Black (videogioco)

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La copertina del gioco.
« ........... »
(Jack Kellar dopo essere stato inchiodato in un muro da un colpo di fucile a pompa.)
« Mi è venuta voglia di una sigaretta... »
(Giocatore medio dopo aver visto i filmati d'inizio missione.)
« Noi non c'entriamo nulla! »
(La Malboro su enorme quantità di messaggi subliminali legati al fumo nel gioco.)


Black è uno spara-a-tutto-ciò-che-si-muove sviluppato dalla Criterion (autori della novella su quattro ruote Burnout) ed è la dimostrazione per chi non se ne fosse ancora convinto che

. Non per niente, dopo la sua uscita, la serie Burnout è caduta a picco e il suo seguito è stato cancellato.

Trama

Questo effeppiesse si svolge ai nostri tempi, in luogo di dubbia esistenza dai nomi assurdi e complessi: no, non il Molise, bensì l'Europa Orientale. Tutto ruota attorno alle azioni di un Black

Ops, tale Jack Kellar. Sua è la responsabilità di stragi di civili, omicidi di personaggi politicamente rilevanti e di aver lasciato la tavoletta alzata. La CIA lo ha ora catturato e bloccato in una stanza per interrogarlo al riguardo: all'arrivo dell'ispettore, l'agente speciale si accende una sigaretta e ignora bellamente tutto il suo sproloquio iniziale, atteggiandosi a duro da film. La sua maschera però crolla non appena il nuovo arrivato minaccia di lasciarlo senza sigarette, colpo bassissimo che fa sciogliere la lingua a Jack come neanche il Mastro Lindo fa coi cessi intasati. Presosi il suo pacchetto, Kellar inizia il racconto dei quattro giorni precedenti, in una nebbia molto molto noir, quindi tutt'intorno si appanna. Ma questo accade a causa delle zaffate di fumo dei due protagonisti, che uccidono sul colpo due cameraman e l'addetto alla giraffa.

*Atmosfera noir: on. Lo schermo si fa in bianco e nero, sempre per il fumo dei protagonisti. Jack inizia a parlare sotto lo sguardo dell'ispettore, che segue i suoi movimenti tramite visore termico dal momento che la nebbia fumogena sprigionata dalla sua bocca è troppo densa.*

Strade di Veblensk

"Era una mattina fumosa di un giorno fumoso di un fumoso...", inizia così a dire Jack, mentre le sigarette gli strozzano le varie regioni cerebrali un po' alla volta. "Mi avevano incaricato di fare... non so bene cosa: al momento del briefing mi stavo accendendo un'altra sigaretta. Comunque sia, mi ritrovo a fare fuori immigrati clandestini nella citta di Veblensk. Diamo d'assalto una banca, perché mi servivano spiccioli che il distributore all'angolo non mi accettava le banconote. I miei obiettivi - dopo averli chiesti a un membro della squadra perché io non li sapevo - erano molto chiari: dovevo uccidere un tizio. Sì, uno a caso!"

*Qui il teste s'interrompe per scatarrare una palla da basket di muco sul pavimento, poi si asciuga la bocca e riprende*

"Dato che avevo già fatto uno strage... cioè, compiuto il mio dovere e comprato le mie Malboro; decido di dirigermi a casa. Sulla strada investo due negri col carrarmato, ma quando voglio scendere a prestargli soccorso, il mio compagno Orazio mi dice che sono già morti e quindi è inutile. Io controbatto indicando che si muovevano ancora, al che lui mi risponde in maniera netta: gli spara alle palle e dà fuoco ai loro cadaveri, a dimostrazione del fatto che fossero morti. Convinto, proseguo per casa senza altre esitazioni."

Confine di Treneska

*L'interrogatore respira pesantemente, offuscando l'intera stanza per qualche minuto. Poi riprende a parlare, ma lentamente, dato che l'eccesso di fumo gli ha danneggiato l'area specifica del cervello che gli consente di articolare i tempi verbali.*

"Bene, dunque andagiando sulla strada per arrivò a casa, che succederà? C'eravamo nulla da raccontato?" articola l'agente dell'FBI, che per la confusione ha cambiato anche agenzia per cui lavora. Jack sospira, mandando in cortocircuito l'allarme anti-incendio della stanza; poi riprende tra un tiro e l'altro con una voce che ricorda vagamente la marmitta di un camion: "Sulla strada di ritorno, i miei compagni mi segnalano che il carro ha una ruota a terra e mi dicono di scendere a sostituirla. Rimango abbastanza perplesso quando, sceso dal mezzo, mi trovo davanti i cingoli. Ci armeggio per ore prima di ricordarmi che i carriarmati hanno appunti SOLO i cingoli e non le ruote, ma è troppo tardi: i miei compagni mi hanno già abbandonato al confine con Treneska. Che burloni! È un peccato che, a confine oltrepassato, siano stati tutti fucilati... - colpo di tosse con annessa scatarrata - da me."

*L'interrogatore si accende un'altra sigaretta. No, non ha finito quella di prima: ora ne sta fumando due alla volta, una per mano; ma Jack non lo calcola e continua le sue farneticazioni sforzandosi di non perdersi nella nebbia di sigaretta.*

"Io, per mia fortuna, riesco invece ad attraversare i posti di blocco, complici anche il buio e la mia discrezione in operazioni simili." fa Jack con orgoglio, ma l'interrogatore, rivolgendosi al termosifone per la nebbia presente nella stanza, lo ferma: "Ci avvisano invece che lei ha compiuto una strage di dimensioni bibliche, per di più immotivata, facendo saltare in aria due fabbriche e sterminando centinaia d'innocenti!"

