De philosophia Mosconum

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Papa Mosconi mentre benedice Urbi et Analitate Papis

(Preveniamo il lettore dell'intrinseca difficoltà dell'opera, della quale qui possiamo dare soltanto alcuni cenni)

De philosophiae Mosconorum

Il "De philosophiae Mosconorum" è l'opera teologico-filosofica e testo fondamentale dell'agnosticismo mosconiano.

Comprende le prediche ed i sermoni che formano il corpus teologicus dell'insegnamento del Vate [1] Germano Mosconi (una figura che figura come figura sacra tra le raffigurazioni figuranti nelle figurazioni della religione cattolica).

Scritta sotto l'influenza di una grave influenza, essa è profondamente influenzata da varie influenti influenze. Il testo è, in buona parte in latrino, comprende oltre 50 milioni di pagine, divise in due Tomi di 1 pagina ciascuno [2]:

  • Tomo I - "Urbi et Analitate Papis" [3]
  • Tomo II - "Anatema at inferi domìnii ad mortacci tuas".
Una delle prove dell'esistenza di Dio esaminate da Mosconi nel "De philosophiae".

Nota esplicativa per il lettore

La richiesta di una introduzione al culto ed al complesso dei pensieri, delle teorie e dei dogmi dell'Agnosticismo mosconiano è un'esigenza che non può essere appagata nella caratteristica struttura del nostro conoscere. Ciò che sia, in realtà, questa filosofia rimane incompreso ed irrangiungibile anche per il suo stesso Autore. Con l'Urbi et Analitate Papis si apre la crisi della filosofia, mai più ricomposta, e, da allora, i maggiori filosofi si arrovellano sulla esiziale domanda: "Ma che cazzo voleva dire il Mosconi?".

Ma, come all'uomo non è dato di cominciare nulla interamente dal principio, così i prodromi e le premesse di questa dottrina vanno ricercati nelle precipue funzioni fisiologiche del suo Autore.

Inoltre, questa filosofia è l'origine del nuovo scisma nella Chiesa Cattolica e, come nel passato, volano anatemi, scomuniche e pernacchie tra i due contendenti al trono di S.Pietro: Mosconi stesso ed il Papa Silvio I da Arcore (eletto in un conclave clandestino tenutosi a Corleone - Sicilia - sotto la sapiente regia del cardinale Dell'Utri). L'opera è, in effetti la Summa mosconica, cioè la teologia espressa da Mosconi a sostegno della Sua autoelezione a Papa di tutta la Cristianità.

Due delle prove dell'esistenza di Dio esaminate da Mosconi nel "De philosophiae".

Struttura dell'Opera

Dopo una lunga discettazione sull'insegnamento di S.Prosdocimo e S.Procopio, Mosconi sentenzia: In corpore vili eradicationem piattolae! Tormentum humani generis ad grattationem pubis et ungulationem ad sanguinem! Ergo cum ispectionem culi et severa indago ad escogitazionem contagium!

Con questo terrificante epigramma Mosconi lancia il Suo Anatema teologico e Si autoproclama Papa "de analitas", affermando che il Suo diritto di successione apostolica è provato, come Egli proclama, nella Sua stessa persona. A sostegno Mosconi postula che La Fede è l'atto supremo mediante il quale il credente crede di credere alle credenze credute dagli altri credenti, ma, aggiune, la Fede non è Fede - con ciò intendendo il filosofo Emilio Fede - e Fede non ha Fede, cioè ha Fede in Fede, e perciò non ha Fede!. (*)

(*) Per la verità esistono dubbi sull'esatta decrittazione della scrittura, e non è ben chiaro se sia scritto Fède oppure Féde. Inoltre nella scrittura semianalfabetica del Mosconi, la d viene spesso sostituita con la t, e viceversa. I filologi pensano che in molti casi, invece di Fède dovrebbe leggersi Féte, nel senso di putire, puzzare, cioè fietare, emettere fieti o fetori.

La lotta per il Nuovo Papato

Si apre così il conflitto teologico col Papa Silvio I da Arcore (difeso dal Fede) del quale Mosconi sostiene l'illeggittimità al papato, poiché viziato da abuso di Enteroclisma. Spurgaturas culi non est papanda! in quanto, sostiene Mosconi, il vero Papa deve produrre sua sponte i quintali di feci quotidiane necessarie al funzionamento della Chiesa e da distribuire ai fedeli. Silvio I, terrorizzato dalla figura di menagramo del Mosconi, replica con veemenza: "Rattazio pallarum escogitat omnia mala", e procede all'esorcismo.

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L'antagonista del Vate Mosconi, Papa Silvio I da Arcore, mentre ordina cinque pizze.

Inferi domìnii

Gli inferi domìnii evocati dal Vate nell'opera sono in realtà le cufecchie fatte da Silvio I durante il ritiro spirituale a Palazzo Chigi ed ancor prima.

Adveni Papas, et tibi facit quadratum culum o quoque at cappellum previti (*). Ad mortacci tuas! - anatemizza Mosconi - e così replica alle contestazioni che i filosofi berluscoidi avanzano contro la Sua tesi. Infine, alquanto incazzato, rivela Urbi et Orbi che quel mona che batte la porta e Silvio I sono in realtà la stessa persona, manifestazioni dell'apostasìa eretica e blasfema della Setta Segreta detta "Forza Italia", e così, a chiusura dell'opera, li sfida entrambi ad un pubblico contenzioso a piattole schierate, secondo il Rito Orientale.

(*) Culum ad cappellum previti non è riferito al Cardinale Previti, sostenitore di Silvio I, ma indica un diametro (a cappello di prete, che una volta portavano cappelli ad ombrello).

Movimenti di sostegno al Papa Silvio I

A questo pubblico contenzioso Papa Silvio I non si sottrae ed attualmente sta ricevendo sostegno dall'intera cristianità ed oltre: inCESSantemente , da ogni dove, gli giungono pernacchie di incoraggiamento (ed anche qualche rutto "a caverna"). Dal Mondo, dal sagrato di S.Pietro, e da ogni dove si dipartono suoni che giungono fino al Palazzo Apostolico di Arcore e che confondono il Suo sostenitore principale, l'Abate Bondi, che ha l'impressione di essere chiamato da tutte le parti.

Note

  1. ^ Vate è la traslitterazione italiana del termine celtico Walter o Water, a sua volta semplificazione di Water Closed, titolo religioso, qui però riferito all'attività di Mosconi come modello di diverse industrie di ceramiche sanitarie.
  2. ^ Le altre 49.999.998 pagine sono state utilizzate dal Vate come carta ingienica d'emergenza.
  3. ^ Analitate Papis è la virtù teologale che leggittima la successione apostolica del Pontefice Romano (vedi San Pietro).

Voci correlate