Nike di Samotracia

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La Nike di Samotracia.

La Nike di Samotracia è una statua che rappresenta una donna senza testa e braccia, ma con le ali, probabile rappresentazione di un mostro mitologico. Tuttora è sconosciuto il motivo che ha portato l'autore a non scolpire capo e arti.

Ritrovamento

La Nike fu ritrovata nel 1863 dall'archeologo Armando Samotracia, che diede il nome alla statua. Quindi la convinzione comune che la statua prenda il nome dall'isola di Samotracia, in cui è stata rinvenuta, è errata[1].

Il reperto

La statua è alta circa 328 cm cubici, ali comprese, che diventano 370 se gli si mette un cappello buffo in testa. È di cartongesso e vetroresina, con l'impalcatura interna di acciaio. Ciò dimostra la grande tecnologia posseduta dal popolo che l'ha creata, qualunque popolo sia.

Un'iscrizione frammentata trovata sulla base ha rivelato che il monumento era destinato come premio di consolazione a chi arrivava secondo alle Olimpiadi.

« Al secondo atleta della competizione, a sfiga per perpetua. »
(Nike di Samotracia, titoli di coda.)

Un'altra iscrizione si trova invece al disotto della base ed appartiene ad una lingua sconosciuta e ancora non decifrata. Essa recita:
Made in Taiwan

La statua rappresenterebbe Nike, un mostro alato e senza testa, regina dei Gormiti. Secondo Eschilo, Nike sarebbe figlia di Zeus e dea delle scarpe, secondo il commediografo greco Epicarmo, la dea sarebbe nata da scarti di plastica cuciti da bambini dell'Asia.

La critica epistemiologica crociana del XVII secolo ha supposto che la statua rappresenterebbe la moglie dell'autore, dopo che l'autore stesso le avrebbe staccato braccia e testa a morsi in un raptus di follia. La presenza delle ali testimonierebbe invece un'influenza nata dai puttini raffaelleschi.

Un'ulteriore eminente interpretazione sarebbe nata negli ultimi anni e seguirebbe la filosofia dello "Spensierismo inatteso": difatti secondo il custode dell'Uvre, Appariggi, la statua originariamente aveva una testa e le braccia, ma queste sarebbero state danneggiate dal tempo. Tale ipotesi sembrerebbe irrealistica e degna solo di uno zotico che poteva fare solo il custode. Nonostante il parere contrario della comunità scientifica e della critica letteraria crociana, si è provato a ricostruire il volto della Nike, che potete osservare nella figura seguente.

Figura seguente: Ricostruzione del volto della Nike di Samotracia.

L'autore

L'autore dell'opera è tuttora sconosciuto. Secondo alcuni si tratterebbe di Fidia o di Michelangelo, secondo altri si tratterebbe dello stesso scopritore Armando Samotracia che l'avrebbe creata e presentata come reperto antico solo per farsi pubblicità. Il fatto che la Nike porti un piercing sull'ombelico mostra infatti che la statua non può essere anteriore al 1550.

Stile

Esempio di fusione tra moduli ermetici fidiaci (il colorismo), prassitelici (lo spazialismo) e lisippei (osservabili nell'espressivismo delle mani), la Nike di Samotracia rappresenta un ottimo esempio di Pop Art ed è la principale rappresentante del cubismo triangolare di Delacroix.

Voci correlate

Note

  1. ^ Armando Samotracia, La Nike l'ho trovata io, Arezzo, Edizioni Puzzonia, 1901, ISBN 333 40 11 111.