Black (videogioco)

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FUMO!

Attenzione! Questo articolo è saturato di una fitta, densa nube di una dispersione colloidale di particelle solide in un gas; ne sono la causa il soggetto di questo articolo e il suo compare, ovvero i due pazzi qui a fianco. Ogni respiro in queste condizioni equivale a fumare 10 sigarette al secondo. Se ne sconsiglia pertanto la lettura a chiunque non sia sufficientemente addestrato alla pratica dell'ostruzione professionale di alveoli polmonari.

La copertina del gioco.
« ........... »
(Jack Kellar dopo essere stato inchiodato in un muro da un colpo di fucile a pompa.)
« Mi è venuta voglia di una sigaretta... »
(Giocatore medio dopo aver visto i filmati d'inizio missione.)
« Noi non c'entriamo nulla! »
(La Marlboro su enorme quantità di messaggi subliminali legati al fumo nel gioco.)
« Il gioco va a 100 fps! Il motore grafico è perfetto »
(Tecnico che testa il gioco su un pc equipaggiato con 128 gb di RAM, Intel Core i9-7980XE e GTX 1070 Ti)

Black è uno spara-a-tutto-ciò-che-si-muove-e-non sviluppato dalla Criterion, spesso italianizzata Citterio (autori della novella su quattro ruote Burnout) ed è la dimostrazione per chi non se ne fosse ancora convinto che è meglio che ognuno faccia solo il proprio lavoro. Non per niente, dopo la sua uscita, la serie Burnout è caduta a picco e il suo seguito è stato cancellato.

Trama

Una probabile ricostruzione dell'interrogatorio di Kellar.

Questo effeppiesse si svolge ai nostri tempi, in luogo di dubbia esistenza dai nomi assurdi e complessi: no, non il Molise, bensì l'Europa Orientale. Tutto ruota attorno alle azioni di un Black Cock Ops, tale Jack Kellar. Sua è la responsabilità di stragi di civili, omicidi di personaggi politicamente rilevanti e di aver lasciato la tavoletta alzata. La CIA lo ha ora catturato e bloccato in una stanza per interrogarlo al riguardo: all'arrivo dell'ispettore, l'agente speciale si accende una sigaretta e ignora bellamente tutto il suo sproloquio iniziale, atteggiandosi a duro da film. La sua maschera però crolla non appena il nuovo arrivato minaccia di lasciarlo senza sigarette, colpo bassissimo che fa sciogliere la lingua a Jack come neanche il Mastro Lindo fa coi cessi intasati. Presosi il suo pacchetto, Kellar inizia il racconto dei quattro giorni precedenti, in una nebbia molto molto noir, quindi tutt'intorno si appanna. Ma questo accade a causa delle zaffate di fumo dei due protagonisti, che uccidono sul colpo due cameraman e l'addetto alla giraffa.


*Atmosfera noir: on. Lo schermo si fa in bianco e nero, sempre per il fumo dei protagonisti. Jack inizia a parlare sotto lo sguardo dell'ispettore, che segue i suoi movimenti tramite visore termico dal momento che la nebbia fumogena sprigionata dalla sua bocca è troppo densa.*

L'interrogatore di Kellar in uno dei suoi profili migliori.


"Era una mattina fumosa di un giorno fumoso di un fumoso...", inizia così a dire Jack, mentre le sigarette gli strozzano le varie regioni cerebrali un po' alla volta. "Mi avevano incaricato di fare... non so bene cosa: al momento del briefing mi stavo accendendo un'altra sigaretta. Comunque sia, mi ritrovai a fare fuori immigrati clandestini nella citta di Veblensk. Dovevamo dare d'assalto una banca, perché mi servivano spiccioli che il distributore all'angolo non mi accettava le banconote. I miei obiettivi - dopo averli chiesti a un membro della squadra perché io non li sapevo - erano molto chiari: dovevo uccidere un tizio. Sì, uno a caso!"

