Pugno in faccia

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Pino Focaccia, l'inventore del pugno in faccia


Il metodo e il suo ideatore

Il pugno in faccia è un metodo nonviolento di risoluzione dei conflitti ideato dal celebre psicoterapeuta, neurofisiologo e pizzettaro italiano Pino Focaccia, già noto alla comunità scientifica internazionale per la scoperta del morbo della Polenta Pazza.

Il Focaccia, studioso della strategia gandhiana della nonviolenza e dell’applicazione in questo contesto della bomba all’idrogeno, è stato in passato consulente strategico del Partito Radicale, con cui ha rotto ogni collaborazione dopo il rifiuto opposto dal leader Marco Pannella alla sua proposta di abbandonare la strategia infruttuosa degli scioperi della fame per intraprendere quella del cannibalismo azzannando sul viso gli avversari nelle tribune elettorali. Attualmente è consigliere del presidente iraniano Ahmadinejad per i rapporti con l’ebraismo internazionale e ghostwriter e pizzettaro di fiducia di George W. Bush, che non si fa mai mancare le sue rare pizzette con ragù di balena e scaglie di armadillo.


Gli studi propedeutici

Lo psicoterapeuta italiano è giunto alla teorizzazione della metodologia del pugno in faccia nell’ambito dei suoi studi sulle conflittualità latenti che caratterizzano le organizzazioni complesse, con particolare riguardo alle realtà aziendali. Nell’approfondito studio questi ambiti, il professor Pino si è sempre più allontanato dalle strategie di derivazione americana basate sul pensiero positivo, la programmazione neurolinguistica e la mediazione graduale delle situazioni conflittuali (di questo suo approccio è ancora intriso il suo volume del 1997, Nuocere olisticamente, ovvero come buttarlo in culo al prossimo con il sorriso sulle labbra) per approdare ad una visione più semplicemente e dietologicamente “mediterranea” della gestione dei conflitti.

In particolare, utilizzando il gonadometro, sofisticato strumento che misura le rotazioni dei testicoli e i sobbalzi dell’utero, Focaccia ha notato l’altissimo livello di stress che caratterizza ambienti di lavoro e di svago in cui dominano comportamenti formali e strategie tradizionali di gestione dei conflitti, ad esempio headquarter delle multinazionali, le agenzie di Pubbliche Relazioni e i Rotary Club, a confronto del relativamente basso livello di stress presente in ambienti sociali in cui il ricorso a strategie empiriche quali il pugno in faccia è più ricorrente, ad esempio il porto di Napoli, i magazzini dei corrieri espresso e la Fossa dei Grifoni.

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La locandina di un seminario sul pugno in faccia

Dai sette passi ai sette ossi: un cambiamento di paradigma

A partire da questi risultati, il professor Focaccia ha operato una radicale revisione della ormai obsoleta metodologia dei “sette passi” per la risoluzione dei conflitti proponendo la sua metodologia dei “sette ossi”.

Lo schema seguente mostra sinotticamente la sottile differenza tra i due metodi:

I sette passi

  • Eliminare tutte le maschere
  • Identificare il vero problema
  • Rinunciare al desiderio di stravincere
  • Cercare più soluzioni
  • Valutare le opzioni e scegliere la soluzione migliore
  • Comunicare in modo da essere ascoltati
  • Riconoscere e proteggere il valore dei rapporti interpersonali

I sette ossi

  • Eliminare tutti gli ostacoli (tra la propria mano e la faccia dell’interlocutore)
  • Identificare il setto nasale (o lo zigomo o la mandipola)
  • Assecondare il desiderio di stendere a terra l’interlocutore
  • Cercare più punti di contatto sulla faccia dell’interlocutore
  • Valutare le opzioni e scegliere la soluzione più dolorosa
  • Colpire in modo da essere sentiti
  • Riconoscere e proteggere le proprie parti basse in caso di controffensiva

La teoria del pugno in faccia è esposta dettagliatamente nei due ultimi manuali di Pino Focaccia, “Quanno ce v’ ce vo’” e “Uno zigomo rotto vale più d’un bel discorso dotto”, editi da Franco Angeli e lievitati con Pane Angeli.