Scapigliatura

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera dalla forfora.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Incostruzione

Template:Scuola

« U! U! Ho io scritto questa lettera terribile, questa vocale spaventosa? L'ho io delineata esattamente? L'ho io tracciata in tutta la sua esattezza tremenda, co' suoi profili fatali, colle sue due punte detestate, colla sua curva abborrita? Ho io ben vergata questa lettera, il cui suono mi fa rabbrividire, la cui vista mi riempie di terrore? , io l'ho scritta. Ed eccovela ancora:U »
(Scapigliato medio in versione masochista mentre tenta di farsi passare per un gran figo.)
Fosca, ideale estetico degli Scapigliati.


Dicesi Scapigliatura l'atto e l'effetto di inventarsi dal nulla una corrente artistico-letteraria senza possedere il minimo talento artistico.
Per estensione possono definirsi scapiglaiti tutti coloro che, essendo degli sfigati cronici rifiutati persino dal Circolo della canasta, si inventano un genere che naturalmente conosceranno solo loro e i loro amichetti immaginari per darsi un tono da stronzo maledetto ma in fondo buono e vittima di questo mondo crudele e inappetente e cuccare gnocca. Logicamente facendo leva sull'ignoranza e sulla disperazione di alcune donne.
Il riferimento continuo e morboso a temi gioviali quali morte, malattia, degrado sociale e orticaria, accompagnato dall'abuso di sostanze psicotrope e a una buona dose di "fottosega", ha permesso alla Scapigliatura di guadagnarsi un posto nei programmi ministeriali di italiano e nel cuore degli adolescenti in piena mania di onnipotenza.
Ed è questa l'unica ragione per cui codesto articolo esiste.
Per il resto dell'universo, invece, l'esperienza della scapigliatura è quella che si prova difronte allo specchio la mattina.

== La Scapigliatura,

sregolatezza ==

Come tutte le mode truzze, la Scapigliatura nacque in via Montenapoleone a Milano e contagiò ben presto le province di Brescia e Monza e Brianza.
Il termine (liberamente tradotto dal francese "bohème", vita da zingaro, col Google translator) si impose a partire dagli anni '50 dell'Ottocento, iniziando la sua folle corsa nei campi nomadi di tutta la pianura padana.
Lo spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e del buonsenso borghese[citazione necessaria] che animava gli Scapigliati allora come oggi anima le matricole universtarie e i liceali, portò ben presto questi campioni di originalità a uscire di casa senza tornare all'ora stabilita per il coprifuoco.
Uno dei primi obiettivi delle loro battaglie, dopo il riuscire a sembrare il più possibile brutti e spettinati, fu riuscire a farsi prendere sul serio da qualcuno. A questo scopo si scagliarono contro l'intero universo prestabilito, finendo per essere accusati di vilipendio alla nazione, disubbidienza coatta alla mamma e pessimo gusto in fatto di donne.
Il modo originale di guardare alla realtà, stabilendo nessi forzati tra cervello e organi sessuali, li indusse a trovare degni di interesse temi ignorati da chiunque; ne sono esempi l'isteria, la gotta e la vita dopo la morte.
Di qui il fascino che il tema della malattia esercitò sulla loro poetica, spesso riflettendosi giustamente sulla loro vita che, come quella dei bohémiens francesi, fu fortunatamente breve.
La Scapigliatura ebbe il merito indiscusso di far emergere in Italia il conflitto di interesse tra artista e società, facendo precipitare la stima per la letteratura italiana a minimi storici comparabili solo con la situazione attuale. La reazione indispettita degli scapigliati ebbe però la conseguenza di far nascere il mito della vita dissoluta e maledetta anche in Italia, dando di che vivere per sempre agli osti milanesi, ai medici del Sert e ai laureati in Lettere.
Negli scapigliati si venne infatti a creare una personalità borderline, perennemente sospesa tra un "Vorrei", un "ma non posso" e un "allora improvviso".
L'attenzione per ciò che era patologico e deforme e la mania di sezionare le rane però favorirono indirettamente l'invenzione del Piccolo Chirurgo e della torcia tascabile. Per di più, grazie al gusto dell'orrido, anche le donne meno avvenenti poterono iniziare a sperare di poter pensare al 69 non solo più come al numero di giorni che gli restava da vivere.

L'epica lotta degli scapigliati contro Manzoni

Una delle vittime della sagacia rivoluzionaria degli scapigliati fu proprio lui: Alessandro Manzoni.
Accusato di essere l'undecima piaga d'Egitto, nonché il colpevole della calvizie incipiente di tutti gli scrittori del secolo, Manzoni viene a rappresentare per gli scapigliati tutto ciò che c'è di peggio al mondo: l'autorevolezza.
Con la sua ossessione per i testi dotati di senso logico e per la creazione di una lingua nazionale, egli simboleggia l'autorità paterna che col placido

« Ma vai a lavorare, debosciato di un mangiapane a tradimento! E tagliati i capelli! »

irride l'ideale scapigliato di fancazzismo elevato all' ennesima potenza.
Gli ideali liberali di dignità e indipendenza nazionale, l'attivismo morale, l'operosità etica e pratica del Manzoni causano a questi bohemiéns di Quarto Oggiaro, pirotecniche crisi di pianto.
Logicamente il rifiuto di superare l'estro adolescenziale viene motivato col classico:

« Tu non mi capisci! Ti odio! »

A causa di questo profondo e incolmabile gap generazionale, gli scapigliati finirono per reagire come tutti gli adolescenti: drogandosi, scrivendo poesie e vandalizzando i muri delle stazioni ferroviarie con scritte tipo

« Lucia puttana! »
(Viva la fica)
« Renzo c'ai le corne »
« I vostri etilometri non fermeranno il nostro alcolismo »
« Mimma,tvtttbI&M3msctilovvodibene »

L'unico vero problema è che i muri delle stazioni vengono regolarmente ripuliti e che, di conseguenza, ci risulta difficile rintracciare brani scampati alla furia conservatrice e bigotta degli inservienti delle Ferrovie italiane.
Da quel poco che resta, emerge un marcato uso del dialetto, spacciato per "ricerca del vero".
In un numero minori di casi il linguaggio artificioso e arcano sta a rappresentare il classico stavamo meglio quando stavamo peggio[citazione necessaria].

Antologia di brani spettinati

Iginio Ugo Tarchetti