Viterbo

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un tipico truzzo della Viterbo dei ridenti anni '60, notate lo sguardo penetrante

Viterbo è la città dei facchini, della macchina di Santa Rosa, ma soprattutto delle risse fra nazi, sharp e zecche.



L'acqua cotta

Il viterbicolo vero, quello di Pianoscarano, da 10 generazioni residente a viterbo, è solito cibarsi annualmente dell'ottimo piatto chiamato acqua cotta, quella co l'ovo però, altrimenti il linciaggio è assicurato. Il rituale si deve celebrare sulle mura di viterbo, magari vicino alla chiesa di S. Rosa in modo tale da differenziarsi dal paesano (chi proviene dai paesi, ma pur sempre nella provincia di Viterbo) o dal viterbese (chi risiede legalmente in città, magari ci vive anche da 5 o 6 generazioni, ma nasconde origini straniere e culturalmente inaccettabili, ad esempio viene da Napoli o Pesaro). Tutti questi forestieri potrebbero ritenere disgustoso quel piatto, causando regolarmente la rabbia del viterbicolo che esclamerebbe in preda alla rabbia la notoria frase: "Ma che sei gojo, dio caro dio???!!!"

Viterbo Oggi

Oggi è una ridente cittadina a nord della Svervegia con circa abitanti. la popolazione è formata per il 20% da militari in servizio, per il 10% da militari in pensione, per un buon 60% da tesserati o tesserandi di AN e per la restante parte da membri di Rifondazione comunista. Tipica della stagione estiva la "Caccia all'uomo rosso" che consiste nel portare a casa quante più teste di alieni comunisti possibile. Nel periodo in cui non sono cacciati i comunisti, sono i truzzi ad essere malmenati e pestati a sangue dai nazi, che fanno parte di AN solo perché il loro legittimo partito è guidato da una donna (Semiramide la Maiala), cosa ritenuta disdicevole e contraria ai loro principi. I truzzi viterbesi sono in realtà la brutta copia del truzzo medio...(già l'originale non è un Bijoux). Si radunano nella piazza del Comune o della Rocca, a mò di bovini al marchio e hanno come unico obiettivo nella vita quello di poter farsi notare, sfoggiando la macchina prefribilmente (MINI o BMW) soffiata al padre che doveva andarsi a fare una sveltina con l'amica della mamma. Fondamentale poi è la totale distruzione dei propri timpani e l'acquisto di vestiario di dubbio gusto, in Via Sannio. Questo atto è ritenuto molto "innnn" per due motivi:

  1. se vai a Roma a comprare roba a basso prezzo;
  2. la roba che compri è probabilmente rubata, quindi in perfetto stile viterbese.

Curiosità

Il maschio del viterbese in amore è pericolosissmo e in continua lotta per il territorio che fa suo affiliandosi a un gruppo e lottando per la sovranità di esso nella zona. Agguerrite le lotte fra i guppi del centro che, numerosi, si contendono un territorio abbastanza piccolo (circa 10 metri cubi di nulla). L'esemplare dominante del gruppo di viterbesi vomita, piscia, caga o scaracchia sui confini del proprio territorio di modo che ogni altro maschio sappia chi comanda. Le femmine sono ben accette in ogni gruppo e vanno in quello che detiene più potere perché affascinate dalla virilità dei maschi che con la lotta hanno conquistato la più ampia fetta di territorio (il nulla di prima). Tipico saluto viterbese è il grugnito o lo sputo in mezzo agli occhi, Atto di grande stima riservato ai viterbesi d.o.c. da almeno 3 generazioni. Chi non fosse viterbese non può sperare ne di dare ne di ricevere cotanto onore.

Alcuni viterbesi, che frequentano il quartiere del murialdo, usano gridare il " POEEEEE! " ovvero un urlo di battaglia inventato per sbaglio da un viterbese, durante un esultanza per un gol fatto alla squadra avversaria. Perciò se un giorno state camminando tranquillamente per la vostra città, e sentite un matto che grida " POEEEEE! " quello è sicuramente un viterbese o una persona che ha frequentato alcuni quartieri della città di viterbo. Il " POEEEEE " ha numerose variazioni, come lo " SPOEEEEE " o lo " SFOEEEEE " o anche "SPOEEEEERCO D*O". Quest'ultimo inventato da un metallaro che, volendo esultare bestemmiando, ma non volendo tradire il suo tanto amato urlo di battaglia, ha fuso le due cose insieme. Ma in fondo a nessuno importa.

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