Alfa Romeo Arna

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« In vacanza sull'Arno, in vacanza sull'Arna. »
(Elio e le Storie Tese dopo aver impiegato una settimana per arrivare da Firenze a Pisa)
Un'Arna modello deluxe, venduta con la ruggine di serie.

L'Alfa Romeo Arna è stata un'automobile, più precisamente una berlina di segmento medio-infimo, che ha mostrato al mondo come anche un semplice ammasso di lamiera e bulloni possa rappresentare un elemento di accusa per oltraggio al pudore. Prodotto di una sciagurata joint venture tra Alfa Romeo e Nissan, rappresenta il più compiuto esempio di connubio tra gusto estetico giapponese e qualità produttiva italiana, per dirla con le parole con cui la accolse Quattroruote, la cui scheda tecnica ne descriveva le caratteristiche con la consueta completezza:

« Fa cagare. »

Concezione

I problemi iniziarono a palesarsi fin dalla fase di produzione, avviata nel 1983 a Pratola Serra, in provincia di Avellino, un posto dove il mezzo più moderno in circolazione era il carretto del gelataio. Lì sorgeva lo stabilimento Alfa Romeo costruito in seguito al terremoto dell'Irpinia su iniziativa di Ciriaco De Mita, che contribuì alla sua realizzazione destinandovi cinque miliardi di lire di tangenti fresche d'incasso.

L'assemblaggio del veicolo vide l'impiego massiccio di manodopera del posto che, oltre a protestare perché le erano stati promessi altri due anni di sussidio di disoccupazione, mise in evidenza fin da subito preoccupanti carenze di preparazione tecnica: tre quarti delle maestranze, infatti, alla richiesta di timbrare il cartellino lasciarono il posto di lavoro per correre a comprare l'inchiostro; il rimanente quarto, invece, iniziò il turno utilizzando la chiave inglese per aprire le scatolette di Simmenthal.

Il compito degli operai non fu poi facilitato dal fatto che la forma delle scocche Nissan non collimava con quella del propulsore Alfa, il che ritardò considerevolmente la commercializzazione del modello, anche perché dal Giappone rifiutarono di ritirare le carrozzerie da modificare perché prive dello scontrino. Fu quindi possibile mettere in vendita la vettura solo a seguito di lunghe ore di martellate sui motori.

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