*Jack dà fuoco al fondo del pacchetto e poi se lo fuma direttamente con tutte le 15 sigarette ancora dentro prima di rispondere. Nel frattempo, la nebbia fumogena inizia a diffondersi nel resto degli uffici mietendo vittime peggio di un incendio.*

"Trattasi di 'danni collaterali' facilmente ignorabili in questo caso... La prego di non soffermarsi più su dettagli simili in futuro." conclude Kellar, mentre il fumo della stanza stordisce le persone circostanti mandandole al tappeto come mosche.

Città di Naszran

*L'interrogatore dell'FBI si accende una terza sigaretta. No, non ha finito nessuna delle due precedenti: ora ne tiene una in ogni mano e la terza col piede destro. Intanto, la nebbia s'addensa e Jack le spara con la pistola per farsi spazio, poi riprende tra un singulto e l'altro.*

"Ora, assieme ai miei compagni, dovevamo trovare un'acciaieria. Avevamo anche le coordinate sulla mappa, ma non so perché ci hanno fatto iniziare la missione dall'altro lato della città, costringendoci a doverla attraversare tutta quanta per arrivare. Che coglioni... Passiamo per il cimitero, che è insolitamente pieno di vita; dal momento che è pieno di cecchini e mortai. Noi, coraggiosamente, battiamo in ritirata nei tunnel sotterranei. Anche questi però sono pieni di nemici, che per di più ci sgamano seguendo una... non meglio identificata... ehm, scia di fumo ecco. Io comunque non ne ero responsabile, sia ben chiaro! Per fortuna alla fine ci buttiamo in uno scarico e usciamo direttamente nei bagni della fabbrica, in barba a tutti i nemici armati di lanciarazzi che ci aspettavano per silurarci all'ingresso." Kellar conclude qui la sua deposizione e inizia a respirare emettendo un suono di lamiera arruginita sferzata dal vento.

Acciaieria di Naszran

*L'interrogatore sbadiglia, rilasciando una nube nucleare tossica che stermina qualsiasi forma di vita senziente nel raggio di chilometri e chilometri. Kellar, per ovvie ragioni, ne è immune e pertanto prosegue il suo racconto nuotando nel fumo, tanto si è fatto denso.*

"Il grosso era fatto, ora bisognava danneggiare la fornaci. Io mi limitai a dare ordini, dal momento che ero in pausa-sigaretta e quindi non avevo voglia di fare un cazzo. Un mio sottoposto si lamentò della mia condotta, ma quando gli alitai in faccia uccidendolo con un cancro fulminante ai polmoni, nessun altro osò più fiatare. Piazzate e fatte detonare le cariche, mi accesi un'altra sigaretta sulle lamiere ancora roventi, mentre il vento disperse il fumo e avvelenò quella città che poi prenderà il nome di Chernobyl. Il governo infine provvederà a insabbiare tutto con una storia di una centrale nucleare esplosa. Per rendere la cosa più credibile, dato che lì non c'era nessuna centrale, hanno provveduto a costruirla e farla esplodere appositamente! Dal centro di comando mi informarono che un pericoloso criminale si riteneva si nascondesse in un manicomio lì vicino: mi avvisarono di recarmici, ma non prima di aver sciolto la squadra. Io ubbidii e li sciolsi nelle vasche di acciaio fuso dell complesso, quindi mi diressi da solo all'obiettivo successivo." fa Jack con tono sicuro, prima di starnutire scrostando la vernice dal muro di fronte.

Manicomio di Tivliz

*Il racconto s'incupisce. La tensione diventa palpabile, come il fumo che ormai esce dalle bocche dei due protagonisti come se fossero ciminiere.*

"Mi racconterebbe i dettagli del blitz al manicomio, signor Kellar?" chiede cortesemente l'interrogatore, che ormai ha una sigaretta per ogni dito delle mani. Jack aspira per un po' e infine butta fuori l'aria creando un altro tornado ai tropici prima di proseguire: "Che c'è da dire? Io il mio lavoro l'ho fatto: mi hanno detto di entrare, uccidere e uscire. Io sono entrato la mattina e quando sono uscito la sera nell'edificio non c'era più niente di vivo, neanche i colori dei quadri. Io ho trovato l'obiettivo, l'ho catturato e ho ottenuto da lui le informazioni che mi servivano, quindi ho fatto il mio lavoro. Se poi lei vuole ancora appellarsi a futili appigli come i miei metodi di persuasione, le consiglio vivamente di andarsene a fanculo!" risponde ancor più cortesemente[citazione necessaria] l'ex Black Ops. L'agente capisce di non poter fare niente in questa situazione, se non accendersi un'altra sigaretta e metterla nella narice per la mancanza di appigli.

Cantiere navale di Vratska

Ponte di Graznei

Gulag di Spetriniv

Gameplay

Armi

Nemici

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

File:Fuma.jpg
Foto sulla tessera d'identità di Jack Kellar.
File:Bambino sigaretta.gif
Jack Kellar fuma praticamente da sempre.
File:Uomo con passamontagna che fuma tante sigarette.jpg
Tipico terrorista di Black.
L'interrogatore di Kellar in uno dei suoi profili migliori.

Note

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