Utente:Sgualdrineti

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Jorge Luis Borges

Jorge Francisco Domingo "Mimmo" Luis Borges Acevedo (Barletta, 1899 – Ginevra, 1986) é stato il più grande artista di Reggaeton del Novecento, responsabile di aver diffuso il genere nel mondo intero e anche nei più lontani meandri dello spazio ipercosmico. Ha vinto il premio "Dua Lipa" nel 1930 e gli sono state conferite diverse laure honoris causa, tra cui una immeritatissima dall'Universitá di Palermo (non avevano granchè di meglio da fare), fondamentalmente perchè non sapevano come altro farlo stare zitto. I suoi pezzacci da quattro soldi, tra cui la hit estiva "Balla Come Tamerlano", sono il motivo per cui tutti i coatti nel mondo pompano questa merda. Nel 2020 è uscito postumo il remix della sua canzone "La Pantera Nera" a cura di Rosalia e Arca. Viene anche a volte ricordato come poeta.


Borges ritratto con la sua chitarra nel 1945.

Biografia

Nascita

Il nostro Giorgio eccetera eccetera Luigi nasce a Barletta, il 24 Dicembre del 1899, da una famiglia borghesuccia e decisamente piena di soldi. Il padre, Camillo Francesco Broccolo Borges Acevedo, che aveva accumulato una fortuna vendendo canne da pesca truccate, sperpera gran parte del patrimonio familiare in partite illegali di tirassegno; per questo motivo la famiglia non riesce a pagare il pizzo alla mafia barlettana ed é costretta ad emigrare a Palermo (non il quartiere di Buenos Aires, il capoluogo di regione) i cui sudici cortili diventeranno un luogo topico dell'opera del futuro cantante. Qui il giovane Borges conosce la fame, la sete, le docce non funzionanti, l'odore di pesce e il significato dell'espressione "minchiune figghi ri bbuttana", che gli viene amorevolmente rivolta dagli amici per via del novello mestiere assunto dalla madre. Un giorno sfortunato, racconta nelle sue Memorie all'amico e confidente Roberto Succo, fu inseguito per tutto Corso Vittorio Emanuele III da una tigre fuggita dal Circo di Moira Orfei, tigre che aveva in bocca un coltello tagliaformaggi affilatissimo, e fu costretto a rifugiarsi nella labirintica Città Vecchia, dove lo specchio della vetrina di un negozio di profumi gli rivelò silenziosamente che si, se l'era proprio fatta addosso. Questa terribile esperienza segnò profondamente l'allora 15enne Giorgio Luigi, che da allora scrisse canzoni quasi solo su cinque temi ricorrenti: le tigri, i labirinti, gli specchi, le armi bianche e l'incontinenza.

Fu istruito in casa dalla donna delle pulizie colombiana (alla quale peraltro si dice abbia dedicato la milonga "E le tue Coscione Enormi furono per me Capanna"), che insegnava a casa Borges forte della sua licenza media. Il piccolo si rivelò un bambino estremamente precoce: a sette anni d'età aveva scritto la sua prima canzone, una tirata lunghissima e sconclusionata su quanto cazzo voleva diventare un pompiere da grande. La canzone ricevette gli applausi della signora delle pulizie e della madre, ma il proseguo della carriera canora fu fortemente osteggiato dal papà Camillo Francesco. Borges fu quindi mandato in collegio, lontano dal suo primo amore infantile e dagli amichetti di Palemmo. In collegio fece qualche esperienza sentimentale negli spogliatoi maschili, e aiutò il compagno di stanza Luchino Prudente in arte Luché a scrivere il celebre pezzo "O Primm Ammor M'ha Fatt Chiú Mal". (Piccola nota: originariamente la canzone doveva avere riferimenti testuali molto più espliciti, ma la cosa fu censurata dopo che un amico fece notare al giovane rapper napoletano che non poteva sfondare nel rap game con una «canzonetta da checca», forse ancora inconscio del successo che avrebbe poi riscosso Fedez. Nelle versioni successive il nome di Borges fu cosí taciuto dal testo e dal titolo, il che provocò una lunga battaglia legale tra i due artisti.)

