Fortunato Depero

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
« E chi è? »
(Tutti su Fortunato Depero)
« Sicuro di volerlo sapere? »
( Confuso su Fortunato Depero)
« È trpp1figo!! »
(Truzzo roveretano su Depero)
« È una merda secca! »
(Un noto critico d'arte sui quadracci di Depero)
« Dio, è morto! »
(Nietzsche festeggia la morte di Depero)

Fortunato Depero fu un pittore trentino, noto per i suoi quadracci e per aver debellato la pecola. Fu la grande vergogna di tutti i futuristi, di cui diceva di far parte. Filippo Tommaso Marinetti non visse abbastanza a lungo per scannarlo con le proprie mani.

Storia

Un'opera futurista.
La prima opera di Depero.

Nato in Val di Non nel 1892, l'aspirante artista ancora da giovane capì che quella terra era troppo fertile per lui, ed emigrò a Rovereto, nell'allora estrema terronia dell'Impero Austro-ungarico. Qui studiò per diventare idraulico, ma senza grande successo. La sua prima grande opera, infatti, era in realtà un impianto mal riuscito.

Quando nel 1909 uscì il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, Depero capì subito che questi di arte non capiva un accidente, e decise di entrare anche lui a far parte della corrente di quelli che di arte non capiscono un accidente. Fu così che si fece appiccicare l'etichetta di futurista, grazie alla quale Rovereto vanta tuttora un nome celebre nella propria storia, oltre a quello ormai obsoleto di Antonio Rosmini. I roveretani, infatti, vanno orgogliosi di tutti i grandi personaggi cui dicono di aver dato i natali (alla faccia di Trento), anche se molti di questi sono originari, come Depero, della Val di Non. I trentini, tuttavia, ribattono che piuttosto che per gente come questa preferiscono essere famosi per i canederli e per la polenta. Depero portò il nome di Rovereto fino in America, dove si distinse per gli osceni manifesti pubblicitari che disegnò per prodotti chimici ad alto livello di tossicità e per le copertine di giornali insulsi che tuttoggi non vantano alcuna vendita.

Dopo aver fatto scempio dell'orgoglio italiano e futurista su scala mondiale, Depero tornò poi a Rovereto. Qui morì finalmente tra gli esulti di tutti i veri intenditori d'arte, e sua moglie donò la casa al Comune di Rovereto, aspettandosi che questo la demolisse definitivamente per farci un cimitero. Per tutta risposta, i roveretani, cui si deve riconoscere un certo senso per gli affari, decisero di adibirla a museo per tutti quelli che non capiscono niente di arte. Oggi, al centenario della pubblicazione del Manifesto di Marinetti, col quale Depero non aveva niente a che fare, il museo è frequentato da tutti.

Opere principali

Fortunato Depero è (tristemente) noto per opere di molti tipi diversi. Si cimentò nella produzione di quadri, manifesti pubblicitari, oggetti di design come le bottiglie del Campari, arazzi che però non erano arazzi, marionette e giocattoli per bambini poveri.

I quadracci

Lo stile pittorico di Depero è caratterizzato dall'uso esclusivo di linee spezzate e di curve elementari. Questo suggerisce subito le influenze della sua formazione di idraulico e del suo ridotto sviluppo psicologico. Interessante in questo senso è la sua "Motocicletta", che denota chiaramente i tratti infantili caratteristici dell'opera del'artista trentino.

Gli arazzi

Gli arazzi, che in realtà non sono arazzi, non sono opera di Depero. Il nostro, infatti, costrinse sua moglie a cucirli per lui. L'artista non rivelò mai questa terribile verità: fu nota al pubblico dopo la sua morte, quando la poveretta decise di riprendersi gli onori che le spettavano, dopo una vita al fianco di un idraulico fallito che si spacciava per artista, oltre che sfruttatore e perfetto ignorante.

I cosiddetti "arazzi" di Depero sono in realtà stracci cuciti insieme per formare figure dalle caratteristiche affini a quelle dei quadracci. Tipicamente raffigurano scene di vita agreste e feste campestri, immagini tipiche della terra natale di Depero: la Val di Non, un buco disperso tra i monti del Trentino, abitato da capre, mucche e nonesi, agricoltori di mele taccagni e scorbutici. Gli arazzi, dunque, non sono altro che l'espressione del trauma subito dal povero idraulico in tenera età.

Il periodo americano

Fortunato Depero trascorse un periodo della propria miserabile esistenza negli Stati Uniti. Durante questi anni, la Crisi del '29 costrinse i produttori di Campari a rivolgersi a chiunque fosse disposto a progettare bottiglie per loro. Fu così che Depero fu scelto per i bassi costi, oltre che per l'evidente facilità con cui avrebbero potuto truffarlo, data la sua espressione intelligente. Oltre alla bottiglia, la Campari volle anche dei manifesti pubblicitari per diffondere il prodotto. Non è difficile capire, a questo punto, perché le prime pubblicità di Campari raffigurassero scimmie impegnate con il bong. La bottiglia disegnata dall'artista noneso è tuttora quella usata dalle industrie di Campari.

L'altra grande influenza di Depero sul contesto americano fu la produzione delle copertine di Vanity Fair. A causa dell'enorme lavoro necessario a soddisfare le esigenze di Campari, e del tempo impiegato dall'artista, la rivista si dovette accontentare di immagini realizzate con i pezzi del Tangram, passatempo largamente diffuso in Val di Non.

Curiosità

  • Depero debellò la pecola, e questo fu forse il suo unico merito. In realtà la cosa fu del tutto casuale: Depero realizzò un'opera tanto orrenda che tutti coloro che la videro furono costretti sul gabinetto per diversi mesi. Ciò comportò, oltre all'espulsione di diversi organi interni, la totale rimozione degli strati di pelle interessati. Oggi quell'opera è conservata nelle sale operatorie dell'Ospedale S. Chiara di Trento, ed è tuttora utilizzata durante le terapie intensive. Il rimedio non è tuttavia efficace su perosta e petaca, che colpiscono strati molto più profondi della pelle.