Menelao

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia liberalizzata (ma solo in Olanda).
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
« Ah, già, il cornuto. »
(Il Minotauro su Menelao)
« Menelao, menalo! Ahahaha! »
(Battuta circolante nell'esercito greco)
Ritrovamento del teschio di Menelao.

Menelao (dal greco Menélaos, cioè "cervo dalle grandi corna ramificate") fu un marito esemplare e amorevole. O meglio, così sosteneva lui.

Infanzia

Menelao ebbe l'infanzia che ogni eroe greco avrebbe voluto avere: rimase orfano del padre, che fu ucciso dal fratello e dal figlio/nipote di questi, per vendetta dell'assassinio dei propri figli. Ma per fortuna che c'era il suo fratellone Agamennone, sempre pronto a fare lo splendido della situazione, che se lo prese in spalla e se lo portò da Micene a quel di Sparta. Fino a Sparta in spalla, come una sporta (così, per sport). Lì, sebbene minorenni[1], orfani e stranieri trovarono subito la reggia del re del posto grazie alle indicazione di un gentile vigile urbano, che casualmente era anche il re di Sparta.

Insomma, il re di Sparta, che purtroppo per lui si chiamava Tindaro, si commosse alla storia dei due fratelli orfani di padre[2] e li prese in simpatia, tanto che li volle come migliori amici e promise loro mari e monti: poi invece diede loro soltanto un imponentissimo esercito per riconquistarsi Micene e tutto il circondario. E come poteva andare una battaglia tra migliaia di Spartani agguerriti e migliaia di Micenei agguerriti? Sì, avete indovinato:

« Ti piace vincere facile? Ponzi-ponzi-bo-bo-bon! »
(Eschilo descrive la riconquista di Micene)

Il grande amore di Menelao

Tornati vittoriosamente a Micene, i due inseparabili fratelli si resero conto di un problemino: il trono era uno, e loro erano in due. Decisero di disputarsi il comando con varie prove, tra cui ricordiamo l'"ultimo che tocca per terra perde", "miscela" (che però in due è inattuabile), "tiro alla fune", "morra cinese" e diversi tipi di conte. Tutte queste prove diedero indistintamente ragione ad Agamennone. Alcuni malevoli sostengono che Agamennone vinse anche perché era più grande e prepotente e soverchiava Menelao con tutta la sua arroganza; questi malevoli hanno proprio ragione.
Dunque il povero Menelao si ritrovò a essere un principe senza corona, cosa che in Grecia di solito portava a diventare eroi girovaghi e incazzosi, tanto da andare in giro per il mondo a uccidere mostri dalle forme più disparate e dai nomi anche peggiori, rischiare la morte, mangiare poco e trombare meno. Senza contare che poi sulla piazza era già strapieno di gente del genere, e che quindi a Menelao non conveniva entrare in quel giro, dove la concorrenza era pesantissima e slealissima. Che fare, dunque?
Nel Medioevo, i fratelli minori dei re o facevano i cavalieri erranti (e questo lo avevamo già escluso) o facevano i preti: peccato però che non fossimo nel Medioevo.
Nell'età moderna, i fratelli minori dei re invece si vanno a spaccare nelle discoteche più esclusive di Montecarlo oppure si fanno beccare dai paparazzi nelle situazioni più compromettenti. Menelao scelse di optare per questa soluzione, pur senza Montecarlo e senza paparazzi[3]. Ciò lo portò a diventare lo scapolo d'oro di Grecia, in barba ad altri giovani principi come Tersandro di Tebe, Acamante di Atene, Stranonome di Buffoposto e Marco Ranzani di Cantù. E si sa, se al giorno d'oggi essere uno scapolo d'oro vuol dire avere intorno una marea di fighe, al tempo di Menelao ciò significava avere intorno una marea di fighe e di giovinetti. E allora, come dice il poeta,

« Festa festa festa festa!
La festaaa! »
(Il poeta)

Tuttavia dopo diversi anni Menelao cominciò a rendersi conto di star sprecando la propria vita e di starsi avvicinando a passi giganteschi alla vecchiaia: d'altronde aveva già diciannove anni[4]! Stabilì perciò che fosse giunto il momento di accasarsi e metter su famiglia. Ma con chi?
Disperato e incerto, si recò a Sparta dal suo vecchio amico Tindaro, e lì si accorse che la sua figlia Elena era proprio una gran figona[5] Sicché si decise di sposare proprio lei.

Una piccola parte dei pretendenti di Elena.
Gli stessi pretendenti dopo essere stati rifiutati.

