Filosofia: differenze tra le versioni

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== La verità... ==
Per storia della filosofia occidentale si intende la storia del pensiero occidentale così come si è espresso attorno a molteplici questioni filosofiche; iniziata con la nascita del pensiero speculativo greco nel VII secolo a.C., ha coinvolto i pensatori di tutta Europa durante il Medioevo, l'era moderna e contemporanea, in un confronto continuo con i pensatori precedenti e con gli sviluppi di altri campi del sapere. La comune base greca ha trasmesso alla tradizione filosofica occidentale un metodo di pensiero improntato all'antidogmatismo e la sensibilità verso una serie di problematiche ontologiche ed etiche che l'hanno caratterizzata rispetto ad altre tradizioni filosofiche.

Non si può poi tralasciare, come secondo substrato della filosofia occidentale, la tradizione giudaico-cristiana che già dalla Tarda Antichità va ad instaurare un rapporto complesso con il pensiero laico, introducendo una serie di concetti inediti nel pensiero filosofico ed avviando quella dialettica tra fede e ragione variamente risolta nei secoli.

Gli storici della filosofia dividono solitamente la lunga storia della filosofia occidentale in filosofia antica, filosofia medievale, filosofia moderna e filosofia contemporanea. Per una lista di autori in ordine cronologico vedere Storia della filosofia (tabella cronologica).
Indice
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* 1 Filosofia antica
* 2 Filosofia medievale
* 3 Filosofia moderna
o 3.1 Filosofia del XIX secolo
* 4 Filosofia contemporanea
* 5 Note
* 6 Fonti bibliografiche

Filosofia antica [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Filosofia greca.

Anche senza arrivare ad affermare che «tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone» (come scrisse Whitehead)[1], non si può tuttavia negare che tutti i filosofi posteriori alla fioritura del pensiero antico abbiano avuto come punto di riferimento - anche in funzione polemica e distruttiva - le tematiche sollevate dai filosofi antichi (e da essi stessi risolte in modo eterogeneo) attorno al fine dell'agire morale, al rapporto tra l'uomo e la verità, tra intelletto e realtà.

Le prime testimonianze di un approccio allo studio della realtà che si possa definire filosofico risalgono al VII secolo a.C., in Asia Minore. Talete di Mileto, un personaggio sulla cui storicità non è ancora possibile avere certezze, è identificato da una tradizione risalente ad Aristotele come il primo filosofo. Con lui e con la sua scuola (scuola milesiana: Anassimandro e Anassimene) il pensiero per la prima volta si emancipa dall'impostazione religiosa e mitologica per ricercare spiegazioni razionali ai fenomeni naturali e alle questioni cosmologiche.
Socrate e Santippe incisione di Otto Van Veen, XVII secolo.
Platone e Aristotele secondo Raffaello.

Con i milesiani si impone anche come centrale il problema dell'identificazione dell'archè (o origine), ossia l'elemento costitutivo e animatore di tutta la realtà, indagato anche da Pitagora ed Eraclito nello stesso periodo. Ed è dalle riflessioni sull’archè che si apriranno, con Parmenide e la scuola eleatica, le prime riflessioni ontologiche; e con esse la percezione di un conflitto irriducibile tra la logica che governa la dimensione intellettuale e il contraddittorio divenire dei fenomeni testimoniato dai sensi. Variamente risolto dai successivi filosofi del VI-V secolo a.C. (fisici pluralisti), la questione rimarrà centrale in tutta la storia del pensiero occidentale, dalla Scolastica ad Heidegger nel Novecento.

Nel V secolo a.C. si assiste ad un mutamento nell'oggetto della riflessione filosofica: all'interesse per la natura si sostituisce un'attenzione maggiore verso le problematiche che riguardano l'uomo. L'agire morale, il bene, il male e la loro relatività, la possibilità per l'essere umano di accedere alla verità, il rapporto natura/cultura: questi ed altri sono gli argomenti all'attenzione, sebbene con impostazioni e risvolti differenti, sia dei sofisti che di Socrate. L'importanza di quest'ultimo per la successiva storia della filosofia è fondamentale: con lui si acquisisce piena consapevolezza della peculiarità del metodo di indagine filosofica (vedi maieutica), e la ricerca della verità viene intesa come la riscoperta di una conoscenza già posseduta, universalmente condivisa ma dimenticata.

