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== Origine del mito ==
== Origine del mito ==
[[File:Mungitura pecore.jpg|right|thumb|320px|Due ostinati [[Biddaio|biddai]] cercano di estirpare dal terreno alcuni agnelli vegetali della Tartaria, allo scopo di trapiantarli a [[Oristano]].]]
[[File:Mungitura pecore.jpg|left|thumb|320px|Due ostinati [[Biddaio|biddai]] cercano di estirpare dal terreno alcuni agnelli vegetali della Tartaria, allo scopo di trapiantarli a [[Oristano]].]]
Il mito, secondo il pensiero medievale, è nato per spiegare l’esistenza del cotone, ma ne uscì profondamente incrinato durante il periodo della [[schiavitù]] in [[Massachusetts]], perché non si riusciva a spiegare come potessero aver fame i [[negri]] con tutto quel ''"ben di Dio"'' a disposizione. La leggenda si basa comunque su un pianta realmente esistente, la ''Cibotium barometz'', una felce lanuginosa con radici a {{s|fattone}} fittone, solitamente in numero di quattro o cinque. Nell’antichità era d’uso produrre "prove" dell’esistenza della miracolosa pianta, una volta estirpata e capovolta la lanuginosa felce poteva facilmente assomigliare ad un agnello con tanto di lana, ma anche ad [[Angelo Branduardi]].<br /> Il tentativo di replicare tale essere<ref>non il cantante ma l'abbacchio</ref>, partendo da un suo presunto campione di [[DNA]] (consegnato all'università da un gruppo di ragazzi che facevano ''[[Halloween|dolcetto o scherzetto]]''), è stato eseguito nel [[1969]] ma si è rivelato infruttuoso. Al termine del processo di [[clonazione]], si è ottenuto un [[toporagno]] di ventisette chili che emanava un pungente fetore di [[crisantemo]] marcio.
Il mito, secondo il pensiero medievale, è nato per spiegare l’esistenza del cotone, ma ne uscì profondamente incrinato durante il periodo della [[schiavitù]] in [[Massachusetts]], perché non si riusciva a spiegare come potessero aver fame i [[negri]] con tutto quel ''"ben di Dio"'' a disposizione. La leggenda si basa comunque su un pianta realmente esistente, la ''Cibotium barometz'', una felce lanuginosa con radici a {{s|fattone}} fittone, solitamente in numero di quattro o cinque. Nell’antichità era d’uso produrre "prove" dell’esistenza della miracolosa pianta, una volta estirpata e capovolta la lanuginosa felce poteva facilmente assomigliare ad un agnello con tanto di lana, ma anche ad [[Angelo Branduardi]].<br /> Il tentativo di replicare tale essere<ref>non il cantante ma l'abbacchio</ref>, partendo da un suo presunto campione di [[DNA]] (consegnato all'università da un gruppo di ragazzi che facevano ''[[Halloween|dolcetto o scherzetto]]''), è stato eseguito nel [[1969]] ma si è rivelato infruttuoso. Al termine del processo di [[clonazione]], si è ottenuto un [[toporagno]] di ventisette chili che emanava un pungente fetore di [[crisantemo]] marcio.



Versione delle 22:37, 18 lug 2014

CREATURE LEGGENDARIE


Hai visto uno gnomo deforme e non era Brunetta?
Hai parlato con l'Uomo Falena e non eri abbastanza fatto?
Prima che una di loro ti freghi il Rolex,
impara a conoscerle!


L'agnello vegetale della Tartaria (latino: "Agnus scythicus"; latino alternativo: "Abbacchius insalatis"; francese: "Agneau bonduelle"), chiamato anche Barometz, è una creatura leggendaria originaria dell’Asia Centrale, e in particolare della provincia mongola di Knorr. Secondo l'antica tradizione culinaria del paese, esso rappresenta l'ingrediente principale per la preparazione del dado da brodo.
Il professor Dietmar Bröker, titolare della cattedra di Zoologia modificata a forza all'Università Josef Mengele di Hohenschönhausen, il bestio è da ritenersi realmente esistito, almeno nelle fantasie di sua nonna.

« Il Barometz combina caratteristiche animali e vegetali, le sue costolette panate sono buonissime e ha pure il contorno incluso. »
(Prof. Dietmar Bröker, relazione al convegno Bestie vomitate dal Demonio. Berlino, 2 giugno 1964.)

Caratteristiche

Questa pianta mitologica si riteneva fosse in grado di produrre come frutti delle pecore, e questo spiegherebbe in parte la presenza così esagerata di creduloni. Tali prodigiosi ovini erano collegati alla pianta tramite un cordone ombelicale, che permetteva all'essere di brucare l’erba intorno, entro un certo raggio dalle proprie radici. Quando tutto il nutrimento si esauriva, sia la pianta sia la pecora andavano a rimproverare il Creatore per aver concepito una cazzata del genere.
Non è comunque l'unica forma di vita vegeto-animale di cui si abbia menzione, sembra infatti molto diffusa la presenza di casalinghe trascurate connesse a cetrioli e zucchine.

Origine del mito

Due ostinati biddai cercano di estirpare dal terreno alcuni agnelli vegetali della Tartaria, allo scopo di trapiantarli a Oristano.

Il mito, secondo il pensiero medievale, è nato per spiegare l’esistenza del cotone, ma ne uscì profondamente incrinato durante il periodo della schiavitù in Massachusetts, perché non si riusciva a spiegare come potessero aver fame i negri con tutto quel "ben di Dio" a disposizione. La leggenda si basa comunque su un pianta realmente esistente, la Cibotium barometz, una felce lanuginosa con radici a

fittone, solitamente in numero di quattro o cinque. Nell’antichità era d’uso produrre "prove" dell’esistenza della miracolosa pianta, una volta estirpata e capovolta la lanuginosa felce poteva facilmente assomigliare ad un agnello con tanto di lana, ma anche ad Angelo Branduardi.
Il tentativo di replicare tale essere[1], partendo da un suo presunto campione di DNA (consegnato all'università da un gruppo di ragazzi che facevano dolcetto o scherzetto), è stato eseguito nel 1969 ma si è rivelato infruttuoso. Al termine del processo di clonazione, si è ottenuto un toporagno di ventisette chili che emanava un pungente fetore di crisantemo marcio.

« L'esperimento va accolto comunque con ottimismo, l'ultima volta avevamo ricavato una rosa che puzzava di carogna di orango in putrefazione. »
(Il professor Dietmar Bröker tenta di ottenere nuovi fondi per la ricerca.)

Curiosità

Si dai! Prova il nuovo Big Agnus con salsa Tartara!
Era l'ultimo!
  • L'unico carnivoro che attacca l’agnello vegetale della Tartaria è il lupo minerale della Carinzia.

Note

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  1. ^ non il cantante ma l'abbacchio

Voci correlate