L'unico problema era che la sua idea geniale l'avevano avuta tutti i re e principi single di Grecia che, in un'epoca piena di città-stato e regni più piccoli delle frazioni comunali di Courmayeur, erano davvero tanti.
Ma il problema ce l'aveva soprattutto Tindaro, che si ritrovava nella propria reggia ventine e ventine di principi-guerrieri arrapati che minacciavano di ammazzare tutti se Elena non si fosse sposata con uno di loro. Elena invece era piuttosto lieta dell'attenzione rivoltale, ma essendo una donna ci curiamo poco della sua opinione. Tuttavia, le disgrazie hanno tutte una soluzione, e le soluzioni nell'antica Grecia si chiamavano Ulisse, o come dice un altro poeta:

« Ma per fortuna che c'è Ulisse,

che da solo caccia le bisse
non è di grande compagnia

ma è il più simpatico che ci sia »
(Un altro poeta)

Egli si recò da Tindaro, e tra i due si risolse questo discorso:

- Ulisse: “Salve, Tindaro!”
- Tindaro: “No, non compriamo niente!”
- Ulisse: “Oh, imbecille! Sono io, Ulisse!”
- Tindaro: “Scusa, è che sono un po' teso e non t'avevo riconosciuto”
- Ulisse: “Teso? E perché mai?”
- Tindaro: “Vorrei vedere te, avere la casa piena zeppa di pretendenti armati e minacciosi, che ti devastano la casa e che non sai più come sfamare, dato che poi tra l'altro ho finito la mia scorta di schiavi e schiave!”
- Ulisse: “Guarda, immagino come ti senti perché un certo Omero mi ha detto che è quello che mi capiterà tra una ventina d'anni... ma non è questo il punto!”
- Tindaro: “Ah, sì? E qual è allora?”
- Ulisse: “No, niente, è che forse ho trovato la soluzione ai tuoi problemi.”
- Tindaro: “Hai trovato un modo per cacciare via gli zingari da Sparta? (sì, c'erano anche al tempo, ed erano molto indisponenti già allora)
- Ulisse: “Sì, anche quello. Ma anche la storia dei pretendenti.”
- Tindaro: “Oh, che gioia! Dimmi, allora!”
- Ulisse: “Allora, fai riunire tutti i principi e dici loro che Elena sta per scegliere...”
- Tindaro: “Scusa, puoi parlare più piano, che sto prendendo appunti?”
- Ulisse: “Sì, va bene, d'accordo: allora, poi devi fare giurare tutti (anche me, ovviamente), prima che Elena scelga, che si aiuteranno l'un l'altro e che presteranno soccorso a chiunque venga individuato da Elena come suo sposo. Così si troveranno vincolati e non potranno scannarsi tra di loro. Perlomeno per ragioni di cuore, diciamo.”
- Tindaro: “Wow, sei un genio! Lo vado ad attuare subito!”
- Ulisse: “Eh, non c'è di che. Senti, magari a 'sto punto spendi per me una parola buona con Elena...”
- Tindaro: “Eh? Ah, già, giusto... sì, d'accordo, contaci! Grazie ancora, amico!”
- Ulisse (tra sé): “Evvai!”

Tindaro fece quanto gli disse Ulisse e radunò tutti i principi nella sala del trono di Sparta. Poi li fece giurare, di conseguenza chiamò Elena e le chiese di scegliere tra i vari pretendenti. E chi scelse Elena?
....

....

(rullo di tamburi)

....

....

MENELAO!

(vari borbottii di disappunto tra gli altri principi greci, tipo cazzo, che sfiga, ero a due passi da lui...)


Alla domanda "perché hai scelto proprio Menelao?", Elena rispose, alle telecamere di Helen's next husband:

« Mah, perlomeno si lava »

Considerando poi che Tindaro era senza eredi maschi[6], alla sua morte Menelao divenne anche re di Sparta.
Questo episodio è universalmente conosciuto come la volta che Ulisse se lo prese in quel posto.

Il grande amore di Elena

La vita per Menelao procedeva benissimo: aveva una moglie bellissima, una figlia meravigliosa, un regno tutto suo, un fratello con un regno molto più potente del suo lì a due passi, una valanga di soldi[7] e pure un barbiere che gli faceva dei tagli S-T-R-E-P-I-T-O-S-I a prezzi stracciati. E si potrebbe concludere la storia anche qui, gli eventi successivi non sono così rilevan... vabbè, visto che abbiamo fatto trenta possiamo fare anche trentuno.

Paride, che in Greco Antico si dice Paris. Non è biondissimo, giovanissimo e ricchissimo, d'altronde?

