Utente:TalponeSoldato/Sandbox2
ATTENZIONE!!!
I ribelli libici non sono in alcun modo legati ad Al Qaida od ad altre associazioni terroristiche. Ogni riferimento ad attentati, armi e kamikaze reali è puramente casuale
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La guerra civile libica è il passatempo più in voga nella Giamahiria, dettato da un desiderio comune di liberarsi definitivamente del Rais[Tanto una volta preso il potere si diventa immortali].
Casus Belli[1]
Ai libici non andava l'idea di stare a guardare tunisini ed egiziani fare le loro rivolte, ne volevano una loro! Pertanto la popolazione della repubblica[Trolololololol] Libica ha messo mano ai libri di storia per trovare una cazzata fatta dal rais. A dirla tutta i libici hanno iniziato a spulciare i libri di storia il 17 febbraio del 2010, ma trovavano solo stronzate ai danni degli italiani. Finalmente, il 17 febbraio 2011 gli aspiranti ribelli individuano piccoli sbagli infantili del rais come l'instaurazione di una feroce dittatura, una censura degna dei pilastri dell'Inquisizione spagnola e dei vestiti realizzati dal peggior marocchino di Tripoli[2]. Trovata una scusa per iniziare la rivoluzione.
I primi scontri
La missione di pace
Poco dopo l'inizio della rivolta il presidente francese Sarkozy, stanco di ascoltare la moglie cantare canzoni mielose, ha deciso di bombardare la Libia per impadronirsene aiutare i ribelli[3]. Ovviamente ciò non poteva passare inosservato al paese portatore di pace e democrazia che guidato dal proprio presidente, volenteroso di vincere il suo secondo premio nobel per la pace, ha iniziato a sganciare bombe con la scusa che più si è meglio è, successivamente anche gli inglesi e gli italiani si sono uniti al gioco. La Coalizione[4] ha deciso la spartizione del bottino: alla Francia il petrolio, all'Inghilterra e gli Stati Uniti il gas e all'Italia i profughi, ovviamente Bossi si dichiarato molto contrariato bestemmiando per venti minuti di seguito in diretta TV.
Le sanzioni economiche
Dimostrando grande fantasia, l'Unione Europea ha applicato sanzioni economiche alla Libia, in modo da danneggiare indirettamente l'Italia. L'economia italiana ne è uscita disastrata. Sono calate irrimediabilmente le vendite di auto, di energia elettrica e di biglietti per lo stadio di Torino[5].