Le scuole filosofiche immediatamente successive alla morte del filosofo - scuola megarica, cirenaica, cinica e platonica - costituirono tutte uno sforzo interpretativo degli insegnamenti socratici. Se per le prime tre si trattò di elaborazioni minori e limitate al piano etico, per Platone il socratismo fu un punto di partenza per una rielaborazione globale, nel primo grande sistema filosofico, di tutte le problematiche trattate dai pensatori precedenti: dall'ontologia al relativismo, dal ruolo del filosofo alla politica, riconducendole alla teoria fondamentale delle idee, che sono per lui delle forme eterne ed innate da cui ha origine il mondo e ogni nostra conoscenza. Ma è con Aristotele, discepolo di Platone, che la filosofia greca arriva alla sua piena maturità: in lui il progetto di sintesi di più tematiche in un unico quadro speculativo mostra, rispetto a Platone, una maggiore attenzione per la specificità dei diversi campi del sapere. Da ciò l'importanza del filosofo per la cultura occidentale in senso ampio: le sue opere trattano dalla fisica alla politica, dalla logica alla botanica, conferendo al tutto un'organicità di pensiero (le scienze teoretiche studiano ciò che è necessario, quelle pratiche ciò che è accidentale; tra le prime, la metafisica studia l'essere in quanto essere, la fisica l'essere in quanto mutamento ecc.) che segna il trionfo della razionalità "scoperta" dai greci. Dopo Aristotele avrà quindi inizio il periodo ellenistico, in cui la cultura greca si fonderà con quella latina.
Per approfondire, vedi la voce Filosofia latina.

Durante questo periodo si sviluppano tre principali correnti filosofiche: l'epicureismo, lo stoicismo, e il neoplatonismo. Rispetto alle altre correnti, il neoplatonismo sembra concentrare ancora di più l'indagine sulla condizione umana e sulle possibilità date al singolo di trascendere il mondo quotidiano, mostrandone la contingenza. Il pensiero neoplatonico, il cui maggiore esponente fu Plotino, si proponeva così di essere un cammino di liberazione per l'uomo. Come molti altri platonici, Plotino pone uno scarto tra il mondo sensibile, sede dell'oscurità e della divisione, e il cosmo noetico, che è la vera realtà, prima manifestazione dell'essere e sede dell'Intelletto, generato a sua volta da un principio ineffabile (indicato da Plotino con il nome di Uno o Bene), e coglibile solo con un contatto di natura a-razionale chiamato epafé o henosis. L'Anima infine percorre l'universo plotiniano dal cosmo noetico al mondo materiale, verso cui essa discende per prendersene cura. La discesa dell'anima si trasforma per l'uomo in una caduta, causata dalla falsa credenza che scambia il mondo sensibile per la vera realtà, e dall'oblio della natura noetica di ciascuno di noi. La filosofia ha dunque il compito di riunire l'uomo alla sua patria intelligibile. Questa concezione dell'universo, e questo valore salvifico della filosofia sarà ripresa in tutte le forme che acquisirà dopo Plotino la filosofia neoplatonica.
Filosofia medievale [modifica]

La filosofia medievale costituisce un imponente ripensamento dell'intera tradizione classica sotto la spinta delle domande poste dalle tre grandi religioni monoteiste.

In Europa la filosofia medievale fu anticipata dal pensiero patristico (sviluppatosi in seguito alla diffusione del Cristianesimo all'interno dell'impero romano), il cui maggiore esponente fu Agostino di Ippona: questi divenne un vescovo neoplatonico, e conciliò la filosofia greca con la fede cristiana. Secondo Agostino ci sono dei limiti oltre i quali la ragione non può andare, ma se Dio illuminerà la nostra anima con la fede riuscirà placare la nostra sete di conoscenza. E affermò che il male è soltanto "assenza" di Dio, dovuto alla disobbedienza umana. A causa del peccato originale nessun uomo è degno della salvezza, ma Dio può scegliere in anticipo chi salvare; ciò non toglie che noi possediamo comunque un libero arbitrio.[2]

A partire dall'anno Mille è particolarmente significativa la nascita della filosofia scolastica, alla quale diede un contributo fondamentale Tommaso d'Aquino. Secondo Tommaso non c'è contraddizione tra fede e ragione, per cui spesso la filosofia può giungere alle stesse verità contenute nella Bibbia; egli conciliò pertanto la rivelazione cristiana con la dottrina di Aristotele. Quest'ultimo, partendo dallo studio della natura, dell'intelletto e della logica, aveva sviluppato delle conoscenze sempre valide e universali, facilmente assimilabili dalla teologia cristiana: ad esempio il passaggio dalla potenza all'atto è una scala ascendente che va dalle piante e dagli animali agli uomini, fino agli angeli e a Dio. Costoro hanno una conoscenza intuitiva, che permette loro di sapere immediatamente ciò a cui noi invece dobbiamo arrivare tramite l'esercizio della ragione.

