in mano il violino. A parte questo, è un ottimo allievo  »
(Pagella di Arnold dopo il primo anno di Conservatorio.)

Stanco, deluso, amareggiato ed allergico alle acciughe, Schönberg decise, allora, di aprire una propria scuola di musica, nella quale avrebbe cercato, a lungo, un buon metodo per spacciare i propri "capolavori" per musica. Dopo un lungo periodo di ascetica meditazione, l'ascolto del celestiale suono delle unghie di un gatto contro una lavagna gli aprì (letteralmente) la mente: era nata la Dodecafonia.

Regole

Nel suo capolavoro teorico Manuale d'Armonia, ossia: Costruisciti da solo il tuo metodo di composizione! Schönberg illustrò le poche e semplici regole del suo metodo compositivo:

  • Scordati armonia, melodia, tonalità e ritmo: sono tutte cose inutili, che tolgono alla musica la propria intrinseca purezza.
    • Per lo stesso motivo, scordati anche (e soprattutto) i Finley.
  • Tutte le note devono essere uguali per importanza, avere uguali diritti senza distinzione di altezza, timbro, lunghezza o reddito.
  • I pezzi non possono durare più di 5 minuti, pena l'esser buttati in pasto ad un ferocissimo Panda gigante. Sia i pezzi che chi li ha composti.
    • E chi ha composto i pezzi verrà scomposto in pezzi.
  • Mettere le note a caso è un bene, purché non si ripeta due volte la stessa nota prima di aver finito le altre 11, oppure la propria matita o la propria scorta di Hamburger del McDonald's: in tal caso inventati una tredicesima nota e va avanti.
  • Una volta finito il pezzo, rileggilo al contrario, poi scambiane gli intervalli tra le note, poi fai tutte e 3 queste cose assieme. A quel punto, procurati una piccozza, spacca il tutto in tanti pezzettini, uniscili a caso, poi fà tornare il tutto com'era prima, fai un salto, poi un altro, guarda in su, guarda in giu, dai un bacio a chi vuoi tu.
  • Quando devi comporre qualcosa in cui c'entri la voce umana, falla semplicemente recitare qualcosa di quanto più incomprensibile e confuso possibile. Al limite, falla semplicemente parlare, possibilmente di quanto faccia schifo il mondo.
  • Usa il contrappunto quanto più possibile: la struttura del pezzo dev'essere complessa almeno quanto quella di un motore a curvatura elettro-tachionizzato.
  • Il risultato finale dev'essere quanto più dissonante, inascoltabile e rivoltante possibile.
    • Se qualcuno te lo fa notare, sii soddisfatto: vuol dire che è vera arte.