Maleppeggio

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Il maleppeggio: un esempio di come l'uomo (a volte) impara dai suoi errori e trasforma un'arma in qualcosa di socialmente utile.

Il maleppeggio si presenta come un piccolo piccone in acciaio forgiato e stampato, di circa 25 centimetri in lunghezza e di 400/500 grammi di peso. È detto erroneamente anche "malepeggio", ma solo da una ristretta cerchia di raffinati muratori di Brescia.
Durante il medioevo era considerato una maneggevole e micidiale arma da botta e da taglio, oggi è un attrezzo edile utilizzato universalmente. Permangono tuttavia un discreto numero di club amatoriali, come il "Mali et Peioris" di Sulmona, che organizzano vere e proprie giostre cavalleresche (spesso sanguinarie) con lo scopo di conservarne l'antico retaggio di arma.
Al di fuori del mondo dell'edilizia è un oggetto praticamente sconosciuto, da un sondaggio effettuato nelle discoteche di Rimini, nel quale ne veniva mostrata una foto unitamente alla domanda "Conosci questo strumento di lavoro?", è stato rilevato il seguente dato: il 22% dei ragazzi ha abbozzato imbarazzanti ed improbabili definizioni, il 34% era troppo fatto per rispondere, il 6% era troppo fatto per respirare, il restante 38% è fuggito in preda al panico alla parola "lavoro". L'origine del curioso nome sembrerebbe provenire da una particolare e goliardica interpretazione delle estremità dell'utensile:

« Papà perché il maleppeggio si chiama così? »
(Il figlio del muratore Oreste Martufoni che tenta di prendere dimestichezza con gli attrezzi del mestiere.)
« Perché da una parte fa male e dall'altra fa peggio. »
(Il rude Martufoni senior, come sempre avaro di spiegazioni.)

In effetti, questa è la tipica risposta di un qualunque muratore (nella zona di Roma e provincia) alla stessa domanda.

Caratteristiche

È costituito da due parti: il manico, tradizionalmente di legno, e la massa lavorante di lega d'acciaio. Le sezioni terminali di quest'ultima sono sagomate a punta di scalpello, con lame ortogonali tra di loro[citazione necessaria]. Questa caratteristica rende lo strumento ottimo per affibbiare colpi verticali ed orizzontali, senza la necessità di assumere pose innaturali e pericolose o, peggio ancora, nuocere all'articolazione del gomito. Ma comprendiamolo meglio grazie alla figura a lato, soffermandoci per il momento sulla fig.1 e le sue parti.

La complessa struttura del maleppeggio.

Imponendo la rotazione k all'oggetto avremo il nuovo strumento[citazione necessaria] di fig.2 dal quale trapelano subito:

  • D (lama orizzontale per destrorsi)
  • E (lama verticale per mancini)
  • F (ocinam): id iuc omaibba àig otalrap.

Lo strumento può perdere in efficienza nel momento in cui venga adoperato in modo improprio. Lampante il caso di Ermanno Pantraccola, un muratore ambidestro di Bergamo con un QI pari a 7 (proprio della vongola e di alcune piante grasse), che nel momento in cui ruotava l'oggetto cambiava contestualmente mano, non godendo pienamente delle sue peculiarità.
La lama parallela al manico serve principalmente per tagliare o scheggiare, quella perpendicolare può essere usata anche come una zappa per scavare e asportare materiale. Per quanto concerne il manico, negli ultimi tempi si è diffuso quello in materiale plastico, ma quello di legno è più comune e quasi sempre di frassino, il motivo della scelta di questo tipo di legname è presto spiegato: come risaputo, i cantieri edili sono abitualmente utilizzati dai vampiri per organizzare i loro speed date.
Il maleppeggio è particolarmente adatto sia per sagomare pietre di tufo o mattoni da utilizzare nella costruzione di muri, sia per eseguire piccole demolizioni come, ad esempio, rimuovere l'intonaco o scavare nicchie ed alloggiamenti in petto ai rompicoglioni.