Da alcuni punti di vista il Medioevo termina quando la fede si separa dalla ragione, quando metafisica e teologia diventano discipline distinte.

Gli altri nomi più importanti del periodo medievale sono Avicenna e Averroè in ambito islamico, Mosè Maimonide in ambito ebraico, Abelardo, San Bonaventura e Duns Scoto in ambito cristiano.

Filosofia moderna [modifica]
Illustrazione dal Cantus Circaeus di Giordano Bruno

La filosofia moderna si estende dal 1400 fino al 1800 circa; essa ebbe inizio con la filosofia rinascimentale, che vide una rinascita del neoplatonismo e del pensiero di Plotino, identificato allora interamente con quello di Platone; in esso erano presenti inoltre concetti propri dell'aristotelismo. Tra gli esponenti di spicco del neoplatonismo vi fu in Germania Nicola Cusano, che rielaborò una teologia negativa su basi mistiche, affermando che Dio è il fondamento della razionalità, ma di Lui possiamo avere solo una conoscenza intuitiva perché la Verità non è qualcosa da possedere ma da cui si viene posseduti; mentre in Italia abbiamo Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. In un tale rinnovato clima culturale riprese vigore una disciplina emblematica di questo periodo: l'alchimia, che funse per certi aspetti da apripista alla chimica e alla scienza moderna. Cultore dell'alchimia fu in particolare Giordano Bruno, che anticipò per via filosofica le scoperte dell'attuale astronomia, introducendo il concetto di infinito in rottura con la visione geocentrica dell'universo. Sarà poi con Galileo Galilei che si suole far nascere ufficialmente la scienza moderna.

Già dalla seconda metà del Cinquecento il neoplatonismo cominciò tuttavia a declinare, in favore di un naturalismo e un razionalismo concepiti in maniera maggiormente autonoma e meccanica. Nel Seicento Cartesio sviluppò una prima forma di metodo razionale, che pur rifacendosi al concetto teologico di Dio, se ne serviva non per annullare il pensiero nel senso tradizionale della teologia negativa in favore di una dimensione mistica e intuitiva del sapere, ma al contrario per dare consistenza e oggettività al pensiero umano; fu così che elaborò il cogito ergo sum, in virtù del quale l’essere risulta sottomesso al pensiero, e la verità concepita come oggetto da possedere. Nel tentativo di fondare un'autonomia della ragione, egli si servì di Dio non come fine ma come mezzo, cadendo però agli occhi dei contemporanei in un dualismo circolare: partendo dal pensiero logico giungeva alla dimostrazione di Dio, sulla quale però si basava a sua volta per giustificare lo stesso pensiero logico.[3] La posizione di Cartesio ricevette per questo le critiche di Blaise Pascal, fautore di un ritorno alla tradizione agostiniana; Pascal fu inoltre anticipatore di un certo esistenzialismo cristiano, che respingeva le pretese della ragione di potersi fondare da sola. Anche l'olandese Spinoza si propose di rimediare agli errori di Cartesio, ponendo l'intuizione al di sopra del pensiero razionale; in tal modo egli poté ricondurre ad un unico principio, cioè un'unica sostanza, il dualismo che Cartesio aveva postulato tra res cogitans e res extensa. L'integrità della razionalità veniva così ripristinata identificando il pensiero con l'essere, e persino Dio con la Natura stessa. Un tale panteismo non significava tuttavia materialismo,[4] poiché Spinoza postulò sempre la precedenza di Dio e dello Spirito sulla natura, concepita mai come autonoma o autoponentesi da sola.[5]