Un giorno venne a Sparta un principe da un paese lontano: bello, biondo, giovane, ricco e scapolo. L'unico suo problema è che si chiamava Paride, che in effetti è un nome di merda. Veniva da Troia[8] ed era in giro per un puttan tour su e giù per la Grecia. Menelao, detto anche Lo Sveglio, lo accolse a braccia aperte: gli regalò le chiavi della città, del palazzo e dell'automobile o meglio, come dice un terzo poeta;

« Ecco le chiavi di tutte le porte di tutti i forzieri, ecco le chiavi di tutti i pital, ecco le chiavi di tuttepitutte, tuttepituttetuttipitù tuttepituttepituttepital, tuttepituttepituttepichiavi! »
(Un terzo poeta)

e poi gli prestò tutti i vestiti del proprio guardaroba; gli mostrò le foto della figlia e lo lasciò in compagnia della propria moglie per tutto il tempo che rimase lì. Un bel giorno, per completare il tutto, avvisò che se ne sarebbe andato via per qualche giorno e chiese a Paride se gli poteva controllare la moglie fino a che non fosse tornato. Paride gli fece un sorrisone de gli disse sì, sì, va bene!. E cosa vide Menelao, quando tornò dal suo viaggio?

« O perdindirindina, ma dove sono finiti Elena e Paride? »
(Menelao)

In guerra!

   La stessa cosa ma di più: Guerra di Troia.

Nonostante avesse serie difficoltà ad uscire dalle porte a causa del grande palco di corna che gli era cresciuto nel frattempo, Menelao decise di sfruttare la carta giuramento. E questa è conosciuta, vedendo gli esiti successivi, come la seconda volta che Ulisse lo prese in quel posto.
Sì, Menelao trascinò l'intera Grecia in guerra per una donna: probabilmente i pacifisti al giorno d'oggi direbbero peste e corna[9] di Menelao, mentre gli storici direbbero che è impossibile che sia successa una cosa del genere. Questo perché né i pacifisti né gli storici, benché vecchi, non hanno mai avuto il piacere e l'onore di conoscere Elena, che oltre a essere una gran sventolona era anche una persona splendida proprio caratterialmente[10]. Quindi, in definitiva, tutte le migliaia di soldati greci che ogni giorno rischiavano la vita sotto le mura di Troia erano contente di farlo. Ma vediamo dunque in particolare quale fu lo sforzo bellico di Menelao durante la guerra.

L'ambasciata

Poco prima di scatenare la guerra, Menelao e altri due compari andarono a Troia come ambasciatori, al fine di scongiurare il conflitto. Le condizioni poste da Menelao erano le seguenti:

  • Elena doveva tornare a Sparta.
  • Elena, per farsi perdonare, doveva fargli un pompino al giorno.
  • Paride doveva essere impalato.
  • Le mura di Troia dovevano essere rase al suolo, mentre gli abitanti dovevano essere dispersi ai quattro angoli della terra, sostituiti da nuovi.
  • I processi e le inchieste riguardanti Calciopoli dovevano essere tutti chiusi.

I Troiani erano anche disposti ad accondiscendere a questi patti, ma la clausola di Calciopoli fece andare tutto a monte. Menelao e i suoi due soci rischiarono il linciaggio, salvati solo dal fatto che per loro fortuna in città in quello stesso momento c'era in giro un altro signore che si chiamava Menelao seguito da altri due che si chiamavano proprio come i due soci del re spartano[11], che quindi furono scambiati per quelli veri e linciati al loro posto. Cioè, quando uno dice le coincidenze della vita...

Il Comando Supremo Greco, in seguito a questo successone, stabilì all'unanimità che non era opportuno mandare Menelao a fare le ambasciate. D'altronde, di 'sto Comando Supremo faceva parte anche Menelao, che evidentemente non aveva tratto molto divertimento da quest'esperienza.

Il duello con Paride

Come l'Iliade insegna, a un certo punto tutti si resero conto che la guerra si poteva risolvere tranquillamente con un bel duello tra Menelao e Paride[12]. Menelao era oltremodo entusiasta della proposta, e si lanciò con la bava alla bocca e con la spada sguainata dinanzi alle fila dei Troiani urlando DOV'È QUEL BASTARDO? FATELO VENIRE SUBITO QUIII!!!. Il problema era che, se Menelao alla fin fine se la cavicchiava come guerriero, Paride invece era una patetica schiappa che non aveva mai combattuto, sicché adesso in venti minuti doveva imparare a combattere. Il duello quindi finì come tutti voi potete immaginare: Menelao stava per ammazzare Paride quando PUF!, apparve una nuvoletta rosa e Paride sparì. In compenso, ricominciata la battaglia, Menelao si beccò una bella frecciata da parte di tale Pandaro, e quindi oltre la beffa ci fu pure il danno.