*Qui il teste s'interrompe per scatarrare una palla da basket di muco sul pavimento, poi si asciuga la bocca e riprende*

"Dato che avevo già fatto uno strage... cioè, compiuto il mio dovere e comprato le mie Marlboro; decisi di dirigermi a casa. Sulla strada investii due negri col carrarmato, ma quando volli scendere a prestargli soccorso, il mio compagno Orazio mi fece notare che erano già morti e quindi era inutile. Io controbattei indicando che si muovevano ancora, al che lui mi risponse in maniera netta: gli sparò alle palle e diede fuoco ai loro cadaveri, a dimostrazione del fatto che fossero morti. Convinto, proseguii per casa senza altre esitazioni."

Foto sulla tessera d'identità di Jack Kellar.

*L'interrogatore respira pesantemente, offuscando l'intera stanza per qualche minuto. Poi riprende a parlare, ma lentamente, dato che l'eccesso di fumo gli ha danneggiato l'area specifica del cervello che gli consente di articolare i tempi verbali.*

"Bene, dunque andagiando sulla strada per arrivò a casa, che succederà? C'eravamo nulla da raccontato?" articola l'agente dell'FBI, che per la confusione ha cambiato anche agenzia per cui lavora. Jack sospira, mandando in cortocircuito l'allarme anti-incendio della stanza; poi riprende tra un tiro e l'altro con una voce che ricorda vagamente la marmitta di un camion: "Sulla strada di ritorno, i miei compagni mi segnalarono che il carro aveva una ruota a terra e pertanto mi dissero di scendere a sostituirla. Rimasi abbastanza perplesso quando, sceso dal mezzo, mi trovai davanti i cingoli. Ci armeggiai per ore prima di ricordarmi che i carriarmati hanno appunto SOLO i cingoli e non le ruote, ma era troppo tardi: i miei compagni mi avevano già abbandonato al confine con Treneska. Che burloni! È un peccato che, a confine oltrepassato, siano stati tutti fucilati... - colpo di tosse con annessa scatarrata - da me."

*L'interrogatore si accende un'altra sigaretta. No, non ha finito quella di prima: ora ne sta fumando due alla volta, una per mano; ma Jack non lo calcola e continua le sue farneticazioni sforzandosi di non perdersi nella nebbia di sigaretta.*

"Io, per mia fortuna, riuscii invece ad attraversare i posti di blocco, complici anche il buio e la mia discrezione in operazioni simili." fa Jack con orgoglio, ma l'interrogatore, rivolgendosi al termosifone per la nebbia presente nella stanza, lo ferma: "Ci avvisano invece che lei ha compiuto una strage di dimensioni bibliche, per di più immotivata, facendo saltare in aria due fabbriche e sterminando centinaia d'innocenti!"

*Jack dà fuoco al fondo del pacchetto e poi se lo fuma direttamente con tutte le quindici sigarette ancora dentro prima di rispondere. Nel frattempo, la nebbia fumogena inizia a diffondersi nel resto degli uffici mietendo vittime peggio di un incendio.*

"Trattasi di danni collaterali facilmente ignorabili in questo caso... La prego di non soffermarsi più su dettagli simili in futuro." conclude Kellar, mentre il fumo della stanza stordisce le persone circostanti mandandole al tappeto come mosche.

*L'interrogatore dell'FBI si accende una terza sigaretta. No, non ha finito nessuna delle due precedenti: questa la tiene col piede destro. Intanto, la nebbia s'addensa e Jack le spara con la pistola per farsi spazio, poi riprende tra un singulto e l'altro.*

"Ora, assieme ai miei compagni, dovevamo trovare un'acciaieria. Avevamo anche le coordinate sulla mappa, ma non so perché ci hanno fatto iniziare la missione dall'altro lato della città, costringendoci a doverla attraversare tutta quanta per arrivare. Passammo per il cimitero, che era insolitamente pieno di vita; dal momento che era pieno di cecchini e mortai. Noi, coraggiosamente, battemmo in ritirata nei tunnel sotterranei. Anche questi però erano pieni di nemici, che per di più ci hanno sgamato seguendo una... non meglio identificata... ehm, scia di fumo ecco. Io comunque non ne ero responsabile, sia ben chiaro! Per fortuna alla fine ci scaricammo in un cesso e uscimmo direttamente nei bagni della fabbrica, in barba a tutti quei nemici armati di lanciarazzi che ci aspettavano per silurarci all'ingresso." Kellar conclude qui la sua deposizione e inizia a respirare emettendo un suono di lamiera arruginita sferzata dal vento.

