Epicuro
Epicuro è stato un filosofo greco, fondatore dell'epicureismo e fan degli ABBA[1].
Passò la sua vita a meditare sul piacere, scrivere lettere ad amici immaginari e a chiedersi perchè i suoi genitori gli diedero un nome così di merda.
Vita
Nacque nel mese di Gamelione del terzo anno della 109ª Olimpiade sotto l'arcontato di Sosigene sull'isola di Samo[citazione necessaria] (In pratica il 12 Agosto a Vergate sul membro). Fin da piccolo dimostrò di avere un carattere leggermente polemico e andò contro le dottrine socratiche, platoniche, aristoteliche, ciniche, megariche, cirenaiche, stoiche e massimogilettiche. I genitori decisero così di farlo vivere in giardino e di dare la sua stanza al cane, che non si lamentava di niente e passava le giornate accoppiandosi con i mobili senza dare fastidio a nessuno. Costretto a dover cacciare per sopravvivere morì di calcoli renali dopo aver mangiato una lepre di marmo (Non era un gran cacciatore).
Pensiero
Epicuro riteneva che il piacere può essere raggiunto solo accontentandosi della propria vita di merda, godendosi ogni momento come se fosse l'ultimo, senza preoccuparsi per l'avvenire. In pratica Hakuna Matata! Proprio su questo pensiero egli basò il suo stile di vita. Passava il tempo infilandosi dita nel culo come se non ci fosse un domani. Ed era felice. Tanto felice. Felicissimo. Ovviamente alla Chiesa tutto questo essere felici e infilarsi dita in culo non piaceva affatto[2], infatti accusò Epicuro di induzione all'omosessualità, favoreggiamento alla prostituzione, vendita sottobanco di porno tedeschi feticisti e di aver rubato il Natale.
Opere
La Lettera ad Erodoto in cui esprime il suo pensiero sulla nazionale di curling dell'Etiopia.
La Lettera a Meneceo in cui esprime il suo pensiero su Erodoto, che di curling non capisce proprio una sega.
La Lettera a Pitocle sull'aglio.
La Lettera a Genoffo sull'oglio.
La Lettera a Lolollolo sul peperoncino.
La Lettera a Paolo Limiti sulla malsana gradazione di rosso dei suoi capelli.
Le Massime Capitane, un racconto erotico su delle tardone in divisa.