Origini storiche

Il soldato di ventura Mangolfo da Pietracupa, probabile ideatore del maleppeggio.

L'uso come arma è antichissimo, fu probabilmente usato durante l'assedio di Monte Porzio Catone all'inizio del XII secolo, ne fa menzione Abbuffata da Zuppa (storica vicentina del 1200) in un suo scritto.

« ...v'era un Mangolfo da Pietracupa con strana piccozza, dapprima ci facea scempio de lo Crucco e poi, ancora lorda de sanguine alemanno, avea a divellerci pietrone di fortezza. »
(Abbuffata da Zuppa, Guarda che casino! La prossima Pasquetta si fa da mamma, manoscritto del 1200 e spicci.)

Mangolfo da Pietracupa era un mercenario al soldo di Papa Alessandro III, fin da fanciullo avvezzo all'uso di spada e mazzaferrata. Nel corso di una delle sue numerose battaglie, aveva notato un problema tipico del combattente medievale. Una volta a terra, la pugna[1] si svolgeva quasi sempre in mezzo alla calca, con poco spazio per manovrare la spada e un braccio impegnato dallo scudo. Le armi da botta erano più maneggevoli, ma difettavano in letalità. Pensò quindi di costruirsi un'arma che avesse entrambe le caratteristiche. Lavorando a braccetto con Pinzone da Tenaja (suo fabbro di fiducia), concepì una specie di ascia bipenne, ma con lame piccole e messe in modo asimmetrico. Il vantaggio era evidente: poter colpire in tutte le direzioni col minimo movimento del braccio.

« A Mangò, co' st'attrezzo come meni fai danno! »
(Pinzone da Tenaja commenta soddisfatto la sua creazione.)

Alla fine del XV secolo la fama del maleppeggio aveva varcato i confini nazionali, tanto da diventare arma consueta e a corredo delle truppe lanzichenecche. Nel corso dei secoli ha smesso di essere considerato un arma, ma è restato identico al primo esemplare, in pratica quello che succede oggi con le macchine FIAT, iniziano a costruirle ibride ma il motore che c'è sotto è quello della 600 Multipla del 1964.

La disfida di Sulmona

Due momenti della rievocazione storica della disfida di Sulmona, evento che attrae ogni anno miliar milio qualche turista.

Come ogni anno, il settordici novembre, ci sarà l'evento più atteso dai farmacisti di Tresnuraghes: la rievocazione storica della Disfida di Sulmona.
Questi due umanoidi, per motivi che la scienza non riesce ancora a spiegare, sono attratti in modo maniacale dalla manifestazione, tanto da sobbarcarsi l'impervio viaggio che unisce la remota località sarda al comune abruzzese, impresa che ha guadagnato (con diritto) il nono posto della classifica "Come ti è venuto in mente", preceduta per un soffio da Scalare il K2 con le infradito.
L'evento rievoca i drammatici giorni dell'assedio della cittadina nel 1300 e rotti. Le perdite umane erano oramai insostenibili in entrambi gli schieramenti: Gnocco da Pizzoferrato, signore di Sulmona, era determinato a difenderne le mura fino all'ultimo; Raspone da Sambuceto non voleva rinunciare alla ricetta per fare i confetti.
Di comune accordo, per evitare altro spargimento di mandorle, si sfidarono in singolar tenzone. Dopo essersi affrontati con ogni arma disponibile ebbe la meglio Gnocco, perché Raspone venne colpito da un infarto.

« Ma allora cosa c'entra il maleppeggio nella disfida? »
(Giusta osservazione dell'attento lettore.)
« Boh! »
(Sbrigativa risposta dell'autore, motivata dal bucatino che cuoce in soli 9 minuti.)

Note

  1. ^ da non confondere con la pugnetta

Voci correlate