Dove passa Jack, non cresce più l'erba.

*L'interrogatore sbadiglia, rilasciando una nube nucleare tossica che stermina qualsiasi forma di vita senziente nel raggio di chilometri. Kellar, per ovvie ragioni, ne è immune e pertanto prosegue il suo racconto nuotando nel fumo, tanto si è fatto denso.*

"Il grosso era fatto, ora bisognava danneggiare le fornaci. Io mi limitai a dare ordini, dal momento che ero in pausa-sigaretta e quindi non avevo voglia di fare un cazzo. Un mio sottoposto si lamentò della mia condotta, ma quando gli alitai in faccia uccidendolo con un cancro fulminante ai polmoni, nessun altro osò più fiatare. Piazzate e fatte detonare le cariche, mi accesi un'altra sigaretta sulle lamiere ancora roventi, mentre il vento disperse il fumo e avvelenò quella città che poi prenderà il nome di Chernobyl. Il governo infine provvederà a insabbiare tutto con una storia di una centrale nucleare esplosa... Per rendere la cosa più credibile, dato che lì non c'era nessuna centrale, hanno provveduto a costruirla e farla esplodere appositamente! Mi informarono dal centro di comando che un pericoloso criminale si sarebbe potuto eventualmente nascondere in un manicomio lì vicino: così mi ingiunsero di recarmici, ma non prima di aver sciolto la squadra. Io ubbidii e li sciolsi nelle vasche di acciaio fuso dell complesso, quindi mi diressi da solo all'obiettivo successivo." fa Jack con tono sicuro, prima di starnutire scrostando la vernice dal muro di fronte.

*Il racconto s'incupisce. La tensione diventa palpabile, al pari del fumo che ormai esce dalle bocche dei due protagonisti come se fossero ciminiere.*

"Mi racconterebbe i dettagli del blitz al manicomio, signor Kellar?" chiede cortesemente l'interrogatore, che ormai ha una sigaretta per le dita di ogni mano. Jack aspira per un po' e infine butta fuori l'aria creando un altro tornado ai tropici prima di proseguire: "Che c'è da dire? Io il mio lavoro l'ho fatto: mi dissero di entrare, uccidere e uscire. Io sono entrato la mattina e quando sono uscito la sera nell'edificio non c'era più niente di vivo, neanche i colori dei quadri. Trovato l'obiettivo, l'ho catturato e ho ottenuto da lui le informazioni che mi servivano, quindi ho fatto il mio lavoro. Se poi lei vuole ancora appellarsi a futili appigli come i miei metodi di persuasione o la fine che ho preservato a quel tizio, le consiglio vivamente di spararsi in una narice!" risponde ancor più cortesemente[citazione necessaria] l'ex Black Ops. L'agente capisce di non poter fare niente in questa situazione, se non accendersi un'altra sigaretta e mettersela nella narice per la mancanza di orifizi.

*Jack decide di prendersi una boccata d'aria pulita[mai citazione fu più necessaria], perciò con una spada squarcia la nube di fumo davanti a lui per uscire. Purtroppo la differenza di pressione atmosferica tra il dentro e il fuori la stanza genera un'esplosione non appena la porta si apre. L'agente della CIA gli ordina di ritornare al suo posto e riprendere la storia dove ha interrotto.*

Il protagonista in una foto di repertorio: nonostante il nome del videogioco, non è negro come ci si aspetterebbe.