Un pensiero autenticamente materialista cominciò invece a prodursi in Inghilterra, sempre nel Seicento, dando luogo a una riproposizione del meccanicismo democriteo, in virtù del quale i fenomeni naturali sarebbero interamente riconducibili a leggi meccaniche di causa-effetto. A questa teoria aderirono in primo luogo Thomas Hobbes, e in seguito soprattutto Isaac Newton (determinismo). Sempre in Inghilterra si assistette in contemporanea alla nascita dell'empirismo, secondo il quale la conoscenza non deriva da idee innate nell'intelletto e accessibili per via intuitiva, bensì unicamente dai sensi. In tal modo veniva riproposta una separazione netta tra l'essere e il pensiero, ovvero tra l'esperienza del dato da una parte, e la mente umana dall'altro[6] che ne risulta "plasmata" in maniera simile a un mastice. L'essere venne cioè identificato con la verificabilità: ciò che non è verificabile, sperimentabile positivamente, non ha valore, né può conferire validità oggettiva al pensiero umano; era l'opposto della metafisica classica. Il maggior esponente dell'empirismo anglosassone fu John Locke. All'inizio del Settecento aderì a questa corrente anche Berkeley, che cercò di ricondurre l'esperienza sensibile ad un principio spirituale (Dio), affermando che esse est percipi, cioè l'esperienza sensibile è persino creatrice dell'essere. Fu infine lo scozzese David Hume a portare l'empirismo alle sue estreme conseguenze, sostenendo che neppure l'esperienza sensibile può conferire validità oggettiva al pensiero umano, trattandosi di due piani completamente separati: secondo Hume, ciò che generalmente si reputa fondato perché razionale, è frutto invece di un istinto di abitudine che non ha alcun legame con la realtà.
Statua di Immanuel Kant a Königsberg

L'empirismo anglosassone si era sviluppato parallelamente alla corrente continentale del razionalismo, al quale, dopo Spinoza, aderì Leibnitz nel Settecento. Secondo Leibnitz, ognuno di noi è una monade slegata da tutto il resto; ma a differenza di Hume egli credeva nel fondamento oggettivo della razionalità, essendo tutte le monadi coordinate da Dio. Sul finire del Settecento Immanuel Kant ritenne però in parte fondata l'obiezione humiana, e decise così di sottoporre la ragione a vaglio critico, tramite la Critica della ragion pura. La riflessione kantiana si inserì nella cornice dell'illuminismo che andava nel frattempo sviluppandosi in Francia, e i cui maggiori esponenti furono Voltaire, Rousseau, e Montesquieu. Per risolvere le contrapposizioni tra razionalisti ed empiristi, Kant attuò una rivoluzione copernicana del pensiero, affermando che se da un lato il razionalismo non è autonomo ma ha bisogno dell'esperienza per aspirare ad una conoscenza oggettiva, dall'altro è l'esperienza sensibile ad essere modellata dalla ragione e non viceversa. Ma la grandezza di Kant risiedette soprattutto nella Critica della ragion pratica per l'importanza attribuita al sentimento morale, fondando sulla ragione anche l'agire etico:[7] la legge morale che la ragion pratica si dà, e a cui questa spontaneamente ubbidisce, diventa per Kant garanzia universale e necessaria di libertà, dell'immortalità dell'anima, e dell'esistenza di Dio, concetti preclusi invece alla pura ragione.

Filosofia del XIX secolo [modifica]

La filosofia del XIX secolo, che viene spesso trattata come un periodo a sé stante, è stata dominata dalla filosofia post-kantiana dell'idealismo tedesco: il primo esponente di questa corrente, Fichte, cercò di dare maggiore coerenza al criticismo di Kant unificando ragion pura e ragion pratica, in quanto originate dal medesimo principio: l'Io. Il soggetto, secondo Fichte, non si limita a modellare l'esperienza, ma crea l'oggetto stesso dell'esperienza; trattandosi però di una creazione inconscia, che l'Io non riconosce come tale, egli salvava in tal modo anche il punto di vista realistico del criticismo. Nella cornice dell'idealismo Fichte fu tuttavia una meteora, soppiantato ben presto da Friedrich Schelling che mostrò maggiore interesse per il non-io, per l'oggetto posto dall'io (la natura), conciliando sotto certi aspetti l'idealismo critico fichtiano col razionalismo di Spinoza; ma come Fichte egli postulava pur sempre un'unione immediata di soggetto e oggetto, afferrabile solo a un livello intuitivo.

