Diogene di Sinope

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(Rimpallato da Diogene)
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« Ma ti togli davanti che mi rovini l'abbronzatura?!? »
(Diogene ad Alessandro Magno sulla spiaggia del Pireo)
« Dentro questa cazzo di botte non entra nessuna moglie. »
(Diogene dopo i primi tre anni passati a dormire nella famosa botte)

Diogene era un filosofo greco; fu soprannominato "il cane" (in greco cynos) perciò la sua scuola fu detta dei cinici; però siccome gli allievi erano zozzi come il maestro e pieni di pidocchi, furono detti anche i "cimici".

Azioni degne di nota

La ricerca dell'uomo: la lanterna di Diogene

Diogene di Sinope usa l'omonima lanterna per improvvisare uno spettacolo di ombre cinesi dinnanzi ai suoi allievi.

Una notte Diogene si aggirava con la sua lanterna per una strada malfamata in cerca di qualche meretrice economica. Qui incontrò uno strano androgino, un certo Luxuria, che passeggiava con la sua borsetta e che lo invitò col solito: "Bello, andiamo?". Visto di cosa si trattava, Diogene, inorridito, non trovò altro modo di difendersi che fingersi anche lui gay.

Diogene : Io cerco l'uomo!
Luxuria : Anch'io...

E si separarono, guardandosi in cagnesco.

Arrangiamenti filosofici

Si racconta che Diogene, per protesta contro il prezzo dei casini, si masturbasse sulla pubblica piazza tra gli applausi e gli incoraggiamenti degli astanti e che alla fine esclamasse: "Ah!, potessi far cessare anche la fame con una strofinata!". Non sorprende affatto che un grande filosofo già allora si occupasse del problema della fame nel mondo. Tuttavia sembra che il rimedio da lui suggerito non abbia avuto successo, e tuttora si vendano più panini che preservativi.

Il fatto è che Diogene era povero e quando si presentava sui casini di Atene, sempre senza soldi, lo cacciavano via. Era così povero che era costretto a mangiare rape crude, il che peggiorava le cose perché, com'è noto, le rape fanno arrapare (arrapare, infatti, deriva da rapa).

Un giorno Diogene vide un pastorello che beveva nel cavo della mano; allora buttò via il bicchiere in cui di solito beveva. Solo che, il mattino dopo, fu costretto a bere il caffè nel cavo della mano, tra bestemmie e improperi perché il caffè scottava.

Lo sfratto: Diogene nel barile

« Avrei preferito la Barale al Barile... Fosse almeno di Barolo! »
(Diogene durante il primo trasloco)

La povertà di Diogene gli impediva di pagare regolarmente il fitto di casa e, alla fine, fu sfrattato. Non avendo dove dormire, si rifugiò in una botte e, da allora cominciò a puzzare sempre di vino.

Diogene con in mano la notifica di sfratto.

La botte però era corta e lui non c'entrava per tutta la sua lunghezza e doveva lasciare i piedi fuori, e siccome la botte stava sotto un ponte, ogni tanto qualcuno, non accorgendosi della presenza di Diogene, gli pisciava sui piedi. La cosa era alquanto fastidiosa e Diogene cominciò a puzzare di urina e di vino.
Inoltre sotto quel ponte, molti avventori ne approfittavano per cacare, e intorno alla botte v'era una prateria di merde a varia stagionatura. Così Diogene cominciò a puzzare anche di varie qualità di merde.

Fu così che gli Arconti di Atene pensarono di utilizzarlo come arma da guerra, mandandolo nel campo dei nemici; ciò avvenne durante l'invasione macedone ed Alessandro ordinò la più spietata ritorsione, ricaricando Diogene su una catapulta e rimandandolo nella città assediata.

Atene si arrese, ma la vendetta ateniese fu spietata: riempirono di vino la botte di Diogene e la mandarono ai macedoni provocando loro coliche e diarree dolorosissime, emorroidi infuocate. Si dice che i soldati macedoni che avevano bevuto quel vino pisciarono blu per tre mesi, e che l'urina si infiammava cadendo ed era in grado di corrodere la roccia. Diogene fu proclamato eroe della patria.

Il rapporto con gli altri filosofi

Diogene e Platone

Platone prese molto sportivamente lo scherzo di Diogene.

Diogene e Platone erano in perenne polemica: Platone lo considerava un zozzo e Diogene considerava l'altro un vanitoso. Inoltre Diogene criticava la ricerca di Platone dello schiavo trace che Platone chiamava metafisica.
Un giorno, per punire l'orgoglio di Platone, Diogene, con i piedi tutti impiastricciati di quello che c'era intorno alla sua botte, saltò sul letto di Platone urlando:

« APRITI CIELO! »

Platone dovette buttare via lenzuola, coperte, materassi, cuscini, letto, e far scorticare i pavimenti e gli intonaci della casa oramai impregnati di puzza pestilenziale. Poi ordinò ai suoi servi di prendere a forza Diogene e di fargli un bagno con varecchina, acidi e striglia da cavallo. La grande sorpresa fu che tolto tutto lo sporco non rimase più niente, e fu così che Diogene scomparve.
Fu conservata l'acqua come reliquia, ma ben tappata, perché puzzava.

Diogene e i filosofi moderni

Il filosofo che più si è avvicinato alla filosofia di Diogene, da cui prese l'abbrivio la monumentale teoria dell'Enteroclisma, è certamente il Bondi. In essa l'autore riprende la teoria della variazione del pensiero a seconda del contenuto dell'intestino.
È pur vero che i modelli presi a esame sono molto diversi: Diogene disponeva solo del povero Alessandro Magno, mentre il Bondi ha avuto a disposizione, addirittura, il Silvio, e ciò determina una notevole differenza negli stessi postulati:

  • Diogene celebrava la povertà di mezzi, Bondi la miseria morale.
  • Diogene celebrava il digiuno, Bondi l'enteroclisma (l'effetto è lo stesso, l'intestino vuoto, ma vi si giunge per vie completamente diverse).
  • Diogene mangiava poco, quindi cacava poco; il Bondi, pur digiunando, produce ininterrottamente cacate al seguito del Silvio.

Voci correlate