"Risolto il problema del manicomio, mi dissero che il mio bersaglio si era spostato in un porto e che per stanarlo mi avrebbero fornito due nuove squadre di supporto, con tanto di maschere anti-gas onde evitare altre perdite per causa mia. Purtroppo, durante la perlustrazione del porto, fummo costretti a dividerci e la mia squadra venne così brutalmente massacrata dai nemici. Quando trovammo i loro corpi esanime, capii che non c'era più niente da fare: nessuno di loro avrebbe più potuto pagarmi le sigarette che gli avevo offerto! Preso da un misto di collera e disperazione, mi diressi al Gulag di Spetriniv o come cazzo si chiama, ma per raggiungerlo dovevo passare per il ponte di Graznei... Comprai la cartina da un tabaccaio e la mappa da un libraio in zona, quindi mi avviai per la mia strada; dicendo a me stesso che gliel'avrei fatta pagare. Sì, gliel'avrei fatta pagare fino all'ultima sigaretta..." dice Kellar con tono eroico-tragico, ancora in lacrime al ricordo di aver perso tutte quelle sigarette. Si asciuga le lacrime con una cicca e ricomincia a narrare come un menestrello strafatto di coca.

*L'ispettore è preso dal racconto del sospettato, ed entrambi sono così assuefatti dal fumo che si abbracciano neanche fossero due sbronzi che cercando di tenersi in piedi a vicenda. La storia prosegue tra uno sbuffo atomico e uno sbadiglio cancerogeno, mentre il mondo fuori precipita nel buio perenne causa l'offuscamento del Sole operato dalle nubi di fumo.*


"Il ponte era tremendamente ben difeso: postazioni fisse, postazioni mobili, postazioni telefoniche, carriarmati, carridisarmati e un mucchio di nemici armati fino al collo... Nemmeno io so come ho fatto a superare il campo minato alla fine però l'ho fatto - singhiozza come un ubriaco -merito una cazzo di ricompensa solo per questo! Alla fine sono pure riuscito a entrare nella fortezza, tra bombe, missili, mine e torrette. Ora non mi rimaneva che il mio obiettivo: dovevo trovarlo e farmi pagare tutte le sigarette che avevo perso!" conclude con rabbia Kellar, prima di sbattere la testa sul tavolo e addormentarsi sbavando copiosamente.

*L'ispettore si accende un'altra sigaretta ancora, ma, avendo finito i posti dove metterla, è costretto a fumarla con l'ano. Intanto Kellar prosegue il suo racconto, ma la sua voce si perde nella nebbia fitta del fumo e le squadre SWAT mandate al suo interno a cercarlo non fanno più ritorno.*

"Arrivai al Gulag con mezz'ora di ritardo: avevo sbagliato strada perché avevo fatto confusione coi nomi..." Jack si asciuga il sudore dalla fronte con una mano, scoprendo che in realtà quello è fumo ipercondensato, poi prosegue: "Tutto stava nel perlustrare gli edifici, ormai non poteva più scapparmi, quel bastardo... Entrai senza andare per il sottile, facendo cioè saltare in aria tutto ciò che mi saltava all'occhio. Ho persino litigato con un tizio in uniforme prima di capire che era il mio riflesso in una pozzaghera! A ogni modo, sfondata l'entrata con un bazooka, la resitenza nel complesso fu strenua, ma non bastò a fermarmi. Ero ormai all'ultima stanza, non mi rimaneva nessun altro posto da perquisire: doveva essere per forza lì!"

Jack si appresta a far saltare in aria qualcos'altro, come suo solito, col suo inseparabile lanciamissili.

*L'ispettore decide infine di aprire la finestra per far uscire tutto il fumo e poter finalmente identificare Kellar, ma ciononostante di lui nessuna traccia. La sua voce però è distintamente udibile tra le bestemmie dei detective incaricati di cercarlo.*

"Aprii la porta e... Lui era davanti a me! Senza esitazioni mi feci pagare tutte le sigarette passate, presenti e future; dopodiché lo pestai a sangue per il puro sfizio di farlo. Poi mi avete arrestato e portato qui, quindi io e lei abbiamo iniziato a parlare e..."