Anche Schelling fu una meteora, venendo ben presto soppiantato da Hegel, che affermò invece un'unione mediata di soggetto e oggetto, dunque non più uniti indissolubilmente. Hegel ripropose in un certo senso il ragionamento circolare di Cartesio, sostenendo che il divenire logico della storia, scaturito dall'Assoluto, serve alla fine a rendere ragione dell'Assoluto stesso. Egli sovvertì la logica sequenziale (quella aristotelica di non contraddizione), affermando la supremazia della razionalità sull'intuizione, e identificando ogni principio col suo contrario: "ciò che è reale è razionale" fu la summa del pensiero hegeliano. La logica formale per Hegel funge solo da avvio del processo, dopodiché il fine della filosofia coincide col mezzo da essa utilizzato, cioè la dialettica: questa non serve più a ricondurre a una dimensione mistica e di annullamento del pensiero, ma diventa fine a se stessa.

L'eredità hegeliana venne raccolta da Karl Marx, il quale vide in essa un sostanziale materialismo, mascherato esteriormente da idealismo. Si propose quindi di togliere da Hegel la sua "patina mistica", sostituendo l'Assoluto con la Storia. La dialettica marxiana prende così il nome di materialismo dialettico, in base al quale la molla che muove la storia è rappresentata dalla reciproca interazione di due princìpi contrapposti: in Hegel erano la ragione e la realtà, in Marx diventano la struttura (economica) e la sovrastruttura (culturale). Si trattava anche qui di un'unità mediata, composta cioè da due realtà distinte che alla fine della storia troveranno comunque conciliazione. Marx fu un filosofo della prassi, che trasformò la filosofia hegeliana in un impegno sociale di cambiamento del mondo.

Altri importanti pensatori del XIX secolo furono infine John Stuart Mill, filosofo britannico; Ralph Waldo Emerson, esponente del trascendentalismo americano; Søren Kierkegaard, fondatore dell'esistenzialismo, che criticò il sistema hegeliano ravvisandovi l'incapacità di comprendere come nella storia operino principi inconciliabili e non mediabili dalla ragione; e Friedrich Nietzsche, teorico del superuomo, che accusò i valori della religione e della metafisica occidentali di essere portatori di un sostanziale nichilismo.

Filosofia contemporanea [modifica]
Bertrand Russell nel 1907.

Nella filosofia contemporanea si è creata una certa divergenza tra i filosofi del continente europeo e quelli anglosassoni (sostanzialmente inglesi ed americani), nonostante molti di essi traessero spunti da quella fucina di idee che fu il Circolo di Vienna all'inizio del XX secolo. La filosofia anglosassone ha avuto un approccio più utilitaristico, che ha portato tra l'altro alla filosofia analitica. La filosofia del continente europeo ha mantenuto una maggiore varietà di filoni, restando più legata a impostazioni di tipo ontologico e gnoseologico, ritrovando allo stesso tempo una maggiore vicinanza con le filosofie orientali.

La cosiddetta filosofia analitica, con Bertrand Russell, George E. Moore e Ludwig Wittgenstein, si sviluppò soprattutto a Oxford e Cambridge, dove si riunirono anche gli empiristi logici emigrati dalla Germania e dall'Austria (ad esempio Rudolf Carnap) e altri studiosi americani (come Willard Van Orman Quine, Donald Davidson e Saul Kripke, o comunque di lingua inglese (per esempio Alfred J. Ayer).

In Europa continentale (specialmente in Germania ed in Francia), i fenomenologisti tedeschi Edmund Husserl e Martin Heidegger aprirono la strada, presto seguiti da Jean-Paul Sartre e altri esistenzialisti, a tutta una varietà di scuole che portarono al postmodernismo (vedi anche Filosofia continentale).

Note [modifica]

1. ^ «The safest general characterization of the European philosophical tradition is that it consists of a series of footnotes to Plato.» Alfred North Whitehead in Process and Reality, p. 39 (Free Press, 1979)
2. ^ cfr. Sant'Agostino, Il libero arbitrio
3. ^ Sul tentativo di Cartesio di fondare un'autonomia della ragione, e sulla discussa circolarità solipsistica del suo pensiero, v. anche intervista a Vittorio Hösle: La modernità di Cartesio
4. ^ cfr. Armando Brissoni, epistemologo dell’Ass. It. "Amici di Spinoza"
5. ^ V. Hösle, Introduzione a Spinoza
6. ^ vedere anche: Wilfrid Sellars, Empirismo e filosofia della mente, Einaudi, Torino 2004
7. ^ [1]

