Sigla dell'Eurovisione

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« TAN TAN TATATATAAAAN TAN TANTAAAAN... »
(Il maestoso attacco della sigla, responsabile di migliaia di attentati alle coronarie)

La sigla dell'Eurovisione era quel brano che una volta la RAI trasmetteva prima e dopo qualsiasi trasmissione che prevedesse un collegamento internazionale, quali ad esempio Giochi senza frontiere, le partite della Nazionale e il monoscopio, nonché l'unico fattore in grado di unire tutte le nazioni europee più dell'odio verso la Germania.

Concepita inizialmente dall'EBU, l'unione radiotelevisiva europea, semplicemente come un semplice stacchetto identificativo, è tuttora vista dal grande pubblico come l'inno ufficiale dell'Unione Europea, relegando l'Inno alla gioia di Beethoven alla stregua di un brano da orchestrina di liscio delle feste dell'Unità della Romagna.

Nascita

Il logo storico dell'Eurovisione, originale e moderno come il recinto del porcile.

Quando, nel 1954, anche la RAI iniziò le trasmissioni televisive dopo che nel resto d'Europa già andavano in onda i primi talent show in alta definizione, i consigli d'amministrazione delle maggiori aziende radiotelevisive del continente si riunirono per fondare un organismo di coordinamento per la trasmissione in diretta di eventi di portata internazionale e soprattutto per godersi qualche settimana in una spa esclusiva a spese di chi pagava il canone. Fu così istituita l'Eurovisione, con lo scopo di regolare lo scambio tra le varie emittenti e combattere la pirateria audiovisiva di cui già all'epoca gli scrocconi italiani erano indiscussi maestri.

La prima trasmissione in onda simultaneamente in tutto il continente sarebbe dovuta essere l'edizione inaugurale dell'Eurovision Song Contest, un concorso internazionale della canzone modellato sfacciatamente sulla formula del Festival di San Remo perfino nella compravendita sottobanco dei giurati, perciò si decise di realizzare una sigla che rendesse ben riconoscibili i programmi trasmessi su scala internazionale. Sull'immagine di sottofondo l'accordo fu trovato con una certa facilità, visto che fu sufficiente prendere la bandiera dell'Unione Europea e sbattere le lettere della parola EUROVISION negli spazi tra le stelle: un'idea dalla semplicità disarmante ma che perlomeno evitò di coinvolgere esose squadre di creativi, risparmiando dei bei soldi che poterono così essere investiti in ostriche e champagne.

Il brano

Charpentier, uno che aveva naso per la musica.

Meno immediata fu la scelta della musica di accompagnamento, che doveva essere solenne ma non troppo conosciuta: inizialmente si pensò di utilizzare Cygnus X-1 Book II dei Rush, che aveva però il difetto di durare oltre 18 minuti e annoiare dopo il settimo secondo. Dopo un interminabile conciliabolo e ripetute minacce di embargo reciproco da parte delle varie delegazioni, la scelta cadde su un'opera di Marc-Antoine Charpentier, un compositore francese del XVII secolo che fino a pochi anni prima si stava godendo un meritato oblio, che a ben vedere è il massimo cui possa aspirare uno che è riuscito a ferirsi con una bacchetta da direttore d'orchestra e morire di cancrena.

Il brano scelto fu il preludio del Te Deum, una fanfara caratterizzata da una forma di rondò già ampiamente di moda in Francia ma che in Italia ancora faticava a prendere piede a scapito del più tradizionale semaforo. Eseguito da un'orchestra comprendente violino, flauto iperbasso, theremin e citofono, riceve un tono aulico grazie ai timpani, cadenzati nell'esecuzione ed esplosi nell'ascoltatore medio.

Il plagio comunista


L'idea dell'Eurovisione ebbe un tale successo che fu imitata prontamente dai Paesi del Patto di Varsavia, che misero in piedi l'Intervision al fine d'implementare anche oltre la cortina di ferro una rete che mandasse in onda in più Stati i programmi che decideva l'Unione Sovietica. Il funzionamento era tutto sommato identico a quello del corrispettivo occidentale, finanche nella sigla riportata nel video a lato, che però non riscosse analoghi apprezzamenti sia per via dell'immagine di accompagnamento, che raffigurava il Cremlino sotto una nube tossica, sia per la musica, un'interpretazione del Coro dell'Armata Rossa della canzone popolare russa Olga, Olga, l'hai fatta tu nel Volga? .

Voci correlate