Uscito di collegio, Borges fece delle cose. Non sappiamo bene quali o comunque ci scoccia dirle. Non cacate il cazzo. Ma che siete ancora qui?

L'europa (e l'evasione fiscale)

Nel 1914 la famiglia ripiegò in Svizzera, probabilmente per evadere le tasse. A Zurigo Borges riceve l'istruzione liceale e viene rimandato tre volte in matematica, senza però essere bocciato. Finita la scuola dell'obbligo, comincia il suo apprendistato come scaricatore di porto, cosa però difficile vista l'assoluta mancanza di porti a Zurigo. Ma la tentazione di partire è forte, Borges sa che dall'altra parte del mare lo aspetta la patria del suo genere preferito: l'hyper-tango. Così nel mezzo di un'ennesima lite con i genitori raccatta capra e cavoli, sale su una nave diretta in Argentina e ivi fugge.

«Non so bene cosa mi sia successo. Davvero non lo so. Forse si trattava di una predestinazione cosmica: fu quella nave a scegliere me. Io ci sal... salai... salii sopra e arrivai a Buenos Aires. Avevo cinquecento lire e una canna stropicciata di fumo puzzone"

Citazione tratta dalle Memorie.

A Buenos Aires Borges viene protetto e nutrito da quelli che poi diventeranno le sue grandi ispirazioni artistiche: Macedonio Fernandez, un clochard di sessantanni che con l'aiuto dell'acquavite cantava come un usignolo, Xul Solar, pittore surrealista e grande abusatore dell'aurolac, e Leopoldo Lugones, scioperato eroinomane e frontman del gruppo neomelodico "Uccellin di Pampa".

Insieme anche a costoro nel '21 Borges partecipa al giornale "Ultras", che come appare evidente dal nome era la rivista sportiva preferita degli ultras d'argentina. Pur non seguendo affatto il calcio («giuoco da eteronormies e truzzi puzzolenti»), Giorgio si rivela un'ottima penna, tanto da guadagnarsi senza troppi problemi i soldi della droga. L'estate del 1923 esce il suo primo album: "Fervore di Buoenos Aires", talmente low budget che la copertina fu realizzata dalla sorella Norah appiccicando tra loro fotografie di giornaletti porno e riviste ortofrutticole. Nonostante la pessima direzione artistica e la scarsa diffusione (appena 30 copie CD furono vendute) ricevette critiche positive. Il disco si presenta come una strana commistione di tango argentino, hyper-pop e sonorità dancehall; tuttavia la produzione fu affidata da Borges anche al tetro Lugones, responsabile dell'infausto elemento shoegaze. I testi criptici, scritti dallo stesso Borges, furono cantati dalla bella giornalista e apicoltrice part-time Estela Campo, futura fiamma del Giorgio Luigi. Ne riportiamo un esempio, tratto dal pezzo "Despedida":

"Tra te e me, amore mio, devono alzarsi

  almeno trecento pesce-cani

perché il mare ci rapisca

e nel buio io ti trapani.

O sere di dolore! Notti speranzose di guardarti!

Non posso che amarti, oh si.

Forse sono un poco pazzo

Oh ye oh ye oh ye

Forse sono solo un poco pazzo

Di te, di te, di te."

Nessuno si accorse dell'errore di battitura nel titolo; anzi, alcuni critici lo credettero un colpo di genio. Ad esempio, Victor Astolfi disse in un'intervista radio: «Questo Giorgio Luigi ha deciso di cantare Buenos Aires, ma non certo d'annoiarci con la Buenos Aires che conosciamo noi. Costui s'inventó (ne è testimone la "o" nel nome, si sa, vocale dell'abbondanza) un'illusione felice in cui trasportare le sue canzoni frizzanti. Davvero in gamba. Ma è acceso sto coso?»