Fonti bibliografiche [modifica]

* Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, Paravia, Milano 2000
* Giovanni Reale, Dario Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola, 1985 ISBN 8835076471
* Emanuele Severino, La filosofia dai Greci al nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1996
* Giovanni Reale, Storia della filosofia greca e romana, Bompiani, 2004
* U.Perone, C.Ciancio, Storia del pensiero filosofico, SEI, Torino 1975

Versione delle 13:37, 25 lug 2009

La filosofia in un momento di relax
« E Sofia disse: ma quale filo? »
« La nostra Facoltà offre molti sbocchi professionali, soprattutto nel campo della disoccupazione »
« La filosofia è quella scienza che, con la quale o senza la quale, la vita rimane sempre tale e quale »
« Prendila con filosofia! »

La filosofia nasce come l'arte di inventarsi una scusa molto elaborata dopo aver tradito la propria moglie, ed è considerata la prova indiscutibile del fatto che le canne giravano fin dall'antichità.

Che cos'è la filosofia?

Prima di poter parlare di essa è necessario sapere che cos'è la filosofia, altrimenti si otterrebbe lo stesso risultato che si ottiene trovando un politico onesto o un eterosessuale al Gay pride: un paradosso che porterebbe al risucchio del pianeta tramite un buco nero, proprio come accadde nel remoto 2008 a causa degli scienziati pazzi del CERN. E noi non vogliamo che accada questo, vero?Ma anche sì.

Iniziamo allora a vedere che cos'è la filosofia: secondo milioni di studenti in tutto il mondo è semplicemente un'inutile materia in più per spillare soldi ai contribuenti e rompere i maroni agli studenti anche tramite l'uso di barboni scurrili e maleducati, ma non è così. In realtà la filosofia è la ricerca costante della verità sulle cose che ci circondano, sull'essere in generale, sul mondo, su Dio e sugli stili di vita: in altre parole è un modo per non scassarsi il cazzo guardando Buona Domenica. Per cercare la verità bisogna sforzarsi di pensare (almeno questo dovresti riuscire a farlo, o sei rimasto ore e ore guardando tutte le puntate di Studio Aperto dal 1998 a oggi?), avere una buona connessione a Internet (meglio se ADSL) e tanta, tanta, tanta pazienza e altrettanta voglia di cercare la verità.


Di cosa si occupa la Filosofia?

Nel passato

La filosofia nacque per soddisfare il bisogno irrefrenabile dei ricconi ateniesi di passare nella agorà raccontandosi cazzate. Poiché non esistevano ancora la Uefa, la briscola e il fantacalcio, e poiché gli uomini non volevano ritornare a casa ad accudire mogli e figli, inventarono un passatempo originale, ovvero la filosofia (Filò e Sofia,note prostitute dell'epoca), per cercare di farsi belli agli occhi delle donne,provando a rendere complicati e quindi affascinanti i loro discorsi, che altrimenti sarebbero risultati privi di senso. Il linguaggio da loro usato denota che le droghe pesanti giravano fin dall'antichità, diventando mano a mano più pesanti con l'avvicinarsi ai nostri giorni.

Ai giorni nostri

Al giorno d' oggi i filosofi sono quasi scomparsi. La ragione è lampante: la maggior parte della gente si fa un mazzo tanto e vedendo un coglione che parla ad minchiam prendendo soldi, avrebbe l'impulso primordiale di linciarlo e mandarlo alle pecore. Nonostante questa selezione naturale, è ancora possibile avvistare qualche filosofo (o genio incompreso),in televisione.

Organizzazione

I pochi rimasti si radunano in gruppi o errano solitari in lande sperdute, creando leggende popolari come "l'Uomo delle nevi" e "Babbo Natale".

Professori di filosofia e insegnamento

Un filosofo cinico ride dopo aver appreso che il prezzo della benzina è aumentato.

Unici elementi della razza non isolati dal mondo, i professori di filosofia sfogano la rabbia di aver passato 47 anni(se va bene) della loro vita studiando le caratteristiche trascendentali della politica postsocratica, vita e opere di Agrippa e le utopie di gente che pippava dalla mattina alla sera.