La presa di Troia

Il cavallo di Troia fu un'idea così vincente che poi fu anche brevettata.
La scena dell'incontro tra Menelao ed Elena.

Menelao fu anche uno dei guerrieri che entrarono dentro al cavallo di Troia. Appena sceso, cominciò a urlare DITEMI DOVE VIVE QUELLA PUTTANAAA!![13], rischiando di far andare a monte tutta la spedizione. Durante il saccheggio della città, corse con la spada sguainata verso la casa di Elena, ne uccise il nuovo marito[14] ed era intenzionato - giustamente - a uccidere anche la propria consorte. Allora Elena, vistasi a mal partito, sfoderò un gran sorrisone e disse la frase magica:

« Se vuoi te la do »
(Elena)

Al che Menelao rinfoderò la spada e ne tirò fuori un'altra, e giù via coi festeggiamenti!

E no che non è ancora finita...

La guerra era finita e un matrimonio era stato salvato. Cosa poteva andare storto?
Be', per cominciare, Agamennone e Menelao litigarono violentemente riguardo la possibilità di fare o no sacrifici agli dei. Menelao, antesignano del pensiero laico, optò per non sacrificare nulla, e così vagò per otto anni prima di arrivare a casa. Il che può non essere drammatico se uno se ne va per conto proprio, ma quando uno va in giro con un'intera flotta piena di soldati che non tornano a casa da dieci anni e che per di più sono senza donne, be', tutto diventa molto più pesante.
Senza contare che dovette vivere in Egitto per la maggior parte dei detti anni, ospite di un re chiamato Proteo che ci provava costantemente con Elena e con lui e con tutta la truppa in blocco, per non tacer delle navi. Il colmo poi arrivò quando giunse stremato a Sparta, dopo diciotto anni di assenza, e trovò sua figlia, che aveva lasciato in fasce, maggiorenne, incazzata col mondo e che chiedeva di poter fare la patente. Inoltre[15], dopo tutti quegli anni, Elena non era più una figa ultraspaziale, ma soltanto una donna splendidamente bella.
Menelao passò il resto della sua vita a Sparta, facendo il re saggio e avveduto e partecipando con un piccolo cameo (molto apprezzato dalla critica) nell'Odissea, dove interpreta se stesso mentre dà consigli a Telemaco sulle donne e sull'amore.
E poi morì, che in effetti è la cosa che viene meglio a tutti gli uomini.

Curiosità

  • Nell'antica Grecia, un insulto molto frequente tra gli uomini era Ma sei un Menelao!.
  • Sempre nell'antica Grecia, un insulto molto frequente tra le donne era Ma sei una Elena!.
  • D'altronde, dare dell'"Elena" a qualcuno era considerato un affronto anche se rivolto a un maschio.
  • Nell'Iliade esiste un libro chiamato Le gesta di Menelao, ma è notoriamente uno dei libri che nessuno studia mai. Così nessuno saprà mai quanto era valoroso Menelao.

Voci correlate

Note

  1. ^ E Zeus sa che vita facevano i minorenni in Grecia...
  2. ^ La madre invece era viva, ma giustamente non gliene importa nulla a nessuno.
  3. ^ Che, diciamolo, erano la parte più divertente della situazione.
  4. ^ In Grecia di norma i lavoratori andavano in pensione a trentasei anni e morivano a quarantacinque, quindi i suoi timori erano ben fondati.
  5. ^ Tanto che aveva già all'attivo, nonostante la sua giovane età, un rapimento da parte di Teseo, che non è sicuramente il primo sfigato che passa.
  6. ^ Ne aveva due ma, come nella migliore tradizione greca, erano finiti morti ammazzati.
  7. ^ Come ogni re che si rispetti.
  8. ^ Nome che in effetti rivaluta un po' la bellezza di "Paride".
  9. ^ In questo caso poi...
  10. ^ Vabbè, sì, dai, adulterio a parte.
  11. ^ E che per convenzione chiameremo Nostoricodatide e Anasselomene.
  12. ^ Dopo dieci anni di guerra a volte vengono idee del genere.
  13. ^ Dieci anni di astinenza ti riducono così, alle volte...
  14. ^ E sì, perché nel frattempo Paride era morto. Lo so, vi dispiace, ma se ve lo avessi raccontato prima mi avreste dato del prolisso.
  15. ^ E questo forse era la cosa più triste di tutta la storia.