Nel 1929 e 1932 escono altri due album studio, "Tuca Tuca Sombrero" e "Onda Tropical", entrambi cantati da Estela Campo. Qui la direzione artistica andò un po' a puttane, forse a causa dell'opprimente dipendenza dalla cocaina che aveva ormai trasformato Borges: gli amici stentavano a riconoscerlo, aveva sempre gli occhi fuori dalle orbite, pensava solo ai soldi e alla fama. La droga fa brutte cose alle persone: tant'è che nel 1940 Borges morí di overdose. Fortuna che l'amico Fernandez aveva una cugina juju che faceva rianimazioni, e tra un simsala di qua, un babaganoush di lá, l'artista più morto che vivo riprese ad aggirarsi per le calli di Buenos Aires. Con grande gioia delle mosche, che si cibavano del suo corpo ormai in decomposizione.

Nel 1946 la sua vita prese una brutta piega: Borges fu accusato, insieme a Fernandez e Solar, di aver partecipato ad una sommossa contro il capo della giunta militare allora al governo del paese, il generale barese "Bajuann" Domingo Perón. In realtà, l'accusa di congiura era fortemente esagerata; come spiegò Borges all'autoritá, «Mi sono semplicemente permesso di dirgli che preferivo la Morétt». Fernandez scampò il carcere grazie al suo bel faccino, Borges e Solar furono costretti a sei o sette giorni di lavori forzati nel terribile stabilimento della Peroni a Montevideo. Nello stesso periodo il padre morí di febbre spagnola a Taranto, ma non è che a Borges fregasse ncazzo.

«Minchia ghesboro»

Borges sulla morte del padre.

Borges nel 1940. Notare la somiglianza con Totò Riina. O forse no.

Sempre nel 1946 l'ormai giovanotto Borges si era perfettamente ripulito dalla coca: adesso faceva solo uso occasionale di barbitrurici, e "alle feste pigliavo un po' di speed". Gli eccitanti permisero, o forse aiutarono e basta, la creazione del suo schizofrenico capolavoro: l'album Finzioni. Pienamente Reggaeton, adesso attraversato anche da sonorità sperimentali acid e techno, non si possono dimenticare pezzi come "Il Giardino dei Piselli che si Biforcano", "La Lotteria a Foggia", "La Biblioteca di Porta Venezia", quest'ultimo reo di un featuring inaspettato con Miss Keta.

Insomma, Borges si avvicinava al successo: ma nonostante il suo prestigio musicale, proprio non riusciva a vincerlo quel cazzo di MTV Music Award.

Borges sulla Tazza del Cesso nel 1955.

Gli ultimi anni

Poco prima di morire, Borges era diventato cieco e irritabile. Tutti ricordiamo quel fattaccio che lo coinvolse al Chiringuito, in quella lontana estate del 1983. Non ho manco voglia di parlarne, guarda.

Due giorni prima di tirar le cuoia, sposò l'amica intima Kyary Pamyu Pamyu, che lo aveva accompagnato in giro per il mondo negli anni peggiori della sua cecità. E intendo davvero intima. Davvero davvero intima. Insomma, lui e Kyary erano inseparabili.

Kyary Pamyu Pamyu. Notare la somiglianza con Alessandra Mussolini. O forse no.

Morí il 14 Giugno 1986, alla veneranda età di sei anni e mezzo. È stato recentemente rianimato dall'Universitá degli Studi di Barletta, che usa il suo corpo vagabondo per compiere efferrati omicidi politici, volti ad assoggettare la cittá di Andria al dominio barlettano.

Dietro la lapide sono riportati due versi della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr sverthit Gram okk / legger i methal theira bert" (Egli prese il suo grosso pene eretto, e lo pose nudo tra i due seni di lei), probabilmente opera di un vandalo.