Coro da stadio

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« Po po po po po po poooo... »
(Uno dei cori più sensati)
« Oooh oh oh lalalà »
(Tifoso principiante su coro mai sentito)

Il coro da stadio è l'unico modo con cui l'ultrà medio è in grado di esprimersi.

Genesi

« Non ci sono negri italiani! »
(Tipico coro da stadio. Tifosi razzisti? Ma no, che dite?!)

Il coro da stadio, come suggerisce il nome stesso, affonda le sue radici nella tradizione orale popolare. Ai tempi dei nostri nonni, infatti, era comune accompagnare cantando i lavori manuali quali la vendemmia, l'impasto della calce viva o la sintetizzazione dell'uranio impoverito con canti di lunga tradizione: tra le canzoni più gettonate ricordiamo infatti "La mula de Parenzo", "Ninetto ragazzetto der Tufello", "Raped In Their Own Blood" e diverse altre hit, poi proposte anche da artisti della levatura di Paolo Meneguzzi e Paracoccidioidomicosisproctitissarcomucosis.

All'epoca era inoltre assai comune che durante la vendemmia i contadini addetti alla pigiatura dell'uva approfittassero della situazione per dissetarsi col succo del loro lavoro. Successe anche al signor Dario Abbece durante la pigiatura del Lambrusco calabrese del 1966, solo che il nostro stava invece rimestando la calce. A seguito di questo incidente, lo sciagurato entrò in uno stato di profonda trance, durante il quale iniziò a urlare a squarciagola slogan contro Brescia, il sindaco, la Polizia postale, la Pro Loco e la cantina sociale, finché la calce non reagì con la bile, corrodendo in pochi minuti l'intero apparato digerente del malcapitato.

Tuttavia, le canzoni partorite in quel momento entusiasmarono a tal punto gli abitanti del paese che si registrò in breve un'impennata dei consumi di calce per uso orale, e divenne quindi prassi in breve tempo urlare dovunque capitasse canzoni contenenti insulti di qualunque tipo contro chiunque, in particolare nelle piazze durante i tornei interpaesani di tresette. Certo, in breve tempo il 90% degli abitanti del paese dovette subire una tracheotomia, ma nel frattempo la moda dei cori si era diffusa sufficientemente da non essere più subordinata al consumo di calce viva, divenendo in breve tempo cornice vocale caratteristica delle gare sportive in tutta Italia.