File:Pergamena sulla rivoluzione francese.png


« Revoluciòn! »
(Denis Diderot)
« Liberté, egalité, decolleté »
(Motto della rivoluzione)
« Libertà! LIBERTÀ!!! »
(Robespierre in punto di morte, imitando magistralmente William Wallace)

"Rivoluzione francese" è un film ambientato nel 1789 e diretto da Denis Diderot e Maximillien Robespierre. Questo film ebbe molto successo nel diciottesimo secolo, tanto che americani e inglesi non si trattennero dal produrre numerosi plagi.

Rivisitazione moderna del film, con commenti del regista e teste scene tagliate

La trama è molto intricata, la sceneggiatura sempre adrenalinica e le inquadrature sempre toccanti e significative. All'epoca vinse 3 Golden Globe, 6 Premi Oscar e 1 Ghigliottina d'oro.

Poichè l'ultima pizza al cloruro d'argento, in cui questo prezioso documento era conservato, fu mangiata da un gruppo di soldati affamati durante la seconda Guerra Mondiale, per la prima volta nella storia Nonciclopedia in collaborazione con l'Istituto Luce, si propone di ricostruirne la trama basandosi sugli appunti originali dei registi stessi.

Il clima politico e intellettuale: capitolo 1

 
Il controproducente Luigi XIV, una vacca da monta ben vestita.

Iniziamo ad elencare i fatidici antefatti a cui fatalmente seguirono i deliranti avvenimenti del 1789. Quel cicisbeo di Luis XIV, che, nonostante si occupasse più delle sue scarpine di seta che della gestione dello stato, non era completamente decelebrato, per liberarsi da quei ficcanaso dei nobili e dar sfogo alle sue manie di grandezza, affidò la gestione dello stato alla borghesia, arricchitasi fornendo prostitute e denaro ai nobili, che, da idioti qual'erano, furono segregati in quel bordello fuoriporta di Versailles, in cui svolgevano impieghi impegnativi come svegliare il re o fargli il bidet. All'inizio la nobiltà tardona fu molto contenta di questa rilassante situazione, ma quando, sotto Luis XV, si rese conto che in realtà la borghesia li stava superando sia nella stima dei regnanti che nel patrimonio, e quindi gliela stava mettendo nel "secondo altare di Venere" (cit. Sade, "le 120 giornate di Sodoma"), iniziò a digerire male la cosa e a elaborare un macchiavellico tiro che colpisse il re proprio al centro delle sue eleganti brache di seta.

Il regista ha voluto evidenziare con quest'introduzione quanto i nobili fossero asserviziati al potere e quanto i borghesi fossero scaltri e fighi. Giustappunto questi ultimi, ormai ricchissimi, si erano stufati di rifornire i festini tenuti da quegli insolventi beoti di Versailles, e, da bravi arrivisti che erano, iniziarono a desiderare un'alleanza con quei cialtroni dei nobili. L'alleanza non solo gli avrebbe fatto dimenticare i giorni passati a vendere limonata lungo il fetido Senna, ma avrebbe consentito di spazzare via quell'inetto del Roi Soleil e, in qualche maniera, di appropriarsi dell'intera Francia per utilizzarla a proprio uso e consumo. In sintesi la borghesia alzò la testa dal fango per iniziare a fare i porci comodi loro.

Come tutte le vere alleanze, anche questa si nascose all'ombra della teoria. Inizialmente, furono semplici borghesucci come Voltaire e Diderot ad avanzare proposte sessantottine di monarchia illuminata, ma la risposta non tardò ad arrivare anche dalla fazione nobiliare, in seno alla quale si distinse Marquis de Sade, dissoluto pendaglio da forca, che propugnava la creazione di una repubblica-bordello in cui vigesse come prima regola prostituzione delle mogli. Quest'ultimo personaggio apparteneva all'organizzazione segreta S.O.D.O.M.A.R.I (Segretissima Organizzazione Dispensatrice di Morte Ai Re Inetti), guidata da protettori di donnine allegre e nobili gottosi, fra i quali Maurice de L'isle de l'Ane, Il principe du Futre, Lapo Elkann, etc.

In alcune scene del film si lascia intendere che il comitato SODOMARI fosse solo una cricca di molestatori sessuali atta ad abusare di Marie Antoinette.

L'inizio di una gran presa per il culo

 
"Smettetela con le offerte, il mio parrucchino non è in vendita."

A questo punto giunto, la telecamera si introduce nelle stanze dei regnanti, i quali, dopo quattordici minuti di sesso sfrenato con cinque fantini e due stallieri, iniziano a discorrere preoccupati del comportamento dei nobili, i quali quella mattina si erano rifiutati di lucidare le scarpette al re. Dopo altre scene di intenso amore saffico, Marie Antoinette giunge alla soluzone: anullerà tutti i debiti dei nobili con la borghesia nel campo della prostituzione. Ma l'asse nobile-borghese, definito da alcuni storici "l'asse genitale", non aspettava che l'ennesimo decreto idiota del re per defenestrarlo come un babbuino.

