Gaio Valerio Catullo

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Catullo in una delle sue foto più riuscite.
« Mentula moechatur. Moechatur mentula? Certe. Hoc est quod dicunt: ipsa olera olla legit. »
(Gaio Valerio Catullo)
« Cazzo chiava. Chiava cazzo? Certamente. Cosí dev'essere: ad ogni erba la sua pentola. »
(Gaio Valerio Catullo)
« Alea Yattaman »
(Cesare)

Biografia

Vignetta del tempo che ritrae la casta madre di Catullo
File:Lesbia1.JPG
Lesbia vista da Catullo
File:Lesbia2.JPG
Lesbia vista da tutti gli altri.

La sua biografia è incerta.
Il 27 aprile del 1997 un folto gruppo di eminenti studiosi di storia latina si è riunito a Rimini per esaminare i dati in loro possesso relativi alla vita di Gaio Valerio Catullo. Dopo giorni di discussioni accese superando rischi indicibili e traversie innumerevoli si sono trovati tutti d'accordo nell'asserire che effettivamente dev'essere nato e morto.

Molti ritengono sia nato nell'83 a.C. altri ritengono che sia venuto alla luce nell'84 a.C., suo padre afferma di non saperne assolutamente nulla perché in quegli anni era occupato in una campagna militare nell'Hindukush, infine, sua madre sostiene (anche a seguito delle pressanti richieste di chiarimento del padre) che sia figlio dello Spirito Santo e che sia Gesù ad essere nato nell'83 d.C. (dopo Catullo).

Fatto sta comunque che nacque, ed i primi 5 anni di vita li passò principalmente mangiando, ruttando e insozzando pannolini e lenzuola; poi venne la svolta ed iniziò la scuola: brillante, geniale, spiritoso, amato dalle donne e ben voluto dagli uomini, queste e molte altre erano le doti del suo compagno di banco e amico Aurelio Cornificio mentre Catullo era appellato dai più con il simpatico nomignolo de "la solita pecora".

Gli anni passano e, fra un bel tiro al canestro e un film di Spike Lee arriva ad avere vent'anni (come la Guida e la Carati); siamo ad aprile (e gli storici lo giudicheranno come l'aprile più piovoso di quell'anno) e in un giorno di pioggia Valerio Catullo incontra Lesbia per caso, poi dopo finita la pioggia reincontra e si scontra con Lesbia e così... inizia a scriverle una svaccata di carmi tanto sdolcinati da far venire un'occlusione alle arterie interrompendo la sua così promettente serie bucolica (nel senso pederastico o efebofilico[1] del termine).

Ancora a tutt'oggi resta un mistero irrisolto (ovviamente, perché se fosse stato risolto non sarebbe più un mistero) come la dolce Clodia (o Lesbia, come soleva chiamarla affettuosamente Catullo) sia riuscita a resistere all'eccezionale bellezza del poeta (vedi foto in incipit[2]), se si considera poi che era una fanciulla di manica larga (tanto che il suo ginecologo le faceva anche da otorinolaringoiatra) il mistero rimane ancor più inesplicabile. Catullo non riuscì mai a farsene una ragione e di lì a poco (ma anche di qui) si uccise con diciassette coltellate alla schiena.

Influenze Letterarie

Di salute cagionevole, avendo fallito il suo scopo (e mai due parole furono più esatte) di "conquistare" la cara Clodia, decise di dedicarsi anima e corpo (soprattutto il secondo dei due, ma anche sottotutto a seconda della posizione) ai circoli letterari circondandosi (e circondando) dei più bravi artisti del tempo, fu così che si prese la sifilide, la gonorrea, l'emorroidi, l'ascesso anale e il morbo della cavalletta sciancata.

Note

  1. ^ Senti, siamo vicini al Natale quando ti regaleranno un libro non rispondere con la solita frase: No grazie: non ho ancora finito di colorare l'ultimo. Leggilo!
  2. ^ ...oh, ma non sai proprio un cazzo, neh?


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