Povere vittime ne sono gli alunni, costretti a sorbirsi le cacchiate sulla res cogitans e res extensa quando vorrebbero andare a farsi la prima gnocca che hanno tra le mani. Inoltre i professori di storia&filosofia hanno l'arduo compito di dover ufficialmente insegnare una materia priva di senso e costituita prevalentemente da parole sconosciute ai più (ed anche ai meno), a una massa indistinta di alunni che passa solitamente le ore di filosofia a prepararsi per l'interrogazione del'ora successiva,o eventualmente a limarsi le unghie.

Libri di filosofia

I libri di filosofia bruciano meglio di qualunque altro se buttati nel camino. Possono anche essere usati come fermaporte, mattoni, carta per aeroplanini, carta da parati, carta da forno, cartine per rollare, palline per stuzzicare i compagni, tappetini per bagno e per giocare a tris o battaglia navale. Sembra siano ottimi anche per i bussolotti.

Leggende metropolitane dicono si possano anche usare per studiare, ma non trovano riscontri reali.

Dal 2012 verrano usati alle olimipiadi nella gare di lancio del peso. Gli scienziati discutono tuttora sulla possibilità effettiva di un tale utilizzo, dato che secondo antichi studi nel 2012 avverrà l'Apocalisse.

È attualmente in studio in laboratorio l'utilizzo come spessore per tavoli con una gamba più corta.

Esempio di ragionamento filosofico

"Se l'uno sarà identico a sé stesso, non sarà uno con sé stesso: e così essendo uno, non sarà più uno. Ma questo è impossibile: è dunque anche impossibile che l'uno sia diverso da altro, o identico a sé stesso".

"Impossibile".

"Così l'uno non sarà diverso o identico né a sé stesso, né ad altro".

"No, certamente".

"E non sarà simile a qualcosa, né dissimile, né in relazione a sé stesso, né in relazione ad altro".

"Concettualmente"

"Ma vaffanculo"

"Tanto c'ho ragione io perché sono un filosofo"

"Ontologicamente impossibile"

"Non puoi buttarti due volte nell'acqua dello stesso fiume (e grazie ar cazzo direte voi)"

(Platone, Il Parmenide)

"Il problema del mondo è la mela: il frutto proibito, il pomo della discordia, newton e la mela..."

(Hegel)

"Noi possiamo indubbiamente pensare degli alberi in un parco senza che nessuno li percepisca...ma questo riduce a pensarli come non pensanti proprio nel momento in cui si pensano...il che implica una contraddizione..." (Berkeley)...(e poi uno dice che la droga è un problema dei giovani d'oggi...)

Il concetto di verità

La verità che si va cercando non è altro una risposta alla domanda che ci si pone. Il buon filosofo se si domanda Cosa succede se bevo la Coca-cola e poi mi mangio le mentos? dedicherà tutto sé stesso per trovare la risposta, anche a discapito della sua vita (infatti ha scoperto che Coca-cola+ mentos = acciderbolina, è tutto sporco di sangue, ci impiegherò tre ore a pulire tutto!).

Non avete capito? Ok, allora, altro esempio: Germano Mosconi si domanda: Cosa succede se faccio arrabbiare Dio?, dunque per trovare la verità questo pio e religiosissimo uomo è costretto a bestemmiare pur di trovare una risposta[1]!

Quindi non esiste una verità assoluta, bensì molteplici possono essere le risposte, anche perché il concetto di verità è puramente soggettivo, ciò significa che per me la verità è una Fender Stratocaster, per te può essere l'amicizia e per Tizio può essere un panino al tonno e via dicendo.

ATTENZIONE: l'unica verità da non considerare è Dio/Allah/Budda/______[2] o qualsiasi altro dio, poiché così facendo dalla filosofia si cadrebbe nel campo (minato) della religione. La differenza? Semplice: la filosofia propone una ricerca della verità, mentre la religione propone una verità da accettare così com'è. Cazzarola, che fregatura!

Utilizzi pratici della filosofia

Se qualcuno vi dovesse mai chiedere in che che modo influì la morale pseudoaristotelica nel giansenismo prearistogattico nell'età del postgiusnaturalismo della quarta palingenesi onomatopeica della analisi cognitiva del presupposto a supposta.... , voi avreste la risposta.

Note

  1. ^ In realtà la ricerca del Mosconi dura da circa vent'anni. Pazienza il fatto che senza Google la ricerca dura di più, ma secondo me questo qui se ne approfitta!
  2. ^ Inserire qui il nome del dio preferito.

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