La voce si diffonde per le piazze, e un magistrale wide-shot ci mostra i borghesi riuniti in assemblea davanti a Versailles, con tanto di cartelli "L'amore si paga", "Fate i regnanti, non i puttanieri" e "Nobili nel porcile! Borghesi al potere!".

Naturalmente tutto ciò era stato preventivamente architettato dai SODOMARI, i quali, rispondendo alla tendenziosa dichiarazione di U. Bosseur: "Noi l'abbiamo più duro di voi, nobili dallla braghetta corta!", richiesero attraverso un manipolo di nobili-fantoccio la convocazione degli Stati Generali. Il re e la regina acconsentono volentieri alla richiesta, cogliendo l'occasione per riprendere le loro orge coniugali, mentre in un atmosfera da festa bacchica nobiltà, clero e borghesia, decidono di silurarli.

La presa della Bastiglia

La Presa della Bastiglia è squisitamente sintetizzata in pochi e futuristici shot, in cui quattro automi vestiti da braccianti abbattono la rocca pietra dopo pietra. Dopo di ciò, il film documenta la sadica incarcerazione dei regnanti, in seguito ad un loro tentativo di fuga alle Bahamas con il loro areostato a reazione animale. In un intermezzo alla Godard, il regista Robespierre, regista e protagonista del film, esprime tutto il suo disprezzo per il sistema abbandonandosi anche lui alle carezze di quattro schiave nigeriane al delirante suono del clavicembalo.

Riportiamo qui di seguito la sceneggiatura originale di questo capitolo gentilmente concessaci dal regista in cambio di una torta di mele.

STO CARICANDO LA SCENEGGIATURA...
 
 


LA moda della ghigliottina: the real side of the revolution

Ci scusiamo per l'interruzione del copione originale, ma il regista avevo chiesto in cambio anche la nostra verginità anale per il resto, ergo continueremo noi a raccontarvi il film. Il capitolo seguente di questo immenso lungometraggio vede lo stesso Robespierrre protagonista, che, , racconta il suo periodo di governo con veridicità assoluta, mostrandoci ad esempio la ghigliottina come una macchina fatata manovrata dai Teletubbies su vittime assolutamente raggianti. Molto toccante, inoltre, il delicato mènage che lega il protagonista al Marchese de Sade, che segue un climax ascendente fino alla temibile scoperta da parte di Robespierre che il suo amore lo usa solo per non finire in prigione, pur stuprando bambini in libertà. Le scene più veritiere riguardano sez'altro le orge nelle carceri parigine della ex-regina con gli altri detenuti, prima di morire impalata per il buco del sedere sulla parabola della casa di Robespierre. In un'intervista rilasciata durante il periodo di postproduzione, il regista dichiara di essersi ispirato alle "120 Giornate dei SODOMARI" per realizzare le scene erotiche citate prima, in cui sono utilizzati simpatici strumenti come:

  • la vergine di norimberga;
  • lo schiacciapollici;
  • il dilatatore anale;
  • il lubrificante all'acido muriatico sponsorizzato da Bernardo Provenzano;
  • una sedia elettrica con uno schermo sintonizzato ventiquattro ore al giorno sul "grande cicisbeo", versione degli anta del Grande Fratello;

e molte altre meraviglie, troppe da elencare.

Dopo questa sequenza hard, vi è una nuova interruzione della narrazione filmica da parte del regista, che esprime le sue doglie d'amore per mandare un messaggio video al suo infido ex amante. Riportiamo qui (di nascosto )il suo melanconico soliloquio, interrotto da un intempestivo arrivo di Sade: Robespierre in mezzo a quindici donne di tutte le forme e i colori, disteso su un divano leopardato e con un cocktail in mano: "Oh! Me tapino! qual malvento porta via la felicità del mio cuore.. e del mio culo, DIvinmarchese, al cui confronto vano è lo splendore di femminee carni.. al tuo pari non è la gogna o la ghigliottina, e il sangue non più erige il mio sesso retrattile.. Oh! Virtù che hai lasciato la Francia! Oh! Ragione che hai lasciato questa mente! oh! Grande, enorme itifallo che lasciasti orfano l'oscuro altare di Venere, sempre incensato da fecali profumi! Oh! Morte!" (sviene) (entra De Sade, fa cenno alle donne di stare zitte e pizzica Robespierre sulla natica destra) R:"Amor mio!" S:"Smettetela ordunque con codesto lamentarsi! Dovreste narrare la rivoluzione! Amor mio, io non vi amo... tornate alla macchina da presa e non scassate più i dardanelli con il vostro retorico soliloquiare... che il vostro film sta divenendo divertente quanto 'La corazzata Potemkin'!!" (R. sviene, troppo colpito dal grave insulto. S. esce dopo avergli rubato il portafogli e le donne.)