La nebbia fumogena si dirada: Jack Kellar, non si sa come, nella cecità della nebbia è uscito dalla stanza in cui lo avevano richiuso. Subito esulta dalla gioia e fugge via, mentre l'ispettore di non sa neanche più lui quale agenzia si mangia il fegato per esserselo fatto scappare. Si conclude così la vicenda del Black Ops Jack Kellar, che inizia una nuova vita come testimonial della Marlboro; e dell'ispettore, che muore di lì a breve per essersi mangiato il fegato come un tonto.

« Bambini, la morale della favole è: FUMATE! »
(L'Omino Sentenzioso spiega la morale della storia dopo essere stato profumatamente pagato dalla Marlboro.)

Gameplay

La trama in soldoni.

Black è uno spara-a-tutto molto innovativo per il suo tempo e nel suo genere: lo dimostra il fatto che tutti i precedenti tipi di mirino siano stati sostituiti da un praticissimo puntino! Oppure la presenza di due sole armi per aumentare il realismo; che poi queste due armi possano portare circa seicento e rotte munizioni ciascuna è un dettaglio che non influisce minimamente sul risultato finale... Senza contare l'altissimo livello grafico del gioco, che può vantare ben sei pixel all'ora e un motore di gioco che sembra rubato prelevato di peso da Pac-man. Ma ovviamente, in uno SPF che si rispetti, il picco lo si tocca parlando delle armi e dei nemici: molte di queste sono silenziabili a piacere per rendere ancora meno efficaci i colpi sparati e non far venire mal di testa al giocatore che gioca per ore. Ore necessarie, dal momento che ogni missione contiene almeno 300 nemici e richiede un'ora e mezza netta per essere completata. Ma andiamo a illustrare i dettagli:

Armi
  • Pistoletta Beretta: liberamente silenziabile; per massaggiare le spalle ai nemici troppo stanchi con discrezione.
  • Fucile d'assalto: con cui si può sparare ovunque che tranne che dove si mira.
  • Lanciapastiglie Vape: contro zanzare e altri insetti fastidiosi dei boschi.
  • Iperfucile con megacaricatore con un riculo tale da rendere impossibile anche solo il fuoco semi-automatico: enorme per compensare la carenza di qualcos'altro...
  • Lanciamissili: letale solo se nelle mani nemiche.
  • Fucile da cecchino: con annessa funzione di vibrazione incorporata per sbagliare la mira al meglio.
  • Fucile a pompa: utile solo per abbattere le porte; salvo quando lo usano i soldati corazzati, per questo detti anche maledetti bastardi figli di puttana.
  • Uzi: per uccidere i soldati che soffrono il solletico tutt'al più...
  • Granate di piombo: indispensabili per farsi saltare in aria da soli nei momenti di noia.
Nemici
  • Soldati base: si trovano a centinaia in ogni livello e vengono abbattuti da pochi colpi. Gli unici che creano disturbo sono quelli armati di lanciamissili, SVD o M249, per il resto vanno giù anche solo a guardarli male. Hanno vari tipi di armi, ma si tratta per lo più di mitragliatrici così imprecise che avranno bisogno degli occhiali per colpire il bersaglio. Altro discorso per i cecchini e i missilisti: loro possono vedere Kellar non appena inizia il livello e bombardarlo con precisione chirurgica grazie alla loro scorta infinita di munizioni. Solo un colpo di culo alla testa può renderli inermi.
Tipico terrorista di Black.
  • Soldato corazzato: uno degli essere più abietti, infami, infimi e fonte di bestemmie davvero pesanti e lunghe. Appare all'improvviso, con tutta probabilità alle spalle o da un punto cieco della visuale; poi carica col suo fucile a pompa. Inutile correre all'indietro o sparargli: nonostante la corazza risulta veloce come un lampo e proprio grazie ad essa è abbattibile solo tramite missilata dritta in bocca. Diversamente, si avvicinerà per inchiodare Jack al muro e farne polpette.
  • Soldato con scudo: altra croce del gioco. Sono dei soldati semplici, armati però in una mano di uno scudo fatto con tutta probabilità di Kryptonite, dato il numero di colpi che serve per distruggerlo; e nell'altra di una splendida pistola Magnum capace da sola di uccidere in 4 colpi al massimo, salvo medi-kit o miracoli del Signore. Si può anche aggirarli per colpirli sui lati scoperti, ma è una parola: ruotano su se stessi come trottole e nel frattempo sparano pure, rendendo di fatto l'aggiramento un suicidio.


