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==Morte e funerale==
==Morte e funerale==
A un certo punto, il [[1 gennaio|1° gennaio]] del [[2003]], a Gaber per la strada cadde un vaso di fiori sulla testa. Non morì, ma si spaventò e si disse
A un certo punto, il [[1 gennaio|1° gennaio]] del [[2003]], per la strada gli cadde un vaso di fiori sulla testa. Non morì, ma si spaventò e si disse
{{quote|Tu, Giorgio gaber, ricordati sempre che breve è la vita}}
{{quote|Tu, Giorgio gaber, ricordati sempre che breve è la vita}}
e allora, ricordandosi che doveva farlo, morì.
e allora, ricordandosi che doveva farlo, morì.

Versione delle 18:44, 28 mar 2010

« Molti filosofi, da Platone in poi, si sono chiesti "chi deve governare ?". Ma la domanda era sbagliata, avrebbero invece dovuto chiedersi "ma dove andremo a finire ?" »
(Karl Popper sulla Domanda Fondamentale)
« La filosofia dell'uomo ruota attorno a tre domande: "chi siamo ?", "dove andiamo ?", e soprattutto "ma dove andremo a finire ?" »


Ma dove andremo a finire ? è una domanda che l'uomo si pone da quando è stato inventato il linguaggio parlato. È una domanda così importante, ma così importante che ora ve la scrivo in un bel riquadro:

MA DOVE ANDREMO A FINIRE ?

Ecco.

La storia

  • matrimoni interraziali
  • ricerca nucleare
  • matrimoni gay

I Bei Tempi Passati

Gaber

L'opinione sull'informazione

L'opinione di Gaber sui telegiornali e sui telegiornalisti era inspiegabilmente molto negativa. Egli era convinto, pensate un po', che i giornalisti fossero degli sciacalli che si buttano sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano, per soddisfare la fame di certi avidi sciacalli che da casa soddisfano la loro fame di miserie umane.


Ma questo è falso, ovviamente.

Giorgio Gaber stesso, poi, comprava di tanto in tanto 15 giornali, tra cui L'Osservatore Romano, per sapere se i decreti fossero passati. E nonostante questo sosteneva che i giornali fossero dei bordelli di pensiero dove si espongono opinioni stravaganti.

Ma si sa, le opinioni sono come i coglioni: ognuno ha i suoi.

Morte e funerale

A un certo punto, il 1° gennaio del 2003, per la strada gli cadde un vaso di fiori sulla testa. Non morì, ma si spaventò e si disse

« Tu, Giorgio gaber, ricordati sempre che breve è la vita »

e allora, ricordandosi che doveva farlo, morì. Al suo funerale, tra un convivere civile e un abbraccio generale, c'è chi ha pianto veramente.