Difficoltà
  • Facile: i nemici sono vittime di attacchi narcolettici, dal momento che rimangono impalati come stoccafissi mentre gli si spara. Vannò giù anche se li sfiora e hanno evidenti problemi di mira, dal momento che spareranno a casaccio per ore senza concludere nulla. I kit medici sono in sovrabbondanza e i danni davvero ridicoli, persino una missilata in testa non risulta fatale.
  • Normale: ai nemici la Kimbo ha generosamente offerto un caffè ristretto, pertanto ora si sono svegliati e sono tutti attivi e pimpanti. Si allerteranno se verranno sfiorati dal fuoco di Jack e riusciranno a colpirlo a morte con i loro pericolosissimi Super Liquidator; ma rimangono abbastanza deboli. I medi-kit risultano presenti nella giusta quantità e i danni sono moderati, rendendo di fatto il gioco "uno scontro alla pari".
  • Difficile: i nemici hanno fatto indigestione di caffè Kimbo e ora sono super-reattivi e velocissimi. Vedono il nemico anche dietro gli angoli e le loro armi sono dannatamente precise. I medi-kit iniziano a scarseggiare mentre i danni risultano fin troppo realistici.
  • Black Ops: sbloccabile solo finendo il gioco a difficoltà "Difficile". I nemici sono immortali, possiedono il dono del teletrasporto e la capacità di uccidere col pensiero. La sola presenza Kellar nel livello li fa allertare e disporre in maniera da prenderlo alla sprovvista. I medi-kit sono solo un ricordo, mentre i danni sono così alti che morire a questa difficoltà equivale a morire anche nella vita vera.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

Un membro della squadra di Kellar mentre compie le sue solite azioni, ovvero stare con le mani in mano.
  • Un colpo di Magnum alla testa non basta per stendere un soldato corazzato con una banale maschera da Hockey in plastica.
  • Essere colpiti da un fucile a pompa fa volare all'indietro e basta; non porta altri effetti collaterali.
  • In realtà il seguito di Black è stato cancellato perché, appena finito l'interrogatorio, Jack Kellar è morto di cancro ai polmoni.
  • Una sigaretta può durare ore, nonostante la si aspiri a pezzettoni più volte.
  • Le granate pesano tonnellate, altrimenti non si spiega perché il protagonista non riesca a lanciarle più lontano dei propri piedi.
  • Un colpo di fucile da cecchino può far saltare una lapide di pietra, purché sia nella mani nemiche.
  • L'M249 ha un rinculo tale che se si sparano più di due colpi alla volta, si svuota il caricatore in cielo.
  • Questo ovviamente non vale per i nemici.
  • Una guida online svela un trucco infallibile per abbattere i soldati corazzati: attaccarli corpo a corpo. Perché poi un faccia a faccia con un bestione armato di fucile pompa è una cosa logica e infallibile...
  • Non si possono portare più di due armi, però per ciascuna arma si posso portare tipo 60 caricatori: viva il realismo!
  • Un headshot provoca sempre un'onda d'aria rigorsamente bianca.
  • Le porte di ferro si abbattono solo con un esplosivo o un fucile a pompa: svuotare l'intero caricatore di una qualsiasi altra arma non le intaccherà minimamente.
  • E il bello è che i nemici non si accorgeranno di un'esplosione seguita dal precipitare di una porta blindata!
  • Per fare una missione è richiesta almeno un'oretta, senza però contare tutte le morti e i respawn. Per fortuna che il gioco consta di sole 9 missioni!
  • La Criterion è stata più volte maledetta per aver progettato dei livelli immensi e messo però dei checkpoint esigui e davvero fuori mano.

Voci correlate